Amarcord: Il Giornalino - Larry Yuma


LORENZO BARBERIS

(dalla cover sembra che Larry Yuma combatta la droga o, peggio, spacci droga. Non è così)

La mia passione per i fumetti antecede, credo, la lettura.
Credo che tutto inizi nel 1978, coi cartoni animati giapponesi.
Rivedo i miei disegni di allora, degli anni dell'asilo, e noto che sono divisi in forma sequenziale.
Disegnavo fumetti.

I fumetti tratti dai cartoni animati facevano pietà, però.
Non si traducevano gli originali, ovviamente, troppo diversi dalla gabbia occidentale:
si adattavano degli screen capture degli anime nella classica gabbia 3 X 2.
Se per Pratt il fumetto era "cinema su carta", qui diventava "televisione (riportata) su carta".

Per cui quei fumetti non mi presero.
E poi i miei genitori mal li tolleravano, violenti e diseducativi com'erano ai loro occhi.
Invece, oltre all'immancabile Topolino, mi proponevano "Il Giornalino" dei Paolini.
E questa è stata la tappa fondamentale della mia educazione fumettistica.

Il Giornalino era una rivista a fumetti per ragazzi che edulcorava, senza snaturarli del tutto, i temi del fumetto adulto.

Il Giornalino era nato nel 1924, in chiave anti-fascista, per non lasciare a Il Balilla e affini il monopolio educativo sui giovani. All'inizio era una rivista ultradevozionale, e così nel post-1945 venne scavalcato dal più moderno Vittorioso della AC (ne riparleremo). Quando però col boom il Vittorioso mostrerà la corda, i Paolini saranno abili a rinnovarsi, nel 1965, e riprendere il predominio nell'editoria cattolica per ragazzi.

La Bonelli non ha mai amato molto il fumetto cattolico, cui non a torto attribuiva il ruolo di mandanti delle censure nei loro confronti negli anni '50 (e magari, in modo meno dichiarato, anche dopo).

Però per contro il Giornalino è stato quello che mi ha spinto a continuare col fumetto bonelliano; fossi venuto da Topolino forse la transizione sarebbe stata più ardua, mentre chi si limitava ai cartoni animati giapponesi farà più facilmente il salto ai manga, quelli veri, quando arriveranno nei '90.

*

Cominciamo quindi questo breve Amarcord da uno dei miei fumetti preferiti: Larry Yuma.

Il mio onomimo Larry (Lawrence) Yuma era il western principale della Bonelli, scritto da Claudio Nizzi, probabilmente il mio autore giornaliniano preferito dell'epoca.

Nizzi veniva dal Vittorioso cattolico (di cui dovrò anche scrivere, un giorno) e oltre a Larry Yuma aveva ideato l'avventuroso Capitan Erik coi disegni di Attilio Micheluzzi, lo scanzonato poliziesco Rosco & Sonny, l western comico Piccolo Dente coi disegni di Lino Landolfi, e con uno pseudonimo femminile, "Anna", anche il personaggio for girls di maggiore successo, Nicoletta.

Larry Yuma era del 1970 e seguiva, più che Tex, gli Spaghetti Western. Vero è che Bonelli sosteneva che Leone ha copiato da lui, con qualche ragione; ma in Tex c'è anche il grande west classico (tra l'altro, perché lo storico Tex è in B/N). Larry Yuma col suo poncho, il suo laconismo estremo (Tex è uomo d'azione, ovvio, ma non salta mai di beffare aspramente il nemico anche a parole) è più vicino ad Eastwood, ma lo rielabora in una sintesi personale.

Qui da noi in provincia all'epoca anche i cattolici illuminati li condannavano come diabolici per la loro violenza; il Giornalino aveva l'astuzia di riscriverli, e ad alto livello.

Yuma non resta infatti uno "spaghetti western" per ragazzi: Nizzi prende alcuni stilemi e ne aggiunge altri. Dato che non può ovviamente ricorrere all'ultraviolenza da parte dell'eroe (ma i cattivi non sono edulcorati troppo, uccidono spesso e volentieri) ne accentua il mistero. All'inizio è "l'uomo senza nome", non dice nulla, spara velocissimo ma solo per disarmare, e non se ne vedono mai gli occhi, accentuandone il senso di vendicatore mascherato senza maschera.

Nel 1981 così Nizzi entra in Bonelli, dove diviene il secondo più prolifico autore di Tex dopo Bonelli himself. Ma si occupa anche di avventura pura, passando da Erik a Mister No; e crea con Nick Raider il poliziesco bonelliano. Mancano i due ambiti dove il Giornalino non poteva competere, e che mi conquisteranno alla Bonelli: il mistero di Myster, l'horror di Dylan Dog.

Nizzi quindi in Giornalino inventa già quella che sarà la "politica dei generi" bonelliana, e in qualche modo la recupera in Bonelli.

In ambito western, ancora prevalente in quei primi anni '80, c'erano anche "Gli angeli dei West" (1979), chiaramente ispirati a Trinità; "Piuma Rossa" (1977) (che era un ranger canadese di stirpe indiana) e soprattutto, a livello comico, "Piccolo Dente" (1970), bambino indiano della tribù degli Assaibonis minacciati da Caster Bum, colonnello che cerca di inventare una scusa per sterminarli, disegnato dal grandissimo Lino Landolfi.

Come in Tex, prevale in questi western la simpatia per gli indiani e l'ostilità agli yankees colonizzatori.

Ma il mio western fumettistico resterà sempre quello di Yuma.