Dylan Dog 336 - Brucia, Strega, Brucia





LORENZO BARBERIS



Spoilers Alert As Usual.



E così siamo giunti al 336 di Dylan Dog, l'ultimo della Fase Uno del Rinascimento Dylaniato.



La storia, di Giuseppe De Nardo, è una rielaborazione del mito di Twin Peaks, di cui riprende i gufi (nell'iconica copertina di Stano) e il paesino di Greenhaven (Witchaven) come comunità all'apparenza felice ma in verità attraversata da conflitti e sovrannaturale.



La città sorge attorno a Stake Square, la Piazza del Rogo, dove venne bruciata Hazel, la Strega. La città è rifugio di Ugonotti, che se non sbaglio appaiono talvolta nelle storie di Dylan Dog. Curioso, perché gli Ugonotti francesi - sostanzialmente calvinisti - avevano enclave in Italia, ma in Inghilterra è più facile trovare, nel periodo della riforma, persecuzioni anticattoliche. Vero è che le varie confessioni protestanti erano spesso in lotta anche fra loro, quindi va bene.









La scena iniziale è bella, ma spoilera un po' il ruolo della strega (gli occhi della statua che si animano sono una sottolineatura forse eccessiva). La storia prosegue in modo scorrevole ma - forse sulla base di una eccessiva "telefonata" iniziale - un po' prevedibile. Il sacerdote del luogo, padre Marshak (nome che rimanda a un celebre rabbino o ad altre personalità di origine ebraica), chiama Dylan per scacciare la strega, e cita - sostanzialmente approvandolo - il principio "Do What Thou Wilt (Yet Make No Harm)" che è in effetti il fondamento della Wicca, la moderna stregoneria, di derivazione crowleyana.



Anche la connessione tra i Barbagianni e le Strigae, "uccelli notturni", è particolarmente filologica, anche se meno "pericolosa" del rimando crowleyano che, per una volta, mostra un DD "esoterically correct".



Dylan visita la strega, che vede nella sua visione Hazel che ritorna; ma i villici, istigati da Hazel stessa tramite i Gufi, uccidono la vecchia.



Dylan, come molte volte nella "vecchia gestione", non risolve niente con le sue indagini: semplicemente giunge sulla scena dello scontro finale tra le due eredi della vecchia Gertie-Hazel, Fiona e Norma, entrambe precedentemente Dylan-Girl del mese. "Sembra Harry Potter", commenta Dylan, anticipando con l'ironia la possibile critica allo "scontro finale".



L'idea che bastino i suoi vestiti intrisi d'acqua santa per fermare i poteri della super-strega Hazel è un po' troppo facile, e l'ultima pagina, coi "dubbi" di Dylan (la strega aveva ragione di essere infuriata, "noi che scusa abbiamo, invece?") è il solito stucchevole buonismo delle "ragioni del mostro", anche un po' appiccicato all'ultimo.



Nel complesso però una storia discreta, gradevole da leggere e soprattutto da "vedere". Il disegnatore, Gabriele Ornigotti, classe 1973, viene dalle fila di Napoleone dove esordì in Bonelli nel 1998, lavorando anche per Dix; per Dylan ha lavorato nel gigante 21, mentre questo numero dovrebbe essere, credo, il suo esordio sulla serie regolare. Il segno è molto adatto a Dylan Dog, elegante, preciso, pulito. Non conoscevo l'autore, ma mi è piaciuto decisamente molto.



L'Amontillado Inn è ovviamente una citazione di Poe, come pure numerose seguenti: l'Hop-Frog Pub, il Valdemar Medical center e altri che forse ora mi sfuggono. Sulle "notizie sulla sua morte" Dylan cita invece Mark Twain; e in generale le citazioni di Poe mi sembrano un puro, anche se non malvagio, gioco letterario più che una rivelatrice "citazione interna"



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La storia, rispetto alla precedente di De Nardo, mi è piaciuta lievemente di meno, perché preferisco l'autore quando coniuga al meglio la sua abilità giallistica con l'horror-thriller che non quando mette in scena un sovrannaturale troppo fantasy. Però decisamente in media ho apprezzato molto questo De Nardo post-300, in attesa di vederlo nel pieno Rinascimento Dylaniato. Al tema fantasy della lotta bene-male e al giallo si è aggiunta in queste ultime tre storie il tema della confraternita malvagia, la setta di streghe od altro, come nel Tempio della Lunga Vita, che mi pare dia la giusta allure horrorifica alle sue storie, aggiungendoci un pizzico d'esoterismo.



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Fin qui la parte di recensione. Essendo finita la fase uno, inauguro una fase due anche nelle mie recensioni dylaniate e inserisco nella recensione anche le anticipazioni, che ormai fanno parte integrante del cosmo dylainato.







