At(c)omics


Matt Groening, "The Simpson" (1989)

Terza puntata relativa al tema del nucleare nella cultura popolare, questa volta dedicata ai fumetti.


 Buck Rogers (1928)

Il primo eroe "nucleare" a fumetti è probabilmente il primo protagonista di un fumetto di fantascienza, per molti versi il vero antesignano dei supereroi (come è evidente dall'immagine qui sopra): Buck Rogers, romanzo del 1928 che si avvia nell'anno precedente (per poi proiettarsi al futuro), trasposto in comics dal 1929. Buck è un veterano della grande guerra che lavora in un ente di controllo sulla radioattività: inviato a indagare su una caverna con uno strano gas radioattivo, le radiazioni lo proiettano di cinquecento anni del futuro, ma non gli danno particolari superpoteri

Il nucleare ha poi sempre goduto di un occhio di riguardo nei fumetti Disney. La figura di Einstein è precocemente acquisita dai comics: già nel 1936 il personaggio del professor Einmug è ispirata al celebre scienziato atomico, Nobel nel 1905, giunto in USA nel 1933, dopo l'ascesa al potere di Hitler (in Italia diviene il prof. Enigm).


Nella prima storia, Enigm vive dunque in una sua casa volante (chiara citazione di quella turris eburnea che è l'isola volante di Laputa in Gulliver, dove si rinchiudono i dotti separati dal pragmatico mondo comune...) grazie ai segreti dell'atomica, che ha scoperto. Topolino cerca di convincerlo a dare tale potere all'America, Gambadilegno intende rubarlo per una potenza nemica. Siamo a tre anni dalla guerra mondiale, e il massone Disney sa benissimo - e rivela ai suoi lettori in forma criptica - l'importanza strategica di convincere gli scienziati atomici a vincere ogni riserva sul dare il nucleare agli USA. Curiosamente, in un racconto di Buzzati del dopoguerra, col senno di poi, è il diavolo a convincere Einstein nei suoi propositi, con argomenti più astuti di quelli di Topolino. 


"Superman" (1939)

Il rapporto tra Superpoteri e Atomic Power diventa strettissimo nel fumetto supereroistico: fin dal golemico Superman (1938), l'alieno buono giunto da Kripton, il "pianeta nascosto", per difenderci dal male, il potere del superuomo può apparire una metafora del potere nucleare. Non a caso, Superman è piegato nei suoi poteri dalla kriptonite, una sostanza radioattiva ai cui influssi egli è particolarmente soggetto. In una sua storia del 1939, poi, egli rivela l'esistenza di un programma segreto del governo americano per usare a fini bellici l'energia atomica, alle cui radiazioni egli è però indifferente. Teoricamente, i servizi segreti interrogarono i due autori del Superuomo per la "fuga di notizie" non concordata; ma pare quasi una mossa volta ad accentuare il mito che non una vera sanzione, dato che in sostanza non si rivelava nulla di utile ad eventuali spie e si cementava il mito del nucleare quale superpotere USA.


"Atom" (1940; qui in una figurazione successiva)

L'anno successivo del resto appare di nuovo un supereroe dal nome "Atom", in cui però inizialmente il collegamento con il potere atomico è di tipo metaforico; solo nella ripresa dei '60 si stabilirà una connessione reale.

Dopo l'atomica del 1945, la guerra fredda si apriva nel 1947 con l'illusorio senso di superiorità atomico statunitense e le prime manifestazioni pacifiste antinucleari sposorizzate anche dai sovietici sotto il segno della colomba della pace di Picasso (quasi per distinguersi, Dalì non diede al nucleare uno scontato fattore negativo nei suoi quadri). Nel 1949 tuttavia anche l'URSS si procurò il nucleare e il terrore di una guerra atomica divenne concreto. Forse i superuomini della golden age declinarono per le censure di Wertham e McCharty (appoggiati con entusiasmo da Disney, che in fondo aveva da guadagnarci...) ma anche forse per la fine del senso di identificazione degli USA col superomismo di Clark Kent.


"Atomu" (1952)

Mentre declina momentaneamente il superomismo americano, nel Giappone di Hiroshima appare il capostipite del fumetto locale, che non a caso è atomico e deriva da un incrocio dichiarato del Topolino e del Pinocchio disneyani: l'"Atomu" (1952) di Tezuka, piccolo robot umanoide alimentato da un cuore nucleare.

