Discorso sulla Prima Decade di Dylan Dog - 1990 (40 - 51)



LORENZO BARBERIS

Spoiler alerts as usual.

Gli anni '90 di Dylan Dog iniziano con "Accadde domani", di Sclavi e del piacentino Giovanni Freghieri, che fa il suo esordio sulla testata. Una storia molto bella, ma anche molto melanconica, con il grasso Fat (proiezione di Sclavi, che era anch'egli giornalista?), ex alcolista compagno di sbronze di Dylan ai tempi della polizia gli porta "il giornale di domani", in cui Dylan apprende della sua morte in incidente aereo, come da copertina. Incidente che è l'inversione di quello d'autobus del n.27, il "Ti ho visto morire" di Ferrandino: là l'autobus volava all'ultimo piano, qui l'aereo colpisce a terra. Insomma, se volessimo esagerare, l'addio di Fat a Dylan sembra un addio ad un'età dell'oro degli '80 che non torna più, di fronte a un Domani sempre più minaccioso: non tanto di insuccessi, ma di minacce censorie, che come vedremo arriveranno.

"Golconda!" (41) è un capolavoro dylaniato dei massimi livelli. Ultima cover di Villa, dove l'autore ci saluta con una meravigliosa citazione di Magritte, autore preferito di Sclavi, e la sua Golconda, citato nell'onirico albo disegnato da un Piccatto in eccellente forma nell'onirico inferno che Dylan raggiunge nel suo viaggio in India (terzo dopo la Germania del n.3, e la New York di Cagliostro).


Dal 42, "La iena" di Sclavi e Tacconi, il nuovo copertinista è Angelo Stano. La cover d'esordio non è indimenticabile, ma eccellente è invece la nuova cover interna, col Quarto Stato dei Mostri capitanato da Dylan Dog. La citazione dell'alessandrino Pellizza da Volpedo e del suo quadro del 1901, opera-simbolo della sinistra italiana, rafforza subliminalmente, se vogliamo, il progressismo di Dylan Dog. L'immagine era stata usata già nel n.23 da Alessandrini, nel mostrare l'avanzata dei mostri di Moreau.


"Storia di Nessuno", con la fascetta che annuncia le 185.000 copie, è la terza puntata della run di Sclavi-Stano su Xabaras, il tema centrale (la prima con Stano "uomo solo al comando"). L'opera, vertice assoluto dell'onirismo sclaviano, è probabilmente considerabile tra i grandi capolavori del fumetto in assoluto.




"Riflessi di morte" (44) di Toninelli, il suo addio a Dylan, nuovamente illustrato da Montanari e Grassani, è una storia interlocutoria piuttosto riuscita, caratterizzata da un buon tasso di sadismo nella descrizione dell'orrore domestico.

"Goblin" (45) di Chiaverotti, con Dall'Agnol, è la storia che più di tutte introduce il nuovo tema buonista antivivisezione, che sarà poi tipico di Dylan. Questo buonismo, che si legherà poi anche a campagne antivivisezione, diverrà molto forte dopo gli attacchi censori, anche come autodifesa, spesso esplicitamente evocata sui giornali in replica alle censure di Moige e affini, da Bonelli e Canzio. "Vedete? Dylan Dog è educativo. Si batte contro le dipendenze - ex-alcoolista... - e le violenze sugli animali...". Legittima, ma purtroppo pericolosa autocensura. In verità, però, va detto che già tale spirito era presente in "Alfa e Omega" (9), ma non più ripreso; ora diviene invece centrale.

"Inferni" (46), di Sclavi e Ambrosini, è storia ottima che introduce l'inferno surreale sclaviano, con la sua inetta e kafkiana burocrazia.

"Scritto con il sangue" (47) di Chiaverotti e M&G è di nuovo storia interlocutoria.

In "Horror Paradise" (48) vediamo insieme il trio dei sardi, che sceneggiano per il loro futuro copertinista Castellini. La storia è eccellente per testi e disegni, e già un po' anticipa temi fantascientifici che troveremo in Dylan Dog con il luna park orrorifico ipertech.

"Il mistero del Tamigi" è un valido team-up Chiaverotti e Roi, albo perfetto con le sue brumose atmosfere per i nebbiosi e affascinanti disegni del fumettista di Varese.

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Intanto, ad ottobre 1990, scoppia l'attacco ai fumetti horror. Dylan non è coinvolto, per il momento, dall'interrogazione parlamentare; è invece attaccato dai giornali, in primis Repubblica, su cui Dylan aveva fatto pubblicità, e che fino allora aveva coperto con simpatia e competenza Dylan Dog dal 1987, quasi sempre tramite la storica firma di Oscar Cosulich.

