La Fata Verde

Foto di Bruno Capellino

Si inaugura domani alle ore 18, presso l'Antico Palazzo di Città di Mondovì Piazza, la mostra di pittura, poesia, scultura e fotografia "La fata verde", che resterà poi aperta dall’11 al 26 giugno 2011 e sarà visitabile dal martedì alla domenica dalle 15,30 alle 19,00.

La mostra è organizzata da un gruppo di artisti monregalesi miei amici ed ho collaborato anch'io in parte all'esposizione, elaborando la presentazione critica degli artisti che è stata utilizzata per un mini-catalogo della mostra, in cui viene anche presentato per la prima volta il nuovo sistema urbano integrato della promozione turistico-culturale monregalese, un progetto di rilancio della città cui l'amministrazione tiene molto. In rete le schede si trovani sul sito del comune di Mondovì e su alcune testate locali online, ma col tempo posterò le quattro schede anche qui. Tra le altre cose, questo primo post sulla "Fata Verde" è il primo ad essere identificato tramite geo-tag, grazie alla nuova funzionalità di Blogspot.

L'esposizione è quindi dedicata all'Assenzio, noto anche come Fata Verde per gli iniziati. Per citare le parole degli artisti stessi, "Scrittori, musicisti, poeti, pittori, scultori, attori, sono stati attirati e conquistati dall’assenzio. Il liquore, per la sua potente attrazione, viene ben presto chiamato la “Fata Verde”, perché come tutte le fate affascina e attrae e, come tutte le fate nasconde un segreto, cela una trappola". Una mostra che rientra quindi a buon titolo tra le multiformi manifestazioni della Mondovì esoterica.

L'assenzio come bevanda dei decadentisti, degli esteti, degli scapigliati, dei bohemiens, dei simbolisti; dei teorici dunque della sinestesia e della fusione tra le arti. Difatti le opere dei quattro autori, tutti in qualche modo influenzati dal simbolismo e dalla surrealtà, sembrano compenetrarsi in un dialogo visuale di parole e immagini. 

Il pittore Gianni Bava presenta le sue poesie vivificate da interessanti - e a tratti inquietanti - elaborazioni grafiche, mentre il poeta Alessandro Dattola illustra le proprie liriche richiamando le reminiscenze diella propria formazione artistica in inserti materici di chiavi, attrezzi, fiori, stoffe e carte che vanno a commentare le singole poesie incorniciate, in una preminenza di oggetti metallici che pare rimandare ai lavori su ready made  ferrosi dello scultore Gianni Maunero, fusi forse col fuoco alchemico congelato nelle fotografie di Capellino, variazioni astratte sul tema del rosso colto in fluorescenze fluttuanti ed informali.

In queste radiose giornate atomiche non posso esimermi dal ricordare che "erba amara", cioè Assenzio, è  infine il nome stesso di Chernobyl, cosa su cui molto ha cabalizzato il mondo occultistico negli ultimi tempi. Ma l'argomento è interessante e merita un approfondimento: avrò modo di riparlarne.

Il link del PDF del pieghevole sul sito del comune di Mondovì, salvo cancellazioni, è qui.