Dark Angel

 
Lorenzo Barberis, "Angelo della stazione" (2010)  

Come avevo già anticipato, l'angelo ligneo posto nel giardino della stazione di Mondovì sull'Altipiano era stato rimesso a posto, dopo esser stato segato via all'inizio di questa estate. Ora però, come si può notare dalla foto, è stato riverniciato di nero e ricollocato in posizione. La cosa è piuttosto inquietante, perché il fulcro ermetico oscuro di Torino è costituito da Piazza Statuto, nei pressi della stazione ferroviaria di Porta Susa (di recente tramutata in Stazione Sotterranea), del 1868, dove i Savoia avevano fatto porre, nel 1879, un Angelo Nero del progresso come monumento al Traforo del Frejus, compiuto nel 1871. Il traforo era il primo traforo ferroviario moderno, il primo a tagliare le Alpi dopo lo storico Buco di Viso, e diveniva quindi un massimo successo del razionalismo massonico contro l'oscurantismo clericale, da poco sconfitto con la presa di Roma del 1870. Il treno era visto dalla massoneria nera come il carro solare di Satana, che avrebbe unificato il globo sotto la Luce della Scienza con la cancellazione delle residue retroguardie clericali. In tale chiave l'aveva cantato nel 1863 il Carducci, che aveva tra l'altro visitato ed apprezzato Mondovì proprio nel 1879 (qui, tra l'altro, nel 1878, al posto dello scalone della Vergine voluto dal Ghilardi nel 1870, iniziava a sorgere la meccanica Funicolare). Il monumento dell'Angelo Nero, realizzato da Odoardo Tabacchi, era carico di oscuri simbolismi: oltre alla stella rovesciata che portava in fronte (inspiegabile simbolo dell'Italia sabauda fino al 1893) egli si ergeva su una piramide costituita da pietre nere ricavate dal traforo, ove spiccavano le cinque bianche statue dei minatori imprigionati. Sul culmine della piramide, con una delle sue piume, l'Angelo scriveva il nome degli ingegneri realizzatori del traforo. Del resto, Tabacchi fu maestro di Leonardo Bistolfi, il padre del Simbolismo scultoreo italiano, affiliato alla Massoneria alla Dante Alighieri di Torino nel 1885, ricco di dettagli esoterici nelle proprie opere e maestro del massimo scultore ottocentesco monregalese, Mario Malfatti. La cosa più inquietante è che la valenza occulta della zona, palesata dal monumento, dipende però da un altro, più segreto, obelisco posto in un angolo della Piazza: la Piramide Beccaria, elevata sul punto ove nel Settecento l'abate Beccaria, monregalese, aveva posto uno dei due poli del Gradus Taurinenesis, il grado di meridiano dello stato sabaudo. L'altro polo era, ovviamente, la Torre del Belvedere di Mondovì, che pareva così riversare le sue energie occulte su Torino. Anche la Stazione di Mondovì, che dà la sua forma di compasso a tutto il quartiere nuovo dell'Altipiano, ha evidenti radici massoniche; come pure il giardino circolare - con tre spiazzi circolari che rammentano i tre puntini massonici. La zona è poi oggetto di una singolare concentrazione di edifici significativi, come l'unico grattacielo di Mondovì, a nove piani, che sorge in fronte alla stazione dal 1966, e la stazione energetica che sorge alle spalle della stazione stessa. Quindi il fatto che un angelo bianco, sorgente da una pianta, sia stato troncato dal suo supporto dal terreno e riverniciato di nero può certo avere la pura e semplice ragione che l'albero andava marcendo e che la statua andava protetta delle intemperie. Ma è suggestivo pensare che altre ragioni potrebbero ispirare il posizionamento dell'Angelo, forse evocatore di un monregalese Rinascimento Nero.