John Doe













































Comprato e letto il nuovo numero uno di John Doe, fumetto italiano che inizia con questa serie rinnovata la sua ultima stagione. Ideato da Lorenzo Bartoli e Roberto Recchioni, John Doe era apparso nel 2002 su alcune testate dell'Editoriale Eura, per poi avviare una serie regolare dal 2003 in poi.



John Doe è il nome dei cadaveri non identificati per la polizia americana; il protagonista infatti è un funzionario della Trapassati Inc., la ditta messa in piedi dalla Morte per gestire i decessi sulla terra.



I numeri dall'1 al 24 avevano narrato di come il protagonista si fosse ribellato alla sua padrona sottraendole la falce della morte per impedirle di scatenare  l'apocalisse assieme agli altri tre cavalieri.


I due anni successivi (25-48) John Doe detronizzare morte dall'incarico di Tristo Mietitore; finché in una battaglia finale egli è ucciso da loro figlio Mordred.


Dopo un numero di transizione, la terza serie dal 50 in poi vede John Doe tornare in un mondo dominato da Mordred, dove la morte è impedita, fino alla sua acquisizione di coscienza e a un nuovo piano per riprendere il potere.


Interrotto al 77 per volontà dell'Editore, John Doe riprende con questa nuova serie di 22 numeri che dovrebbe completare le avventure dell'eroe col  99. John Doe è ora divenuto Dio in un nuovo cosmo, identico al nostro, da lui generato: ma ovviamente il suo potere è minacciato dai suoi vecchi nemici. 


La serie si è quindi rivelata rivoluzionaria innanzitutto per una innovazione strutturale, ovvero l'adozione di un concetto stretto di continuity, che rimanda, più ancora che al fumetto americano, alle serie televisive di ambito sovrannaturale apparse sul finire degli anni '90. Da questo ne è derivata l'adozione di una scansione in stagioni all'incirca biennali, per un totale di quattro stagioni.



In un blog ermetico come questo, non posso non riscontrare un'apparente attenzione maniacale alla numerologia: due serie biennali 1-48, poi, quando la moltiplicazione del 12 avrebbe perso di senso, un numero di transizione al 49 e una nuova serie a metà dell'opera col 50; interrotta al 77, quasi il 75 fosse un po' banale, in modo da ottenere 99 = 77 + 22.



Innovazione, comunque, che si struttura sulla tradizione. Infatti, John Doe è in ogni aspetto un classico bonellide, ovvero fumetto non bonelliano ispirato alla struttura dei romanzi a fumetti della Bonelli editore. Anche l'adozione di tematiche esoteriche è un vecchio tema della casa di via Buonarroti (e, in fondo, del fumetto popolare tout court): l'arcinemico di Tex è il demoniaco stregone Mefisto, Zagor (1960) è di fatto un western esoterico, Martin Mystere (1982)  di Alfredo Castelli e Dylan Dog (1986) di Tiziano Sclavi sviluppano negli '80 due serie esplicitamente dedicate ai temi occultistici e orrorifici.



Rispetto a questo modello John Doe innova quindi soprattutto sostituendo al classico eroe tutto di un pezzo (Tex, ma anche Dylan Dog, che di Doe è indubbiamente un modello di riferimento) il simpatico figlio di buona donna ("John Wayne non mi è mai piaciuto", dichiarava John Doe nel primissimo numero della serie, a chi lo accusava di voler fare il ranger solitario).


Vero è che già il Tex del 1948 era un fuorilegge dal grilletto facile, tanto da assumere il nome originale di Tex Killer, poi sostituito di fronte al clima di censure che aleggiava sui comics italiani; ma sempre all'interno di un certo codice cavalleresco western che Doe sembra amabilmente ignorare. E poi, col tempo, il modello bonelliano è divenuto sempre più quello di un eroe a tutto tondo, come è per il personaggio di Dylan Dog, inguaribile loser romantico dalla parte degli ultimi e dei mostri.


Con John Doe, invece, entra nel fumetto avventuroso principale una figura di affascinante mascalzone occultista che rimanda soprattutto alla figura di John  Constantine (1985) di Hellblazer, il primo capolavoro di Alan Moore.


Nella nuova serie, anzi, gli sceneggiatori sembrano ancora più liberi, andando ad operare con leggerezza sul concetto stesso di divinità. Insomma, indubbiamente una serie interessante, che seguirò, riferendo eventualmente qui delle sue future evoluzioni.