L'articolo di Repubblica del 19 ottobre 1990 è invece a firma di Marina Garbesi, ed è poco amichevole fin dal titolo, "Deputati contro i sado-fumetti", dove è già evidente la condanna. Secondo vecchio trucco giornalistico, come vedremo, all'interno le posizioni sono più equilibrate; ma il titolo ad effetto è potente e distruttivo.

Si citano poi alcune adolescenziali lettere a Splatter, citando poi le altre testate simili (Mostri, Gore, Scanners, Lobotomia, Primi Delitti), e si rimpiange il declino del "Monello".

La "crociata in Parlamento" è di 43 onorevoli, DC, ma anche PCI e addirittura DP, Democrazia Proletaria, a sinistra del PCI, contro "l'istigazione a delinquere" dell'horror. Silvia Costa, deputata DC, attualmente nel PD (in Italia la politica è una professione a vita), elenca - fuori contesto come al solito - le nefandezze dei giornaletti horror e poi richiede di "vietare ai minori". Dietro di lei il PCI Violante, Carole Tarantelli indipendente PCI, la DP Guidetti Serra, oltre ai prevedibili DC Anselmi, Bodrato, Carlo Casini e Gianni Rivera.

Si continua "La nouvelle vague dell' horror che in Italia conta almeno 300 mila fans: E' la reazione agli anni ' 80, allo yuppismo rivoltante in cui tutti dovevano essere belli, ricchi e bere Chivas."

"Questi fumetti, che sono poi anche una palestra per disegnatori esordienti che rifiutano di passare per il porno, sono la riscoperta delle emozioni forti. ... Favole e leggende, ci ha rammentato la psicanalista Simona Argentieri, sono sempre state costellate di crudeltà. E il padre della psicanalisi Cesare Musatti si schierò con decisione in difesa dei giocattoli-horror. Disse: Chi pensa di proibirli è un passatista. ...Milo Manara, cartoonist di fama: Ancora una volta mi pare che si confonda la causa con l' effetto. Esiste una domanda di queste storie raccapriccianti e i fumetti non fanno che rispecchiarla. L' horror equivale ai sogni notturni, consente di vivere vite parallele ma solo mentalmente, sublimando certe pulsioni perverse (e collettive) che così non si scatenano nella realtà. Manara assolve Splatter con formula piena. Un antidoto all' angoscia e alla devianza."

Lo stile sembra quindi, tutto sommato, anti-proibizionista (benché si descrivano con compiacimento gli orrori proposti a un pubblico minorenne, fuori dal contesto). Ma poi vi è un attacco incredibile a Dylan Dog, già incluso implicitamente nei 300.000 fans dell'horror:

"Un' altra rivista del genere sado-demoniaco, ma più soft e più colto (ha scansato la crociata dei 43 onorevoli) è Dylan Dog, 200 mila copie. Insegna: E' inutile andare a cercare lontano: la paura è dentro di noi."

La definizione sado-demoniaco, sia pure colto (come si può essere sado-demoniaci soft?) è ovviamente disastrosa per la Bonelli, che oggettivamente ha sempre realizzato solo un horror, con episodici elementi splatter ma senza il compiacimento del "torture porn" di Splatter e compagnia.

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Stando a notizie non confermate nei forum, Giuliano Ferrara fece addirittura una trasmissione TV sul tema, ovviamente su posizioni censorie.

("Giuliano Ferrara ci fece addirittura una trasmissione ignobile contro, piena di errori e inesattezze; da quel momento Bonelli dovette promettere un cambio di rotta, un ammorbidimento.").

Questo spiega anche la caricatura di Ferrara presente in "Caccia alle streghe".


Il raggiungimento del cinquantesimo numero è celebrato con un albo più lungo, "Ai confini del tempo" (50) di Sclavi e Piccatto. Il numero è in preparazione da tempo, e quindi non è certo una conseguenza delle censure i toni più leggeri dell'albo, con numerosi parti comiche affidate al mafioso inglesizzatosi, oltre che a Groucho, e il segno di Piccatto come al solito impeccabile.



Del resto l'anno si conclude con "Il Male" (51), con cui Sclavi avvia la nuova metà del percorso verso il numero 100 (ipotetica e rinviata chiusura) nel segno di una delle storie più cupe, con cui esordisce il disegnatore Bruno Brindisi. Tuttavia una tavola dell'albo, a quanto pare, venne fatta rifare perché troppo forte. Gli Inquisitori iniziavano la loro lenta (mai però definitiva) vittoria.