Dylan Dog 331 - La morte non basta





LORENZO BARBERIS.



(Spoiler alert as usual)



Il 331 di Dylan "nuovo corso", sceneggiatura di Giovanni di Gregorio, disegni dei fratelli Cestaro, continua nella cover a riprendere robustamente la Pop Art, in questo caso i celebri ritratti in serigrafia di Warhol, il più celebre dei quali è quello dedicato a Marylin, nel 1963. Essendo l'attrice appena morta in quell'anno, la citazione è pertinente, e si collega alla riflessione sul rapporto morte-arte-bellezza già propria del patron della Factory.



Il titolo sembra fondere due 007 recenti, con Pierce Brosnan: "La morte può attendere" e "Il mondo non basta", tra 1999 e 2002, ma descrive anche perfettamente il tema dell'albo.







Che poi, Recchioni, il nuovo curatore, ha altrove dichiarato la fine del citazionismo, che aveva caratterizzato il Tarantino della metà dei '90 e il suo John Doe, rifiutando ad esempio questa chiave di lettura per il suo "Orfani" (che non è, infatti, citazionista). E in fondo concordo che la caccia alle citazioni spesso è sterile. Tuttavia, è un gioco letterario che mi diverte moltissimo, quindi non ci rinuncerò, al di là del suo significato più o meno forte.











La cover è stata anche criticata dalla "old guard" dei lettori, anche per l'effetto ritenuto da alcuni impreciso sulla "morte rossa". Ancor più critica era stata l'accoglienza di una ipotetica "copertina viral" creata prima dell'uscita del numero, ispirata a Vertigo. E in effetti all'inizio l'albo di Dylan può avere un che di Hitchcock, con l'investigatore turbato da una situazione paradossale.







L'albo infatti si apre con Dylan che si vede la fidanzata investita sotto gli occhi da un camion della Lempicka Flowers, che uccide la fidanzata Gloria Swan (che non sembra Gloria Swanson, quindi in questo caso la citazione salta); 1984-2014, RIP trentenne Gloria.







Dylan a questo punto lancia inconsapevole il suo suggerimento alla morte, lamentando che "aiutiamo quella bastarda a fare il suo lavoro".



La morte fa quindi ritornare la fidanzata di Dylan, che lo raggiunge per un ultimo amplesso prima di andare a compiere il suo dovere; Dylan parte però all'inseguimento (fermato da un camion della Akab and Bikker, a p. 22. Se i camion sono importanti, o si cita Moby Dick, o si allude che A.C.A.B.) e rivedere Dylan ferma Gloria dal compiere l'omicidio concordato.



Ricomincia così la solfa dei ritornanti, con situazioni di divertente humour nero. Interessante notare che il gioco metaletterario si sviluppa sul senso del lavoro: assunti dalla morte per eliminare l'eccesso di morti da smaltire, rispecchiano i propri automatismi lavorativi.







Fever firm: a p. 43 una donna con borsa Tally Weill.



La donna licenziata e suicida torna sul posto di lavoro e uccide non il capo, ma quella che ha preso il suo posto (e poi chiede indietro il lavoro...); lo yuppie bastardo "si porta avanti col lavoro" e non fa fuori solo la persona indicata, ma tutti i presenti; il maggiordomo che torna ad uccidere il padrone, perché è "imperdonabile che la lasci uccidersi da solo, sir"; il capitano d'industria che uccide il figlio pur di non lasciargli in eredità il suo impero.



Intanto però Dylan Dog decide di indagare sull'uomo risparmiato da Gloria, mentre Groucho legge il Times che titola sul papa: "Pope orders inquiry into child abuse at Ealing" (p.58). Si tratta di quest'articolo qui, sugli abusi sessuali ecclesiastici in Inghilterra. Certo scelto non a caso.



Comunque Dylan raggiunge la casa del vecchio, e intuisce che vengono uccise persone prossime alla morte: la Morte stessa lo raggiunge e gli rivela che ha stretto dei contratti coi morti dietro suo consiglio involontario, ricevendo migliaia di curriculum.



Una cosa alla The Reaper, insomma, con storme di persone ansiose di tramutarsi in tristi mietitori. In fondo, anche nell'aldilà infuria la ricerca di un lavoro purchessia...



L'unico dubbio riguarda il fatto che i killer assoldati dalla morte dovrebbero possedere armi speciali, in grado di essere validi sostituti della Falce per antonomasia. Altrimenti, l'omicidio da essi compiuto cambierebbe solo la tipologia di morte, ma non toglierebbe lavoro al mietitore.



Curioso che Recchioni, che del Death Magick ha fatto il centro del suo John Doe, non abbia inserito in fase di revisione un minimo accenno alla cosa. Ma forse va nella linea di evitare gli "spiegoni" di bonelliana memoria.



Significativo invece il fatto che il curatore, sia pure ironicamente, abbia adombrato di rendere la morte "un personaggio fisso" di Dylan, dato l'eccesso della sua presenza nelle ultime sceneggiature, avvicinandosi anche qui al suo uso prediletto di concetti personalizzati (tra cui Morte, in John Doe, riveste un ruolo centrale).