Daryl Dark












LORENZO BARBERIS.





Disclaimer: spoiler alert, as usual, e un buon tasso di sovrainterpretazione.





Col Rinascimento Dylaniato, è ripresa anche la rinascita di altri indagatori del sovrannaturale, come negli anni '90, dove fiorivano rigogliosi eserciti di detective privati dell'occulto allitteranti in D, e con un titolo che riprendeva la grafica della celebre testata bonelliana (di solito, non so perché, prevalentemente in giallo).





E' apparso infatti questo "Daryl Dark" (2015) della Cagliostro Press (omaggio a Sclavi, a Kim Novak, o direttamente all'occultista allievo di Saint Germain?), albo che indubbiamente, pur nella legittima rivendicazione di indipendenza, mostra un, diciamo, "dialogo a distanza" (o meglio, polemica a distanza) con la testata dylaniata. 





Lascio ai lettori di farsi un'idea sull'albetto, che comunque è disponibile in forma gratuita ed è breve, come si addice a un numero zero. Qui mi divertirò in un'analisi soprattutto dal mio punto di vista di lettore di Dylan Dog. Il consiglio, come al solito, è di riprendere da qui dopo la lettura dell'albo.





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Il nome stesso della testata gioca su un archetipo della produzione sclaviana, Daryl Zed, che è il "Dylan Dog" del mondo di Dylan Dog, al centro del celebre n.77 (ma torna anche nei romanzi sclaviani su una Bonelli immaginaria); Dark viene quasi di conseguenza, per riferimento all'oscurità e allitterazione con "dar": ma volendo in rimando al capostipite, l'Hesselius di Le Fanu (1872), apparso con "In a glass, dark-ly" (citazione della tradizione tomistica, tra l'altro: nunc videmus per spaeculum et in aenigmate...), opera che viene esplicitamente citata nella seconda parte del lungo editoriale.





Va detto che, a differenza del classico D-clone dei '90, il titolo è scritto in modo eterogeneo alla grafica bonelliana; il sottotitolo "L'irregolare di Baker Street", gioca sul modello stesso del fumetto di Sclavi, che è uno Sherlock Holmes "rovesciato", per molti versi. 





Volendo, un modo anche per rivendicare che a sua volta lo stesso Sclavi riprendeva da modelli celebri, e che quindi questo nuovo D.D., Daryl Dark, non dipende così tanto dal modello bonelliano quanto dagli antenati illustri richiamati nell'editoriale (con comparsata anche, nelle pagine finali, di una auctoritas come De Turris).





In cover, più che i due co-protagonisti, colti di spalle, trionfa un ciclopico simil-Chtulu, che chiarisce i debiti verso Lovecraft.





"Il buono, il morto e il cattivo" del titolo è poi citazione di Sergio Leone, ma non strettamente congrua alla storia, come ammette lo stesso editoriale che cita, invece, lo Snoopy romanziere e poi inizia la carrellata di citazioni di cui detto sopra. EP00ST01 sta probabilmente per Episodio zero, Storia uno, presumo.





La storia si apre con Daryl Dark (non è il suo vero nome, intuiamo: "mi faccio chiamare...") che muore ma subito ci annuncia che sta per risorgere, grazie a un patto demoniaco con Azrael. Nella prima vignetta (una "semi-splash page") apprendiamo anche che è un ex-agente del MET (polizia metropolitana di Londra), che è un discendente di Sherlock Holmes e che la sua esclamazione è Santiscariota (senza apostrofo),  rovesciamento del Giuda Ballerino dylaniato.





Si potrebbe ipotizzare anche un sotto-testo gnostico, che c'era anche nel primo Dylan (Xabaras = Abraxas): Giuda non è impiccato ("ballerino") ma il santo autore del celebre Vangelo apocrifo.





Non a caso il numero 144, che ricorre nella macchina dell'eroe ("rovesciamento", anche qui, della DYD 666) e nel suo numero di telefono, rimanda esplicitamente al 144.000 salvati dell'Apocalisse, per ammissione degli autori.





Ovviamente nelle due sotto-vignette si conferma che il nuovo D.D. risiede in Baker Street (sopra il "Lighting Store", il Negozio Fiammeggiante di Luce...) e che ha come assistente, al posto di Groucho, un sosia di Oliver Hardy (chiamato "Hardo", addirittura: ma è sosia e pressoché omonimo per accidente, e non intenzionale masquerade come in Groucho).





