Discorso sulla Prima Decade di Dylan Dog - 1991 (52 - 63)



LORENZO BARBERIS

Spoilers alert as usual.

1991. Le dimensioni alternative dei Censori.

Se nel 1990 era esplosa la Crociata contro l'horror, gli effetti subito non si videro più di tanto.

Anche il 1991 infatti inizia con "Il Marchio Rosso" (52)  di Sclavi, che vede l'esordio ai disegni di Coppola. Come già nel Il Male (51) che aveva chiuso l'anno precedente, il Marchio è una storia sclaviana molto potente: non tanto per lo splatter, quanto per la cupezza della visione e per la metafora politica mai così evidente.

Il Marchio del titolo è la W di Whore imposta alle sue altolocale vittime da un serial killer, come la Lettera Scarlatta di Hawtorne; in realtà però egli non è l'immigrato analfabeta che è stato accusato, ma una giovane rampolla dell'aristocrazia, che le uccide prezzolatamente (ma con gusto) quando le "grandi prostitute" cercano di uscire dal giro.

La giuria borghese che ha condannato l'innocente immigrato decide di ricostituirsi e uccidere le prostitute d'altissimo bordo, ma questo è del tutto inutile, come grida loro con sprezzo Dylan Dog, in vignette mai così marxiste.

Alla fine i freaks, in un terzo stato dei mostri che dà più forte senso politico alla magnifica cover interna di Stano, massacrano gli stessi autoproclamati "giudici popolari".

Storia molto forte, anche per la possibile lettura spietata. Infatti il bizantinismo della giuria sarebbe relativamente inutile alla pura condanna sociale dei borghesi: qui si vuole condannare il borghese che, per espiare i suoi errori, "si mette dalla parte dei proletari".

In certo senso, oltre le sue stesse intenzioni forse, Sclavi critica in definitiva sé stesso, per la sua volontà di esprimere la rabbia popolare tramite la metafora dei freaks, da borghese. Il "giudice popolare" può tramutarsi in serial killer per vezzo, ma non diviene un freak.

L'anno vedrà un rimpallo di sceneggiature Sclavi - Chiaverotti, che dimostra come questi sia divenuto l'erede designato.



53




54

Il 53, il 54 e il 55 sono dunque un filotto di Chiaverotti; anche nel nuovo autore non si notano censure, anche se meno pregna è la carica politica, specie dopo due storie molto dense e pessimistiche di Sclavi. Nel 53 troviamo ad esempio un remake de L'Esorcista, con tutti gli annessi orrori del caso. La protagonista è minorenne, il tema religioso è centrale (anche se il sacerdote è figura positiva) e insomma ci sono tutti gli "elementi controversi" che in seguito saranno limati.




Sul 56, con Sclavi, esordisce il romano Ugolino Cossu, con "Ombre". L'autore proviene dal fumetto d'autore, con un segno che predilige la linea chiara. Diverrà una voce frequente di Dylan, affiancandosi a Freghieri nel "dare il cambio" a M&G sugli albi dylaniati (al settimo posto nei disegnatori dylaniati, dopo MG, Freghieri, gli storici Roi - Piccatto - Casertano e infine Brindisi.

Con un certo meta-fumetto, vediamo che il figlio del medium legge le avventure di Dylan Dog. Già nel 25 abbiamo visto il metafumetto di Morgana; l'albo all'interno del cosmo di Dylan Dog potrebbero essere proprio le sue avventure fumettistiche. In seguito Sclavi creerà per il numero 70 "Daryl Zed", figura alternativa (Zed è anche il nome di un albo dylaniato), e nei suoi romanzi le due testate coesistono. DD è dunque presente meta-fumettisticamente in sé stesso in forma propria e in forma allegorizzata: possibile "svista casuale", ma anche possibile riflessione ironica sui modi del metafumetto che regge Dylan stesso.

Il metafumetto in Dylan era quindi iniziato già nel primo numero del terzo anno di vita, il 25, ma la riflessione pare accelerarsi con l'intervento della censura, per trovare il suo apice nel n. 70, in cui il metafumetto è di nuovo ai suoi apici. La modalità prescelta, già anticipata in Morgana, è il tema delle dimensioni parallele, e il fumetto (e l'arte in generale) come "finestra sui mondi" che ci apre agli infiniti possibili.

Ritorno al crepuscolo (57) infatti, storia che funzionalmente serve a correggere le più vistose storture emerse nella continuity rispetto al n. 7, cinquanta numeri prima, è usata anche qui in chiave metanarrativa.

Sclavi riprende le fila: i due diversi dottor Hicks messi in scena si rivelano tardivamente parenti; inoltre Dylan scopre di essere stato lui stesso, e non il padre, ad aver affrontato Xabaras nel passato, tramite i soliti passaggi multidimensionali.

Ma la bravura di Sclavi sta anche nel sapere usare una "storia-correttivo" come questa per una riflessione metaletteraria sul fumetto e sull'orrore della ripetizione dell'eterno uguale. Avviare una riflessione sul metafumetto in un albo molto metafumettistico (la "correzione di continuity errata" in una serie dalla continuity a bassa intensità - ma non inesistente - come DD) è in qualche modo un tocco da maestro.

