Dylan Dog N. 4 - Il fantasma di Anna Never


LORENZO BARBERIS.

Spoiler alert, as usual.

"Anna Never" è il quarto numero di Dylan Dog, il primo uscito nel 1987, il secondo anno di vita del personaggio. Con Anna Never appare un altro grande classico dell'horror riletto in salsa dylaniata, i fantasmi. Gli spiriti si collegano poi al tema autobiografico centrale in Dylan Dog, l'alcolismo, che è per ora proiettato sull'amico Guy. Non è forse un caso: "spirito" ha infatti il doppio senso di fantasma e di alcol.

Già Jack era apparso, nel 2, come spettro (e Dylan, nell'1, aveva ironicamente sottolineato un parallelo con gli acchiappafantasmi). Ma qui il tema è centrale, fin dall'iconica copertina.

Anna Never è anche il primo personaggio fisso ad apparire nel titolo di una copertina, pur restando poi figura defilata di attrice distratta e sognante, un po' alla Brigitte Bardot.

"Nathan Never" sarà poi la principale testata fantascientifica Bonelli, dal 1991, e tuttora in edicola. Egli ha inoltre una figlia, Ann Never, che ha chiamato "come la nonna". Nathan Never vive nel 2100, anche se vi è stato un confuso "cambiamento di date" per aggiustamenti di continuity. Quindi Anna Never, se lo è, è un'antenata più remota.

I disegni sono di Corrado Roi, al suo eccezionale esordio sul fumetto, di cui sarà uno degli interpreti artisticamente più apprezzati.

Guy, amico di Dylan, vede lo spettro di una ragazza, e chiama l'amico. Dylan arriva e, p. 16 della versione SuperBook (cui qui si fa riferimento), lo invita a bersi "un litro di gin": non è ancora così ex-alcolista. Inoltre, non vedendo più tracce dello spettro, nel suo solito scetticismo di facciata insinua che provenga dai fumi dell'alcool, essendo l'amico alcolizzato: sempre come se la cosa non lo riguardasse.

Con una tipica sequenza spiazzante, vediamo l'amico nuovamente turbato da un incubo: ma poi ci viene rivelato che si tratta di un film horror che sta girando, essendo lui attore. Egli stesso riconosce che le scene girate, identiche all'incubo, l'hanno influenzato: finché ovviamente arriva Anna, in carne ed ossa, l'attrice coprotagonista del film di Guy (che scambia per Roger Moore, lo "007").

Dylan se ne va, con un Groucho mascherato da Yoda, abbandonando i Pinewood Studios. A p. 39 viene rivelato che il padre (putativo) di Dylan era un medium. Guy, preda dei suoi fantasmi, ricade nell'alcoolismo,







Dylan ascolta "Bye Bye Love" nella versione del 1979; ovviamente io l'ho sempre sentita mentalmente come quella del 1957, essendo la mia cultura musicale più generalista (secondo video). Una canzone giocata sul contrasto tra un testo triste e una musica allegra, perfetta per esprimere il concetto dylaniato: a un primo livello, horror stemperato dall'umorismo, umorismo che però, a un secondo livello, contribuisce a rendere più angosciante l'orrore presentato, l'horror vacui del non senso dell'esistenza di cui parla appunto la canzone.

A p.53, per la prima volta, Dylan rifiuta una birra, divenendo astemio: non sembra ancora ex alcoolista, perché a inizio albo ha appena consigliato di bere litri di gin a un ipotetico collega per riprendersi da uno spavento. Tuttavia Sclavi - ex alcoolista a sua volta - pare decidere da questa storia sul demone della bottiglia di volgere il suo personaggio in questo senso.

Dylan ovviamente porta a letto l'adorabile imbranata Anna (che a p. 77, distruggerà, per la prima volta, il celebre galeone cui Dylan lavora come sua tela di Penelope, qui chiamato ancora "veliero") e non riesce a trar fuori Guy dall'abisso alcolico in cui va risprofondando.

Continuano i salti tra cinema e reale, reale e cinema, in uno stilema allucinatorio ed onirico che sarà poi proprio della serie; intanto il protagonista, ricaduto nell'alcoolismo e condizionato da una errata sessione ipnotica per curare tabagismo e alcolismo, fonde completamente le due realtà (come è costretto a fare anche il lettore) fino a tentare di uccidere Anna Never, e infine morire nel tentativo. Il dottor Bronsky infatti gli ordina, alla fine dell'ipnosi, "la tua mente è libera": Guy lo prende in parola e supera i limiti delle varie realtà, secondo la lettura di Dylan.

Il protagonista ha visto Anna prima di incontrarla: l'ipotesi azzardata è un multiverso di possibilità, in cui Guy ha visto il futuro in cui uccideva Anna (appare il tema dei multiversi, poi importante nella serie), ma che non si è poi realizzato. A tal proposito in apertura si cita il caso di Helen Driscoll, trattato da Matheson, e "Giro di vite" di James, modello letterario dei "falsi fantasmi".

Oppure, molto più semplicemente, l'aveva vista in fotografia. La ribellione all'ordine ipnotico dello psicanalista causa la definitiva caduta nell'abisso della follia e lo scatenamento dell'aggressività inconscia.
Questa tesi è la più convincente per il fatto biografico, e il fatto che vediamo proiezioni tipiche del delirium tremens nelle visioni di Guy.

Ma, come al solito, i due livelli coesistono, lasciando aperta la lettura al lettore.