Amarcord - Il Giornalino: Rosco e Sonny



LORENZO BARBERIS

"Rosco e Sonny" di Nizzi e Alessandrini - e poi Torti, è stata da ragazzo la mia serie realistica preferita sul Giornalino.

Nati nel 1981, anticipano di un anno perfino Martin Mystere, tralasciando Dylan Dog (1986) sono in fondo il modello in cui (per me meno bene) il buon Nizzi tratteggerà il Nick Raider (1992) bonelliano.

Come poliziesco, i due sono più ironici, e in generale più efficaci nella forma brevis.

Ovviamente adattavano Starksy and Hutch (1979), con la divulgazione del meccanismo Good Cop / Bad Cop; il serioso Rosco e l'eclettico Sonny formavano così una coppia di ferro in grado di attanagliare i più pericolosi criminali.

Le storie impeccabili di Nizzi erano servite dal tratto sintetico, eccezionale del duo (molto simili entrambi), con uno stilema che Alessandrini, se non erro, avrebbe poi portato su Mystere.

E anche qui, fumetto cattolico e per ragazzi ma fino a un certo punto: i due ad esempio combattevano (e, peggio: ridicolizzavano) i mafiosi in un periodo in cui la DC al potere ripeteva il mantra "la mafia non esiste"; e - convenzioni del noir, d'accordo: ma presentate su un Giornalino cattolico per bambini delle elementari... - in R+S i mafiosi controllavano la polizia e la politica (ricordo una storia dove un senatore usa la sua immunità parlamentare per coprire il traffico di droga).

Mancava solo, inevitabilmente, l'elemento che mi avrebbe poi attratto verso Dylan Dog (e Mystere): il sovrannaturale, l'horror, il mystero. Elementi dove i Paolini non potranno mai spingersi più di tanto.

Ma il giallo a fumetti italiano, per me, ancora oggi è quello del dinamico duo nella loro New York dell'immaginario.