L'Ultimo Terrestre


L'Ultimo Terrestre (Fandango)

Allerta spoiler, as usual.

Visto lunedì al cinema "L'ultimo terrestre" di Gianni Pacinotti, tratto da un fumetto di Giacomo Monti. Da molto il cinema italiano non tornava sulla fantascienza, sia pure sempre interpretata in chiave intimista come in questo caso; il precedente film di una qualche importanza che mi viene in mente è "Nirvana" di Salvatores, che risale però al 1997, quindici anni fa. Certo, ci sono le produzioni di nicchia, ultimamente con un'opera  profondamente esoterica come quella di Varo Venturi, "Sei giorni sulla Terra" (che devo sempre visionare), di pregevole realizzazione, a quanto mi dicono. "L'ultimo terrestre" comunque, è forse il vero film ermetico della stagione. 

Nonostante sia incentrato sulla deprimente vita del protagonista cameriere in un Palabingo, specchio ovviamente, agli occhi del regista, del declino dell'Italia contemporanea, questa particolare visione psico-sociologica tipica dell'italico cinematografo diviene però anche la cartina al tornasole per leggere i messianici e apocalittici invasori alieni, che non sono un puro pretesto narrativo.



La cosa più singolare, sottotraccia, è l'insistita dimensione religiosa: il film si apre con lo sprezzante parere radiofonico di un sacerdote di provincia sull'invasione aliena, prosegue con la pericolosa speranza di alieni che "premino i buoni, puniscano i cattivi" nelle ingenue attese della fanciulla amata dall'alienato protagonista.

Le aspettative si rivelano esatte quando gli extraterrestri inceneriscono, in un sindonico lampo di luce, i due mercanti del tempio che fanno soldi col merchandising ufologico (proprio mentre i due multilevel marketers constatano, cinicamente, che le magliette degi ufi hanno appena battuto Cristo 2 a 1).

Ma anche questa sua lettura è ipotetica: a quanto sappiamo, i grigi non hanno in verità punito nè il padre, nè i colleghi di lavoro dell'eroe, entrambi assassini, a colpi di pietra, di sventurate figure femminili (il parallelo evangelico è ulteriormente accentuato).

Un rovesciamento, questo, pare, della "Visita al padre" di Lino Aldani, testo fondante della scientifiction nostrana, in cui il marxistico scrittore di fantascienza condannava la civiltà urbana salvando, nonostante i limiti e le asperità, quella contadina. Qui entrambe sono condannate nella loro insussistenza prima che nella loro malvagità, il padre agreste quanto gli squallidi croupier da sala bingo.

Il film si chiude si chiude col protagonista che, solo (gli altri, anche l'amata, sono fuggiti, preda del terrore evangelico del "chi è senza peccato scagli la prima pietra") osserva compiaciuto l'avvicinarsi della tempesta dei grigi angeli vendicatori del Dies Irae.

Ma forse anche questo suo desiderio di distruzione purificatrice dell'umanità è illusorio, e i grigi, coi loro complessi e indecifrabili piani, sono ancora solo gli scaltri ed enigmatici robot dna-programmati della più classica ufologia contemporanea.