Robert R. Relich è ovviamente parodia del neo-curatore dylaniato Recchioni, con Relic che suona come "reliquia" (un "nuovo" che è già "vecchio"?). Un preteso "Nuovo Lovecraft" che riscrive pericolosamente i miti di Chtulu (allusione alla storia introduttiva di John Ghost...) e che offre all'indagatore "dieci volte" il suo stipendio ordinario (la gestione R. ha moltiplicato per dieci il salario di Dylan Dog, per adeguamento ai tempi).





Daryl mostra il suo disprezzo per Relich, che si dichiara indifferente (e compra le recensioni positive a caro prezzo). La fidanzata Elettra Nox, a parte un qualche riferimento forse anche al caso Amanda Knox, cita l'eroina di Giuseppe Di Bernardo, Desdemona Metus, la famosa DJ radiofonica insonne.





Abbiamo di nuovo satira contro i fan sfegatati di Relich (p. 5), e appare il pentacolo, qui visto come segno di Mammona (il demone biblico associato al culto per il denaro) che è stato lo stesso Relich a invocare col suo ultimo libro.





Tramite l'ispettrice Jane Marple (che svolge funzione simile a Ranja, l'assistente islamica di Carpenter nel "nuovo corso", aiutando controvoglia l'eroe) i due seguono il cellulare e vengono reindirizzati a una stazione fantasma.













L'eroe inforca la sua Porsche (la targa DAR 144 si intuisce solo) e raggiunge il luogo, dove lo attende lo spettro di Azrael sotto le sembianze di Alice Liddell. Va detto che Azrael, nel mito originario ebraico, è un Angelo leale al signore, non ribelle, talvolta col ruolo di Angelo della Morte, ma sempre positivo. Ecco quindi che stabilisce un'opposizione col Mammona servito dal satanico Relic.





Azrael-Liddell cita un misterioso "M" (Moriarty, date le ascendenze holmesiane?) che ha attratto qui il protagonista. Relic quindi interviene e lo uccide, come sappiamo già dalla prima pagina; sappiamo anche che l'eroe non può comunque morire. Ci siamo ricollegati al "Sant'Iscariota" iniziale, che assume anche il valore di evocare l'assalto a "tradimento" di R..





Inizia così il classico "spiegone finale": dopo la chiusura di John Dioscur (doppio nella storia di "John Doe": Dioscur rimanda ai due gemelli del mito, ma qui può anche stare per Dio-Oscuro).





Per sfuggire alla crisi è lo stesso R. che evoca Mammona e le sacrifica Elettra (se si volesse un simbolismo fumettistico, il "sacrificio di Elettra" sarebbe il "tradimento" di R. nei confronti del mondo dei "bonellidi" dei suoi esordi con John Doe, simboleggata dall'Insonne, per entrare nella Major bonelliana).





Ecco allora che R. cerca di uccidere anche D.D. (scopriamo che anche questo è "playboy", nel suo lungo monologo finale) per aumentare ulteriormente il suo "mana" artistico.





Intervento "salvifico" di Hardo ("Qui di sovrannaturale c'è solo il tuo ego") e R. si getta sotto un treno, sparisce e si rivela essere in realtà M. (M. come Mammona, forse? Altra ipotesi plausibile): il vero R. è morto. Forse l'apparente R. era in realtà M.. Mistero: comunque R. era in contatto con M. tramite "lifebook".





Suona il campanello: e invece dell'urlo disumano di Dylan Dog sentiamo "il canto del gallo": anche qui, un rimando al tema del tradimento evangelico ("prima che il gallo canti...") che conferma la matrice gnosticheggiante dell'albo Daryl Dark il risorgente (ex tenebris lux...) come colui che può fermare l'apocalittico ritorno delle forze del Male.





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Insomma, un X-Comics (applicate la lettera che più vi aggrada, da A a Z...) dylaniato abbastanza gustoso per gli intenditori del genere. Personalmente, mi ha divertito, e mi auguro vi siano future occasioni di apprezzare, di tanto in tanto, qualche altro bizzarro indagatore dell'incubo oltre l'inquilino di Craven Road.