Dylan Dog 334 - La paga dell'inferno.





LORENZO BARBERIS



(Spoiler alert, as usual.)



Lo scorso mese DD aveva visto l'eccelso numero 333, "I raminghi d'autunno" di Celoni autore completo (il secondo "fumetto d'autore" dopo "Una nuova vita" di Ambrosini, all'esordio della Fase Uno del Rinascimento Dylaniato di Recchioni...), apprezzato anche online come reale punto di svolta di una fase uno che volge a conclusione.



Non a caso, forse, è anche il numero con cui si è fatto coincidere l'aumento di prezzo, indorando la pillola di una mossa sempre poco gradita (anche se, ovviamente, va ribadito che il prezzo dei fumetti Bonelli è, in assoluto, decisamente basso).









Anche questo n. 334 mantiene le aspettative. La copertina è citata dal Django di Tarantino, citazione che ovviamente rimanda alla nuova fase di un Dylan postmoderno e che è appropriata per una vicenda in cui Dylan Dog è posto sotto contratto dal Burocrate infernale a due facce, e costretto a indagare su un misterioso "serial killer di morti" all'inferno.







La sceneggiatura è di Giovanni Di Gregorio, i disegni di Daniele Bigliardo, due nomi ricorrenti della lunghissima "età di mezzo" tra l'Età dell'Oro sclaviana e il possibile rinascimento di Recchioni.



Tuttavia la storia emerge come dotata di una sua relativa originalità, non priva di un azzeccato gusto splatter. Volendo, molto simile a "La morte non basta": anche qui abbiamo una turbativa nei piani alti delle potenze sovrannaturali: nel caso precedente Dylan la causava, qui la risolve.









Molti hanno colto un curioso colpo profetico dell'albo stesso, in cui si parla del giocatore Suarez in connessione al "gossip finale" di un telegiornale. Suarez infatti ha morso, come noto, il difensore Chiellini nella partita dei mondiali 2014 in cui l'Uruguay ha eliminato l'Italia dal girone (infernale). Non nuovo a questi gesti, Suarez si è così confermato e rivelato a tutti come un possibile giocatore horrorifico, vampiro o ancora meglio zombie a malapena ripulito.



E' curioso poi, e più degno di analisi, un elemento metaletterario: l'aumento di prezzo è stato comunicato con la pubblicazione della cover prezzata di questo numero: la paga dell'inferno è aumentata, appunto. Recchioni, in "John Doe", il suo fumetto principe, ironizzava sui lettori come "alte sfere" in grado di condizionare le sorti di un fumetto, i metaletterari "Superiori Sconosciuti", per usare un termine ermetico, che sono i massimi signori e padroni di ogni universo letterario, ancora sopra gli Autori che, alla fine, sono Demiurghi alla loro obbedienza: se la maggior parte dei Lettori abbandonano l'opera, l'universo letterario muore.








Questo mese vede anche Dylan a Torino, con mostra di Brindisi 


e relativa illustrazione metanarrativa anch'essa.
Dylan in una storia nella Torino ermetica sarebbe fantastico
(forse fuori dalla serie regolare qualcosa c'è, non saprei).



Non solo in senso strettamente pratico, com'è vero nel fumetto seriale, per cui in Bonelli, ad esempio, la serie entra in crisi sotto un punto di pareggio di 30.000 copie (circa, non sono così addentro ai dettagli); ma anche a livello semiotico, dove Eco dimostra - all'interno di quel sistema di riferimento - che non è possibile prescindere da un Lettore Ideale, derivante necessariamente da una sommatoria di lettori reali (per semplificare).



Il fatto stesso che si sia duplicata un'opera di recente pubblicazione potrebbe assumere un carattere dichiaratamente metaletterario: "La morte non basta", e infatti l'opera ritorna per illustrarci il meccanismo della "Paga dell'Inferno".



Il Burocrate a due facce, ricorrente figura sclaviana, assume Dylan Dog pagandolo per i suoi servigi ("non voglio debiti con quest'uomo", rivela sul finale) ma minacciandolo di morte nel caso non risolva il caso, individuando il serial killer che sta eliminando i dannati.



Se volessimo costruire una impossibile (perché la storia è precedente a tali vicende) ma suggestiva allegoria, Dylan Dog è qui Recchioni stesso, chiamato dal Lettore Ideale (il Burocrate) a risollevare la testata dalla crisi. I singoli Albi sono i Dannati, "uccisi" da fattori misteriosi che egli deve scoprire e risolvere. Alla fine, come si scopre che sono le stesse gerarchie infernali ad essere colpevoli, si potrebbe ipotizzare in questa tesi che il colpevole sia l'Ipocrite Lecteur stesso (mon semblable, mon frere) che da un lato chiede di essere stupito, dall'altro protesta per ogni innovazione che mina la tradizione rassicurante. Un mostro a due teste, proprio come il burocrate stesso.



Non credo che tale allegoria barocca sia nell'intentio autoriale, e probabilmente ce l'ho vista per i miei studi forzati delle acudezas dei Secentisti. Se fosse, Recchioni avrebbe costruito, in fase di revisione, un piccolo capolavoro dissimulato.








La meravigliosa cover di LRNZ per il Color Fest estivo,
purtroppo rovinata a mio avviso dalla grafica
(che, almeno nel mio caso, comporterà il non-acquisto).




Insomma devo dire che questa fase uno che volge al termine, tranne singole sorprese negative da cestinare nei dintorni di "Trash Island", mi ha decisamente soddisfatto. Ma da buona bestia bicefala quale è ogni lettore, la soddisfazione porta in sé un timore, ovvero di un eccessiva tramutazione nella Fase Due che, invece di perfezionare l'equilibrio raggiunto, ecceda nel trasformismo e nella attualizzazione.



Comunque, staremo a vedere, ben contenti per ora di pagare la paga del nostro personale inferno quotidiano. E, grazie a Dylan, mensile.