Happy Makers 2












LORENZO BARBERIS.





In un post precedente, festeggiavo un anno di "Margutte". Ma c'è un'altra iniziativa culturale sorta a Mondovì nello stesso giorno, il 18 maggio 2013: Happy Maker Station, l'evento dei Makers di area monregalese, la cui prima edizione si era tenuta presso l'Antico Palazzo di Città.





Quest'anno l'evento è slittato al 24-25 maggio 2014, in concomitanza col weekend delle elezioni europee; la cornice è l'Academia Montis Regalis, altra eccellenza monregalese in ambito musicale che però spesso apre i suoi spazi per mostre ed esposizioni.





I Makers si qualificano come gli alfieri di un artigianato di altissima qualità, che non esclude, ove necessario, l'uso della tecnologia e presuppone una notevole sperimentazione, permettendo, tramite l'uso di tecniche artigianali, la creazione di prodotti estremamente personalizzati.


Il movimento dei Makers nasce negli anni '90, in America, nella cultura dell'autosufficienza e del risparmio delle risorse, che vedeva in negativo lo spreco connesso alla produzione industriale fordiana. La diffusione europea del movimento risale ai primi anni 2000, e ha un boom con gli anni '10 in seguito alla crisi del 2008 che porta a ripensare il modello industriale prevalente.


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Incisione in mostra a HMS 2





La tradizione artigianale ovviamente ha, nel tessuto europeo, una radice ancor più profonda rispetto agli USA, che nascono in parallelo alla prima rivoluzione industriale, a fine '700.





A Mondovì, ad esempio, esiste una profonda tradizione della stampa, essendo la città il primo centro tipografico del Piemonte, nel 1472, e uno dei primi centri in Europa a sviluppare la tradizione del libro illustrato, in funzione del gusto della committenza del luogo.





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Una tradizione che nella mostra è ben rappresentata dalla presenza di incisori e dei laboratori di Pirouette Press, ad opera di Roxy Columbus, che collabora anche col Museo della Stampa monregalese.





Anche la ceramica, l'altro grande polo della tradizione artistica monregalese, testimoniata anche dal relativo museo, è omaggiata con un laboratorio di raku.





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Molto ricca è poi la presenza delle più disparate forme artigianali, raccolte nelle tre sale a pian terreno dell'Accademia (nella sala di sopra, in particolare, ci ha colpito il singolare architrave "a gancio" che attraversa l'arco della volta).





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Si tratta di creazioni molto belle, molto originali, che rispecchiano lo spirito del Makers Movement: artigianato, ma con la tendenza alla sperimentazione e all'innovazione. Impossibile riportare tutto: a titolo di esempio, ci pare eccezionale questa lampada a dodecaedro, come anche, vedi sotto, le magliette di Rama indossate da questo modello-bafometto.





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Rama è indubbiamente la scoperta più interessante di questo Happy Maker festival: le sue opere hanno un retrogusto psichedelico decisamente affascinante, qualificandosi inoltre come opere dotate di una forte originalità, e non pura ripresa dello spirito dei '70.





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Ma ovviamente l'esposizione ha visto la presenza di altri innovativi autori monregalesi, di cui abbiamo già parlato su queste pagine o altrove.



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La fotografia è rappresentata da Ugo Blengini, con i suoi seducenti ritratti femminili.





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Presente anche Marco Roascio, con le sue consuete rielaborazioni "cabalinguistiche" di manifesti cittadini.





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La mostra è stata anche l'occasione di una collaborazione tra Roascio e Rama, con la rielaborazione di un manifesto della recente Fiera di Primavera monregalese (di cui sopra vi forniamo un dettaglio particolarmente significativo).





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Il tutto faceva un bel contrasto con questo dipinto di gentiluomo dei primi del '900, che sembrava fissare la scena con aria vagamente sprezzante. Oggetto di antiquariato o arredo dell'Academia Montis Regalis ospitante? Non è dato di saperlo, data l'assenza di didascalie esplicative, ma forse quest'ambiguità contribuisce al suo mistero. E, in generale, al fascino dell'esposizione, in grado di offrire nella sua effimera presenza un tocco in più di creatività a Mondovì, città ricchissima di risorse talvolta poco note ed esplorate.





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