Le tavole si ripetono spesso identiche a quelle del n.7, con minime variazioni che mostrano l'orrore della serialità: della vita, ma anche dell'arte e in particolare del fumetto.



I numeri successivi continuano la riflessione sclaviana sulle realtà parallele, le twilight zones, sempre lette come metafora del fumetto. Chiaverotti la opera nel 58, in sequela con la serie sclaviana (Dylan cita il caso del mese prima: di nuovo l'Esile Trama della continuity dylaniata).

La cosa curiosa è che Sinead MacDowell intrappolata nella stessa giornata anticipa - con bizzarra coincidenza - Andie MacDowell in "Ricomincio da Capo" (1993) ne "La clessidra di pietra" (58) sclaviana. Intrappolato con lei vi è Bill Murray, che era stato uno degli Acchiappafantasmi (il protagonista principale, per certi versi), modello dichiarato di Dylan nel n.1. Sinead è del resto citazione intenzionale di Andie, di cui è anagramma accettabile (Andie's). Un curioso caso di interrelazione metaletteraria (casuale) con la stessa realtà.

Fin dalla copertina appare la citazione di Dalì, con i suoi orologi molli che si rivelano scenario orrorifico in cui ci si può perdere e liquefare. Più ermetico il rimando al Baphomet, il demone venerato dai templari, signore segreto del Tempio (e del Tempo?), che è l'elemento fantastico intrappolato nel loop attorno a cui si dipana la storia.

Wells, consulente dylaniato, con la sua corte di animatroni a fumetti, richiama gli automi patetici di Blade Runner, con un nuovo riferimento al classico del cyberpunk dopo quello di Morgana (nell'anno in cui, su Blade Runner, la Bonelli avvierà anche Nathan Never).




Sul 59 torna Gianluigi Coppola, sempre con Sclavi, appare l'inquietante negozio di Safarà di Hamlin, che codifica con un personaggio ricorrente il tema dei Mondi Paralleli. Oltre all'ovvio Dylan cattivo, troviamo un mondo dove la Tatcher è ancora al potere, ultimo saluto per certi versi all'ironia contro la Iron Lady (per un po' si proverà a sostituirla con Bush senior nelle battute, ma la figura risulta meno divertente e meno collegabile, meno inglese).



Frankenstein! (60) di Chiaverotti - Freghieri mi è caro perché ci apparve (sulla ristampa) una mia riscrittura di Carducci in chiave orrorosa, l'unica cosa che abbia mai spedito a Dylan Dog.

"Terrore dall'infinito" (61), "I vampiri" (62) e "Maelstrom!" (63) chiudono l'anno nel segno di Sclavi. Nel primo di questi (61) notiamo come ancora sia possibile usare in chiave narrativa i traumi infantili, cosa che sarà poi vietata dalla Bonelli.

Nel complesso, però, la Caccia alle streghe, che non ha lambito la Bonelli solo giornalisticamente, sembra aver lasciato il segno. Meno splatter insanguina queste storie, alcune pregevoli, ma senza particolari sussulti creativi.

Il 30 ottobre 1991, tra l'altro, su "Repubblica" Gnoli intervista Sclavi, con alcune rivelazioni interessanti. Intanto sul nome, che mostra la discendenza dall'hard boiled "Dylan Dog (il nome è nato dall' unione del poeta Dylan Thomas e da un romanzo di Spillane Dog sei un gran figlio di...)"

Si parla poi del progetto del ciclo di romanzi di Sclavi: "Dellamorte Dellamore è il quinto romanzo pubblicato da Sclavi. Altri cinque sono nel cassetto e un sesto che si chiama Nero fu interrotto improvvisamente otto anni fa. Da allora non ha più scritto nulla. Questo grande progetto di dar vita a una sorta di Recherche dell' orrore - titolo generale La circolazione del sangue". Forse anche DD si può pensare, oltre che come fumetto seriale, come grande ciclo della "circolazione del sangue".

Parlando della casa emerge l'omaggio ad Holmes (nel recente saggio di Siviero, Dylan è posto come anti-Holmes: qui invece sembra esserci una continuità evocata) "desideravo una casa che fosse l' esatta riproduzione dello studio di Sherlock Holmes").

I gusti letterari offrono molte conferme, tra cui Buzzati, che ho sempre visto come fonte, volta al noir.

"Amo Perec - La vita istruzioni per l' uso è uno dei grandi romanzi di questo secolo, accanto al Processo di Kafka e all'Ulisse di Joyce -, Buzzati, Topor. Ci sono poi autori che ho a lungo disprezzato come Stephen King, dai quali non mi sarei mai aspettato capolavori come Misery, Unico indizio la luna piena o It."

In ambito pittorico emergono gli ovvi Dalì e Magritte; ma, soprattutto, il riferimento all'avanguardia in chiave splatter-pulp: "E' come se cercassi di applicare le tecniche di Lucio Fontana ai corpi e agli oggetti che descrivo: rasoiate date sulla materia raccontata".

La Rasoiata è anche a livello narrativo un classico di Dylan Dog, che qui acquisisce un significato più raffinato che il puro gusto horror: il serial killer che taglia a rasoiate la carne delle vittime cerca di sezionare la realtà, come fa il fumettista che seziona la storia in lacerti dette vignette.

La crisi contenutistica (meno splatter) e formale (formato più leggibile) procederà dunque logicamente di pari passo.