Dylan Dog N. 10 - Attraverso lo specchio


LORENZO BARBERIS

Spoiler Alert, as usual.

Concludo con questo post la mia disamina sulla "Prima Deca di Dylan Dog".
I primi dieci numeri sono numeri di rodaggio, che servono alla definizione dell'eroe.
Sono anche i numeri precedenti al grande successo del personaggio, che avvia la sua folle corsa (secondo voci non confermate, giungerà tra inediti e ristampe fino al milione di copie) proprio a partire da questo n.10. E iniziano anche con questo numero gli aumenti di prezzo, da 1000 a 1500 lire per il momento, giustificati dalla migliore qualità della carta.

L'albo dieci, il primo a due cifre, vede ai disegni l'esordio di Giampiero Casertano, che col suo tratto elegante sarà uno dei pilastri di Dylan Dog. Per la prima volta non c'è una trama tradizionale, ma la pura e semplice discesa nell'incubo.

Sarà questo esperimento a segnare la linea di sviluppo di Dylan Dog col suo successo. Il riferimento è in questo caso a Dario Argento e ai suoi gialli-horror.

Il titolo è ispirato al secondo romanzo dell'Alice di Lewis Carroll, riferimento principe per un certo weird-horror inquietante.

Rowena, una ricca vecchia fiamma, ha trascinato Dylan a una sua festa in maschera, che lui odia.
L'eroe è travestito, direi, da Casanova, o comunque un gentiluomo venezian-settecentesco, mentre Groucho è mascherato da coniglio, probabilmente in riferimento a Bugs Bunny (la cui comicità aggressiva e pericolosa verrà esaltata ne "I conigli rosa uccidono").

A pagina 10 parte la prima, maestosa, "poesia sulla morte" di Tiziano Sclavi. A pagina 11 appare l'autore stesso, che viene invitato, tra gli altri, dalla morte a danzare. Il gelo nel ballo in maschera all'apparire della morte ricorda ovviamente il Poe de "La morte rossa".


La morte è Rowena stessa travestita, che subito si smaschera e lancia la musica.
Parte però "Bye Bye Love" (1957) degli Everly Brothers, il cui arrangiamento allegro non dissimula il contenuto blues del testo.

Rowena è citazione di "Ligeia" di Poe, in cui la bionda e solare Rowena è però posseduta dalla morta e oscura Ligeia, amata dall'autore. Esattamente come, scopriremo nell'albo, Rowena è posseduta dalla morte in persona, ed ha come la Ligeia aspetto dark, nera di capelli, cadaverica (benché bellissima). Per "Szcck" il nome richiama in assonanza "Ruina", "rovina", ma a parte la citazione suddetta Rowena rimanda anche a Raven, il Corvo amato da Poe (richiamato anche dai capelli corvini). I vari elementi comunque possono sovrapporsi.

A p.17, "Sclavi" si allontana (il nome nella storia è Andrew P. Delberts); inizialmente possiamo scambiarlo per Dylan; e anche quando si evidenzia la differenza, la somiglianza è comunque accentuata nei limiti del possibile. Sclavi allude anche al suo alcoolismo ("Forse ho solo bevuto troppo", p.19), altro tratto che l'accomuna con Dylan. Curiosamente, invece, Sclavi fa di sé un bullo (p.24), forse per lasciare il sospetto al lettore che la sua eliminazione sia una forma di giustizia (tipici depistaggi sclaviani).

Rowena intanto ha convocato Dylan per uno specchio stregato; i due ovviamente finiscono a letto, e quando si addormentano da Rowena esce una proiezione astrale che va a seguire altri due partecipanti alla festa: un vecchio gangster arricchito, che lascia uccidere al killer prezzolato Jackal, che poi uccide in modo speculare alla vittima (ci viene rafforzata l'idea di una punizione delle vittime). Burgess Wilson, il nome dell'uomo, rimanda probabilmente ad Antony Burgess, l'autore di Clockwork Orange, per l'enfasi sulla violenza gratuita che permea la società, e Wilson ad una nota marca di lamette (gli è tagliata la gola). La moglie Meg, nell'aspetto e nel carattere insopportabile, ricorda forse Margareth (Meg) Tatcher, frequente bersaglio polemico dei primi Dylan Dog (vedi l'ottimo sito Szock).