Negli anni '50, declinanti i supereroi americani, Disney si distingueva intanto per il suo appoggio al nucleare: attrazioni atomiche vennero create in Disneyland (1955) e il video propagandistico "Our Friend the Atom" (1957) diffuse l'immagine di un nucleare benefico e favorevole all'umanità. Il nucleare è però ancora personificato in un genio della lampada di incredibile potere ma dall'aspetto inquietante.


"Atomino Bip Bip" (1959)

Nel 1959 il grande autore Disney italiano Romano Scarpa partecipò allo spirito filoatomico disneyano facendo ingrandire dal professor Enigm un piccolo atomo, che divenne il simpatico Atomino Bip Bip, subliminale mascotte nucleare veramente simpatica e accattivante. Ma ormai anche il fronte avverso non era più antinuclearista, nè sotto il profilo bellico che quello pacifico: e lo scrittore per ragazzi Gianni Rodari (il sistema comunista usò ma non amò molto il fumetto), legato al PCI, realizzò storie illustrate sul quasi omonimo "Atomino, Atomo Bambino" nei primissimi anni Sessanta.


Peter Parker e il Ragno (1963)

La seconda generazione dei Superuomini degli anni '60, legati alla Marvel di Jack Kirby e Stan Lee, porranno il nucleare in una luce più ambigua. Dai Fantastici 4 agli X Men, da Hulk a Spiderman, morso quest'ultimo proprio da un ragno radioattivo, questi eroi sono dei mutanti. Certo, il nucleare ha la positiva caratteristica di generare superpoteri: anche nei fumetti comici, dove si rispolvera "Atom" nella divertente "Atom Ant" (1965) di Hanna e Barbera, formica dotata di superpoteri dalle radiazioni atomiche.


 "Atom Ant" (1965)
Del resto, nel 1962 la crisi di Cuba fa percepire a tutta l'opinione pubblica la vicinanza del rischio di un olocausto atomico, telefoni rossi o meno.

"Cronache del dopobomba" (1973)

Lo spirito del '68 degli Underground Comics diffonde anche nei fumetti dei '70 uno spirito antinucleare più marcato. Nel 1973, le durissime "Cronache del dopobomba" di Bonvi riprendono l'opera letteraria di Philip Dick di dieci anni prima (che aveva già ispirato il film di Kubrick dal titolo quasi omonimo, nel 1964), un capolavoro di umorismo acido e radioattivo forse insuperato nel genere, mentre anche da noi giungono i megarobot giapponesi dei '70, con le loro tremende distruzioni nucleari. 


"Akira" (1982)

Manga e Anime degli anni '80, più riflessivi e meno strettamente commerciali, trattarono ampiamente del tema di un futuro postatomico come nella Tokio cyberpunk di "Akira" (1982) e nel fantasy di "Nausicaa" (1982).

Nell'ambito del fumetto americano, la crisi del supereroe negli anni '80 si accompagna  sempre al tema nucleare nelle sue opere più importanti, tornato di moda dopo lo scudo spaziale di quel cowboy di Reagan. Postnucleare è la New York di "Ronin" (1983) di Frank Miller, il nucleare minaccia la Gotham del suo "Batman" (1986) e il mondo della sua "Elektra" (1987). Alan Moore, il gran maestro inglese, realizza il suo "V for Vendetta" (1982) in un Inghilterra post-nucleare, e nel suo capolavoro "Watchmen" (1985-1986) rende esplicito il parallelo, incentrandolo sul suo uomo-bomba atomica, il Dottor Manhattan, reso un superuomo da un esperimento nucleare militare e da allora uomo cardine della difesa statunitense.

Nel fumetto italico bonelliano gli '80 la svolta verso la science fiction e la modernità si accompagna al tema (anti)nucleare. Martin Mystere (1992) di Castelli indaga i misteri di Atlantide, distrutta da un olocausto nucleare e tenuta segreta perciò dagli uomini in nero (secondo le tesi, risalenti al 1961, dell'esoterista francese Pauwels).


La catastrofe di Chernobyl (1986), determinante nel crollo del sistema sovietico, causò anche nel fumetto un boom di tematiche "verdi", a volte fin stucchevoli, incluso in primis quel Topolino un tempo nuclearista, anche se di solito più ecologiche ad ampio raggio che strettamente anti-atomiche, ma anche l'italico Dylan Dog (1986) di Tiziano Sclavi, malinconico vegetariano e animalista a spada tratta, si occupa del nucleare  già nel suo primo almanacco, "Dopo il grande splendore".

Il frutto più genuino di tale fioritura è comunque indubbiamente l'Homer Simpson (1989) di Matt Groening,  l'affidabile custode di una centrale nucleare: il definitivo inetto dell'arte novecentesca.