Il prossimo numero, "Spazio profondo" (337), il primo della Fase Due, sarà albo a colori sceneggiato dallo stesso Recchioni, disegni di Mari. Ci troviamo in un futuro remoto, il 2427, forse connesso al cosmo di Nathan Never (ricordiamo sempre che nel cosmo dylaniato esiste Anna Never, in quello di NN la - discendente? - Ann Never) che nel penultimo speciale Dylan ha incontrato in una - poco credibile - forma virtuale.



Notiamo inoltre nella cover la trasformazione del logo con l'alleggerimento (permanente) del logo di Dylan Dog realizzato da Luigi Corteggi nel 1986, rendendo l'ombra trasparente. Una scelta qui convincente, altrove non saprei. Gran nota di merito per il colore annunciato con la dovuta sobrietà, evitando l'effetto "pubblicità da supermercato hard-discount".







I disegni di Mari promettono bene col colore, come con questo Groucho-cyberpunk. Del resto Mari è magistrale nel coniugare, in Bianco e Nero, fantascienza ed horror, come aveva dimostrato fin dagli esordi su Nathan Never.















La vera rivoluzione sulla continuty del personaggio, come già detto, inizierà con il numero successivo, il 338, che vede il pensionamento di Bloch e l'arrivo di un nuovo ispettore ostile, Carpenter, ispirato secondo alcuni rumors a Idris Elba, protagonista nel poliziesco inglese Luther ambientato a Londra (qui sotto la fonte della notizia). A favore di Dylan vi sarà Rania, la sua assistente islamica.

















A parte il cambio di nome rispetto all'originario Gorman, l'idea era già apparsa nel numero 292, ad opera della Barbato e di Stano. Qui sono Barbato e Brindisi ad operare il fatidico pensionamento: i due avevano già realizzato il numero 200, primo precedente di Bloch in copertina, che chiariva il passato dell'ispettore.











Nei numeri successivi, inoltre, arriverà il nuovo Nemico: John Ghost. La sua apparizione ricalca quella di John Doe, il bonellide di Recchioni; lo stesso autore evidenzia però come Ghost si alzi un'ora prima, ed abbia già gli occhi aperti: è quindi ancora più potente. I due amanti (maschio e femmina, con un certo azzardo per gli standard bonelli) rimandano potenzialmente a questo:











Notiamo che sulla scena vi sono anche dei collari BDSM, e che il ragazzo ha il tatuaggio di un drago. Il quadro è Il Bacio di Gustav Klimt, il maestro di Egon Schiele cui Stano si ispira.





A Ghost, mago dell'alta tecnologia, potrebbe poi collegarsi il "telefono senziente" che sarà affidato a Dylan, e gestito da Groucho. L'elemento che ha suscitato maggiore polemica online, e che effettivamente sembra potenzialmente pericoloso. Vedremo se sarà gestito bene.





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Le varie uscite di Dylan Dog vengono "specializzate". Il Maxi, tre uscite l'anno con tre storie, sarà dedicato ad Old Boy, le storie tradizionali di Dylan, prima del rinascimento dylaniato. 9 storie contro 12 del nuovo corso, che potenzialmente dovrebbero soddisfare i tradizionalisti. Le cover, di Cavenago, sembrano promettere molto bene, ma anche per ragioni economiche e di spazi non so se seguirò questo "eterno passato" dylaniano.










Il Color Fest assumerà la sua originaria (ma mai ben sfruttata, a mio avviso) natura di sperimentazione sul colore. Speriamo che ciò avvenga realmente: ho trovato abbastanza delundente l'ultimo Color Fest, che a mio avviso non ha risentito molto del restyling. Bella la cover del grafico LRNZ, sacrificata dal logo (questo sì, da snellire).








Di quattro storie, ho apprezzato appieno solo l'ultima, di Accattino, con disegni di Sicomoro e colori di Robustelli e Tanzillo. La storia non è eccellente, ma il disegno un minimo sperimentale.



Nella storia di Ambrosoli, la protagonista ha una voglia a forma di stella, come quella dell'albo regolare (Norma). Corrispondenza ermetica o casualità?












Buono anche il tratto della seconda (Armitano-Furnò / Mirka Andolfo ai colori) ma il buonismo di Goblin, qui oltretutto fuori contesto, fa perdere dei punti in sceneggiatura. Le altre due storie non mi hanno convinto. Il problema, credo, sia legato anche alla difficoltà della forma breve. Spero quindi davvero qui in un radicale rinnovamento, perché l'esperimento è interessante.













A proposito di colore, qui sopra si vede uno studio di Gipi, che realizzerà una cover di Dylan Dog (probabilmente non della serie principale, affidata a Stano).













Spero in molto invece dallo Speciale che, dopo questo ultimo numero, sarà dedicato a Bilotta e al suo pianeta dei Morti. L'Almanacco, dedicato alle indagini di Bosch, sicuramente incuriosisce. E questo per ora è tutto. In attesa del prossimo mese, e della fase due.