Cuneogotica





LORENZO BARBERIS.



Il progetto artistico CuNeoGotico, che sta coinvolgendo in questi anni la nostra Provincia Granda, ha il merito di svecchiarne in parte la cultura estetica, ma anche di farci riscoprire il gotico sommerso della Provincia stessa. Non che sia un gotico celato: ma come la Lettera Rubata di Poe, spesso si ignora proprio ciò che è in bella vista.



La riscoperta del gotico cuneese - specie attorno a Mondovì, la mia città, che è forse il centro principale di emanazione gotica, con la sua antica diocesi trecentesca - è un obiettivo che ho spesso perseguito in questo blog, con uno sguardo non limitato, diciamo, al puro culto devozionale, ma volto anche a indagarne gli aspetti eretici, ermetici o comunque "non allineati".



La mostra de "Le Camere Oscure", all'interno del CuNeoGotico, ha fatto riscoprire ad esempio lo spazio museale legato alla Chiesa di San Francesco a Cuneo. Edificata nel '200, e migliorata nel corso del '400. La pagina di Wikipedia, con tutti i limiti di questo sito, è per una volta eccezionalmente ampia ed esaustiva, e quindi rimando qui per uno studio più sistematico. Qui mi limiterò a una piccola raccolta di dettagli, con qualche annotazione personale.















L'unico ciclo relativamente ben conservato è quello dei dottori della chiesa, sia pure con uno dei quattro completamente cancellato e varie parti mancanti negli altri tre.







Il resto del ciclo di affreschi purtroppo è andato nel corso del tempo completamente scialbato, e recuperato solo in minima parte in anni recenti, rimuovendo la copertura a scapito di un inevitabile danneggiamento degli affreschi stessi (notare anche l'imponente stemma nobiliare apposto nel bel mezzo dell'Entrata in Gerusalemme). Si è quindi recuperata la Storia della Passione di Pietro di Saluzzo, del 1472, che offre un significativo esempio delle decorazioni gotiche del complesso.









Spesso gli affreschi cancellati rispondono, almeno nel monregalese, a quelli presentanti figurazioni eterodosse, che la chiesa, con i suoi ordini inquisitoriali centrali, aveva poi ordinato di eliminare.

Il bacio di Giuda che porta all'arresto di Cristo, curiosamente, vede protagonista più la soldataglia romana che non gli ebrei, come tipico nel tema antigiudaico che torna nei dipinti seguenti. Due cartigli imbastiscono, anche qui, un dialogo tra Cristo e Giuda. L'affresco comunque è, di nuovo, molto danneggiato.









 La flagellazione di Cristo, come al solito, presenta invece un vistoso tema antigiudaico, in quanto i torturatori di Cristo sono mostrati con vistose fattezze e vestiti ebraici. In basso a destra, il gallo canta tre volte mentre Pietro nega di conoscere Gesù davanti alla vecchia locandiera, con tanto dei soliti, protofumettistici, cartigli. Si tratta di un sotto-tema raramente presente in questo episodio della Passione, forse legato a un omaggio di Pietro di Saluzzo al suo santo protettore.







Se il ruolo ebraico nella Passione è evidenziato, come normale, grande centralità è data anche a Ponzio Pilato, di solito non così evidente. E' proprio lui il protagonista della salita al Calvario, sormontando la consueta scena dell'esercito demoniaco che conduce Cristo al Golgota. Accanto alle consuete insegne del Drago, condotte da ebrei trombettieri distinguibili per i neri cappelli medioevali a punta, notiamo anche un drappo rosso con scritta SPQR, portato dal cavaliere con berretta rossa che guida il corteo (soldati romani chiudono la processione, aperta dagli ebrei). Anche qui, una sottolineatura del ruolo dell'Impero nella passione, solitamente sottodimensionato. Il procuratore della Giudea è raffigurato nell'atto di lavarsi le mani, episodio ovviamente precedente ma che ben si assomma a questa scena.



Curiosa la presenza di una donna, quasi certamente Claudia Procula, la moglie di Pilato che lo avvertiva di non avere a che fare con quell'uomo per un suo sogno premonitore. Sarebbe interessante, che qui, sciogliere i cartigli del dialogo, ma servirebbero foto di ben altra qualità.











Completa il ciclo la raffigurazione della morte di Giuda, che non era stata cancellata, e che certo è l'immagine più gotica. Prima il traditore cerca di restituire i trenta denari ai sacerdoti del Tempio, che rifiutano sdegnosi, quindi si impicca, e il diavolo giunge immediatamente a rubargli l'anima dal petto. Notiamo che, nonostante la tragicità della scena, non si rinuncia al diavolo medioevale "che del cul fece trombetta", come avrebbe detto Dante nella Commedia. Molto interessante notare che, come spesso accade, il volto del demonio è cancellato, con un deturpamento intenzionale.



Qui il caso è più affascinante che altrove, perché i dipinti della volta vengono imbiancati, ma non si coglie l'occasione per cancellare anche Giuda, come sarebbe semplice fare. Però, al tempo stesso, viene eliminato il volto del diavolo: e non può essere un intervento facile, perché si trova decisamente in alto, raggiungibile solo con un'alta scala. Si tratta quindi di un intervento abbastanza ufficiale. Perché?



Il mistero, probabilmente, è irresolubile. Eppure quell'immagine gotica ci inquieta proprio per tramite di quell'assenza.