Futurama Futurista




Startling Comics e Bender.

Va in onda in questi giorni in Italia l'ultima stagione di Futurama (1999), il geniale cartoon di fantascienza di Matt Groening, il vulcanico creatore dei Simpson (1989).

Secondo il mito ufficiale, Futurama inizia da qui, dalla sovrastante cover di Startling Comics del 1948, nell'età dell'oro dei b-comics. Bender, l'eroe robotico della serie,  rapisce compiaciuto una discinta fanciulla (tipico di lui, del resto), forse approfittando di uno dei suoi numerosi viaggi nel tempo a scopo di saccheggio.

Una dichiarata filiazione dall'ingenua space opera dei pre-code comics (i fumetti americani prima del giro di vite censorio del 1954, per i non appassionati...), a sua volta erede dalle Pulp Stories delle decadi immediatamente precedenti, da Amazing Stories (1926) in poi.

Quel nome, però, mi stuzzica una delle mie classiche, rapide ricerche, volta a vedere quanto di Italia ci sia nella SF di oltreoceano: perché quel Futurama evocato dal titolo è troppo invitante per non poter essere un rimando al Futurismo italico..




Un Futu-Roma, appunto, come nel titolo rimasterizzato delle immancabili vacanze romane dei protagonisti della serie. Ma Roma - l'Italia tout court, di solito, nelle serie USA, come (con più ragione) Parigi è la Francia - appare fin dal primo episodio della serie, mentre si mostrano i festeggiamenti per il 2000 (e poi, ovviamente, del 3000, dopo il risveglio dell'eroe Fry dall'ibernazione).




In verità la prima città italiana ad apparire nella seconda serie è però Pisa. La torre di Pisa, rubata dagli USA per Monument Beach, viene distrutta da una invasione aliene. Nel 3001 la torre viene riedificata, e viene nuovamente distrutta dall'improvvido intervento dei nostri eroi.

Forse tutto ciò cela una doppia citazione: in un racconto di SF per ragazzi di Rodari, gli alieni rubano la Torre di Pisa; e la Torre di Pisa è la prima apparizione dell'Italia in un fumetto, nell'americano Happy Hooligan.

Poi, certo, è il monumento italico per eccellenza nell'immaginario collettivo: un progetto ambizioso, esteticamente affascinante, ma sostanzialmente fallito, e che tuttavia si regge miracolosamente in piedi. Insomma, una perfetta metafora del nostro paese nella percezione mondiale.

In ogni caso, se prendiamo per buona l'ipotesi di una citazione non generica ma precisa, sarebbe il segno di una attenzione all'Italia decisamente particolare: derivante, forse, appunto, dalla suggestione del Futurismo in qualche brainstorming redazionale. Il futurismo era citato, del resto, sia pure di sfuggita, ne "The Gernsback Continuum" (1981), il racconto di William Gibson che dà inizio, nei primi anni Ottanta, al cyberpunk dove - come in Futurama... - un uomo di fine ventesimo secolo si trova catapultato (a tratti) in un futuro alternativo dove il mondo immaginato dalla SF anni '20 è diventato realtà.




Ma torniamo a Roma: i nostri eroi, nella serie, ci andranno relativamente tardi, appunto solo in questa sesta stagione. L'opera cita il Da Vinci Code, con un  Leonardo, sopravvissuto fino al 3000 e celebrato come creatore di mirabili macchine steampunk. Il tema fanta-religioso viene lasciato fuori, cosa che è singolare, perché Futurama non è certo un cartone animato per bambini e la satira fantareligiosa è al centro del suo umorismo al vetriolo.





Il tema è trattato comunque altrove nella serie, dove Roma è però anche la sede della Chiesa Cattolica Spaziale (Space Catholicism), che ha la sua sede in Vaticano. Cattolico vuol dire "universale", qui nel senso più letterale del termine: il papa è infatti un alieno, per la precisione un rettiliano, dall'aspetto del classico "coccodrillo Disney" lievemente rimasterizzato.


Una chiara allusione alle teorie che vedono intersecata la storia della chiesa alla storia ufologica mondiale; in verità il complottismo alieno vede la Chiesa e l'Occidente legati, tramite gli Illuminati, agli alieni Lux, creature così avanzate da essersi slegati da ogni forma corporea, esistendo come pura luce; mentre i rettiliani, avanzatissimi ma ancora corporei, si sarebbero legati alle fazioni poi infatti perdenti, il nazismo prima, il comunismo poi. Tuttavia il contrasto Lux-Rettiliano, come il conflitto USA-URSS, è una guerra fredda dove i due attori, in verità, sono spesso alleati nello scopo comune di controllare il mondo; e un papa rettiliano non è affatto da escludere.




Lo Space Pope è comunque un personaggio piuttosto ambiguo. Lo vediamo ad esempio celebrare il matrimonio del figlio di Don Bot, il leader della mafia del quartiere di Little-Bitaly nella New York del futuro. Questo rafforza quindi l'idea che il quartiere non sia altro che la continuazione della Little Italy in chiave, ora, robotica e, similmente, collegata al Vaticano tramite i fili segreti di qualche "Vatican Connection". Cosa questo comporti, per ora, non è dato di sapere. Chissà se future puntate della serie offriranno nuovi elementi, o la connessione tra i rettiliani (cattolici) e i robot resterà inspiegata.






Indubbiamente, però, Bender e gli altri robot futuramici sono una filiazione (diretta o indiretta? difficile dirlo...) delle marionette automiche dei Balli Plastici di Ferdinando Depero, autore futurista ampiamente apprezzato, fin dagli anni '20, anche negli USA. Il prototipo di Bender è un po' anche figlio suo, e per suo tramite discendente, benché remoto e indiretto, del pilastro del futurismo che campeggia anche sui nostri venti centesimi di euro: le forme uniche nella continuità dello spazio di Boccioni. Ora che ci penso, quei 20 cent sono forse un retaggio della quota AN del governo Berlusconi nel passaggio all'euro, ma per una volta la citazione mi trova concorde.