Discorso sulla Prima Decade di Dylan Dog - 1989 (28 - 39)



LORENZO BARBERIS

Spoiler Alert, As Usual.

Continuo col terzo capitolo il mio discorso sul Decennio d'Oro dylaniato.




Lama di rasoio (28) è un remake delle Stepford Wives (1972) di Ira Levin, dove per la prima volta troviamo Ferdinando Tacconi (1922-2006) come disegnatore. Tacconi è un grande disegnatore (notevolissima la sua Storia della Guerra Mondiale) con una particolare abilità nelle scene erotiche, dato il suo esordio sulle gloriose testate sexy anni '60-'70. Qui Sclavi lo usa per una scena bsdm decisamente potente (e coerente con la storia, giocata sul doppio piano tra robotica facciata e psicosi sotterranea). I tempi della censura non sono ancora arrivati.



Quando la città dorme (29) vede per la prima volta l'esordio della "banda dei sardi", Medda, Serra e Vigna, che l'anno dopo prepareranno il lancio della loro testata di fantascienza, Nathan Never (uscito nel 1991). La storia deriva da Nightmare, di cui il killer protagonista riprende il nome. Sono però i suoi figli a proseguire la sua opera nei sogni dei suoi assassini, grazie ai loro poteri ESP. Una variatio minima, che produce una storia gradevole ma conclusa in modo frettoloso (Bloch incontra due volte Englund Jr. e si insospettisce: assurdo, poiché la cosa è completamente casuale, il ragazzo non ha bisogno di avvicinarlo poiché l'attacco avviene in forma onirica).

Per contro, interessante il ruolo di Bloch come cliente di Dylan Dog, divertenti alcune citazioni (i tre poliziotto eliminati dagli Englund coi nomi dei tre Police), bello l'incubo di Dylan (Xabaras uccide Groucho, anzi, e poi si rivela Groucho, su sfondi di De Chirico), interessante un Dylan ancora molto dotato di poteri esp (entra nel sogno e ferma i Nightmare), e azzardate le scelte di rendere la "cattiva" principale una bambina (unita alla gemella morta) e tra le vittime un sacerdote (che muore crocifisso). Siamo molto prima della censura che inizierà dall'anno seguente.

I tre autori torneranno nel 35, "La scogliera degli spettri", con un'altra prova senza infamia e senza lode, abbandonando poi il personaggio per la creazione del loro fumetto cyberpunk.




Ne La casa infestata (30) per la prima volta Dylan parla di "quinto senso e mezzo" invece di "sesto senso", accentuando l'ironia sui "poteri medianici" che talvolta gli consentono di chiudere le indagini con improvvise intuizioni. Se nell'albo prima apparivano gli sceneggiatori di NN, qui appare il futuro copertinista, Castellini.

Le copie vanno intanto salendo sempre più, online si parla di oltre 150.000 "tra numero 30 e numero 40", segno di un successo in costante crescita per tutto l'89 (che si chiude col n.39).

Grand Guignol! (31), sotto l'apparente omaggio al teatro splatteroso, è l'omaggio di Sclavi al teatro dell'assurdo e pirandelliano, illustrato da un Piccatto ai massimi livelli. Nel 2014, le tavole originali sono state in mostra a Peveragno, nel corso della storica manifestazione dei comics del cuneese.




Ossessione (32) e Jekyll! (33) sono riuscite storie interlocutorie sclaviane; "Il buio" (34) è l'esordio di Claudio Chiaverotti, lo sceneggiatore torinese ritenuto tra i migliori eredi di Sclavi. Egli crea il suo personaggio ricorrente, Mana Cerace, evocato da filastrocche inquietanti. Chiaverotti, che scriverà una cinquantina di storie di Dylan, si appoggia qui sugli eccellenti disegni di Piero dell'Agnol, anch'egli ai suoi esordi bonelliani.



Chiaverotti torna subito dopo con "Incubo di una notte di mezza estate" (36), riuscita variazione shakespeariana; storia meno eclatante, forse, ma ugualmente riuscita.



"Il sogno della tigre" (37) e "Una voce dal nulla" (38) sono due storie interlocutorie di Mignacco, che conferma la sua buona prova con questo doppio ritorno, anche se non ai livelli precedenti.



"Il signore del Silenzio" (39) di Ferrandino chiude invece la sua presenza su Dylan Dog con una storia di livelli altissimi, certo aiutato dai disegni magistrali come al solito di Casertano.

Mentre il muro di Berlino cade e inizia l'età postmoderna, Dylan Dog nel suo terzo anno intero di vita vede soprattutto la fine del "monocolore sclaviano", ancora dominante fino all'anno prima. Se nella prima metà dell'anno si va ad esaurire l'accumulo di storie sclaviane, poi intervengono nuovi autori. Ferrandino e Mignacco, già testati l'anno prima su sceneggiature autonome, tornano con loro storie, e quella di Ferrandino (che poi non tornerà più) rivaleggia tranquillamente con lo Sclavi migliore di quest'anno, per me.indubbiamente "Grand Guignol".

Castelli non torna, troppo preso dalla sua testata, ma fanno il loro ingresso Medda, Serra e Vigna (che poi, tranne Medda "a solo", a loro volta non avranno troppo tempo di occuparsi di DD, presi su NN), mentre l'arrivo di Chiaverotti comincia subito con due storie di ottimo livello.

(Sotto il profilo dei disegni, invece, i nuovi artisti sono Tacconi, Castellini e dell'Agnol, altri acquisti di alto livello, mentre continua il lavoro dello staff consolidato, Piccatto, Casertano, Ambrosini, Roi e Montanari&Grassani.)

Quattro autori (sei, in verità, ma tre agiscono insieme) per sette nuove storie, contro cinque sclaviane. Dylan Dog si avvia ad essere, col 1989, una testata maggiormente "collettiva". In questi primi tempi, salvo il genio di Sclavi e la sua supervisione, il passaggio appare abbastanza fluido: le storie ordinarie dei nuovi autori reggono quasi il livello delle storie medie sclaviane, e riescono anche a produrre un piccolo capolavoro con Uskhebasi.

Dylan Dog si appresta così a uscire dagli anni '80 con una notevole solidità, ma al varco dei '90 lo attende, come vedremo, lo spettro della censura.