Magritte, Il tempo trafitto (1938)






Magritte, La riproduzione vietata (1937)

"Il sogno del re rosso", il secondo capitolo della storia, inizia la mattina dopo. Si reca dallo speculare Bentler & Son, ditta di specchi raffinata e inquietante. Troviamo una doppia citazione di Magritte, che Sclavi ha dichiarato essere il suo autore preferito. Una è relativa agli specchi, "La riproduzione vietata" (1937), dove il rispecchiamento non avviene. Si specchia invece il libro, il Gordon Pym di Poe, il suo unico romanzo, ovviamente inquietante e senza finale (e che collega Magritte all'orrore di Dylan Dog).

Il secondo è "Il tempo trasfisso" del 1938. Come dice Magritte stesso, "è l'immagine di una locomotiva famigliare, dal mistero impercettibile. Perché il suo mistero sia evocato, un'altra immagine immediatamente familiare, l'immagine di un caminetto da sala da pranzo, è stata unita all'immagine in un momento di presenza di spirito."

I due sono accomunati dal fumo, tipico dei due elementi (il fumo della locomotiva sale infatti per il camino), la cappa diviene una galleria, e l'orologio è elemento tipico del salotto borghese ma anche di una stazione. Inoltre l'elemento è incongruo ma non troppo, in un salotto borghese vedremmo bene una locomotiva giocattolo. Il tutto rende in questo quadro il surreale sfumato. E, ovviamente, trionfa anche qui uno specchio.





Crimson King, 1969


Crimson King in The Dark Tower (1982)

Si esplica anche la citazione di Carroll e si parla del Re Rosso che dorme nel regno al di là dello specchio. Il tema delle realtà parallele, dei varchi, è centrale in Sclavi. Il Re Rosso di Carroll è poi un elemento inquietante che ricorda il Re Giallo di Lovecraft e le sue divinità dormienti, recuperato in tale chiave già dal gruppo musicale omonimo del 1969 (almeno nella grafica della cover) e soprattutto da Stephen King nel suo ciclo della Torre Nera (1982).

Rowena sembra attivare lo specchio (p. 41) ai danni della coppia di Antony e Barbara. Come spesso vediamo in Sclavi, anche le ramificazioni delle loro vicende personali portano all'orrore. I due vengono poi uccisi anch'essi tramite lo specchio, come gli altri.

Rowena raggiunge Dylan, gli rivela che lo specchio uccide (a p. 59 viene lasciata passare anche una lieve blasfemia, cosa oggi impossibile in Bonelli). Dylan è scettico, come al solito, ma investiga.

Lord Rittenhouse intanto muore (aveva accoltellato la domestica), mentre Shirley (che aveva affogato un compagno di giochi da bambina) viene salvata da Dylan, ma poi è raggiunta ugualmente dagli specchi assassini.

Dylan si reca da Rowena, e scopre che dietro a tutto questo c'è davvero la Morte. Appare così quella che sarà una delle figure più ricorrenti in Dylan Dog. Rowena si sacrifica e salva Dylan, che avendo toccato la morte sarebbe dovuto morire.

Non c'è nessun intento punitivo: gli uccisi muoiono soltanto perché era il turno di morire, e la morte ha deciso di spettacolarizzare un po' la loro uscita di scena (la bella cover di Villa si rivela dunque un bello spoiler, nonostante la colorazione incongrua per dissimulare).

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Postilla videoludica.

A segnare l'importanza cruciale dell'albo anche il fatto che, nel 1992, sarà proprio questo l'oggetto di una seconda trasposizione videoludica di Dylan Dog per l'italiana SimulMondo, dopo un primo tentativo con "Gli uccisori" (1991). Se là si guardava a "Prince of Persia" (1989), qui si riprende, in modo più congruo, un modello non action, ma adventure, sul modello dei giochi Lucasfilm o, ancora più quelli della Cinemaware, come King of Chicago e simili (in particolare, su quello stile era uscito "Dune" proprio in quel 1992). Se gli Uccisori erano stati scelti per la potenzialità arcade (mal sfruttuata), qui invece si sceglie una delle storie più amate. Anche l'occasione adventure, in teoria più facile per l'house italiana (l'adventure è meno ad alta tecnologia dell'arcade, di solito), viene sprecata per un giochino furbo che cerca di monetizzare il successo dell'eroe.

Il primo videogame era già apparso nel 1988, ispirato al numero 3. Tuttavia il videogioco italiano non seppe mai sfruttare appieno le possibilità offerte da un eroe perfetto come Dylan Dog.