Il Giardino Ermetico Del Senatore Borelli


















LORENZO BARBERIS.


(Foto di copertina: Urfaut, “Trigotico”, 2014)





Il progetto CuNeoGotico, coordinato dal direttore del MIAOO di Torino, Enzo Biffi Gentili, è un ciclo triennale di mostre ed eventi volto a riscoprire la matrice gotica del Cuneese: uno dei più importanti ed organici investimenti culturali effettuali in modo sistematico nel Cuneese.





Tappe importanti sono state la mostra delle Regine Gotiche di Titti Garelli a Mondovì, o la mostra fotografica “Le Camere Oscure” a Cuneo, aperta ancora fino al 14 settembre 2014.





Tramite la rilettura di artisti e fotografi il CuNeoGotico mira a riscoprire angoli nascosti, talvolta esoterici, della sonnacchiosa Provincia Granda, spesso inconsapevole del prezioso e a tratti ermetico patrimonio su cui si trova a vivere.


Un caso davvero affascinante, che è stato possibile visitare lo scorso sabato 23 agosto 2014 (una replica si terrà il prossimo 13 settembre) è il Giardino Ermetico del Senatore Borelli, a Boves.






Una eccellenza del nostro territorio marcatamente esoterica, e quasi del tutto sconosciuta. Il professor Lorenzo Mamino, citato sulla pagina del CuNeoGotico, ne parla in questi termini: “”A Boves, sulla collina di Mirabello esiste un giardino che il Senatore G.B. Borelli (1831-1891) aveva voluto per certificare la sua appartenenza alla massoneria. Su una retta, in cresta alla collina: un ingresso protetto da due cani di pietra, un casotto-belvedere, una torre merlata, un obelisco, un tempietto rotondo con la statua della Dea Ragione, un castelletto gotico-moresco, un tumulo in terra tra siepi di bosso (la tomba iniziatica).”




Insomma, un Giardino-Mausoleo iniziatico che ricorda molto quello torinese del parco di Villa Genero, voluto da Felice Genero nel 1888 e parco pubblico torinese dal 1932 (oggi anch’esso parzialmente in declino, come si legge online).


Incuriositi, decidiamo di partecipare alla visita. La nostra guida in questa ascesa iniziatica sarà la bravissima Sara Ambrosoli, a cui si debbono molte delle informazioni citate nel presente articolo.





*


0




Alcune note introduttive vanno però dedicate alla figura del senatore Giovan Battista Borelli.




Nato a Boves il 16 agosto 1813, di estrazione borghese, aveva studiato Medicina presso l’Università di Torino, avviando la carriera medica nel 1831 come allievo chirurgo presso il Mauriziano, appena diciottenne. Nel 1845, a soli 32 anni, Chirurgo primario dell’Ospedale Mauriziano di Torino, carica che manterrà fino al 1876. Presso la capitale sabauda sarà anche docente dell’Università e fondatore dell’Osservatorio Meterologico torinese; fonda due giornali medici, il primo nel 1850, e viene spesso inviato in missione dal governo per fermare epidemie di tifo e colera, ad Aosta nel 1843, a Genova nel 1854.




Numerosissime e prestigiose le onorificenze. Già nel 1854 viene fatto Cavaliere dei Ss. Maurizio e Lazzaro, l’ordine iniziatico dei Savoia; nel 1865 ne diverrà commendatore, nel 1889 Grande Ufficiale, e addirittura consultore di Sua Maesta per le materie medico-chirurgiche, per conto dell’Ordine. Un ruolo che, si può intuire, era di grande delicatezza e fiducia reale. Anche la Francia gli concederà la Legion d’Onore (1859), e ottiene anche una medaglia d’argento al valor militare.




Deputato nel 1860, nel primo parlamento dell’Italia unita, ritorna per due legislature alla Camera (tutte e tre le volte eletto nelle fila della sinistra liberale), e nel 1881 è nominato Senatore del Regno. Nel suo ruolo politico si batte per far sì (assieme al senator Spirito Riberi) “che la ferrovia Cuneo-Ventimiglia-Nizza, da lui tanto caldeggiata, toccasse Boves, sebbene alquanto fuori direzione”.





A Boves “fondò a proprie spese un Osservatorio meteorologico e eresse un teatro che poi donò al Municipio” (da qui).





Quella ferroviaria però è probabilmente la principale ragione della sua venerazione a Boves, ricordata nel busto bronzeo che gli viene elevato nel 1892, a un anno della morte, nella Piazza Borelli che gli è dedicata davanti al suo teatro (il busto viene poi ahimé fuso durante la guerra d’Abissinia, per farne un cannone).


Come detto, Borelli probabilmente era massone – come la quasi totalità della classe dirigente sabauda all’indomani dell’unità d’Italia – e questo incantevole giardino ermetico è forse la miglior prova visibile della sua conoscenza esoterica.





*





P1150785P1150786P1150787





E ora che abbiamo sinteticamente presentato il Senatore, veniamo al nostro piccolo viaggio iniziatico. Ritrovo all’imbocco di Via al Castello, richiamata da eleganti affreschi cittadini. Due opposte meridiane contornano il luogo: da un lato due frati indicano l’ascesa al santuario di Sant’Antonio in un dipinto del 1654 (il Santuario è di poco precedente); due operai fanno da laico contraltare in una vicina meridiana in piemontese, che forse evoca il Sol dell’Avvenire (o il Sole Alchemico?).


P1150669





Il percorso inizia dunque ai piedi della collina di Mirabello, nome che richiama il suo ruolo di Bel-Vedere, oggi parzialmente oscurato dalla vegetazione che, in questi anni di parziale abbandono, è cresciuta folta e rigogliosa.





P1150654





Si comincia con questo pilone votivo, connesso al vicino Santuario di Sant’Antonio presso Boves, creato nel 1647 con un “voto civico” contro la Peste, che il santo era in grado di esorcizzare.





Il pilone è uno di tre dedicati a figure sacre femminili, realizzate però sempre con il volto della medesima modella. Un elemento che già appare, in sé, potenzialmente ermetico: per gli gnostici, le varie dee dell’antichità non erano che espressioni diverse della stessa Dea. Un ragionamento analogo parrebbe sotteso in questa riproposizione di vari “volti” del sacro femminile.





P1150658





La figura mariana copre con un braccio, con gesto protettivo, l’Agnus Dei, mentre con un gesto vagamente benedicente della mano pare quasi lambire la vegetazione che la circonda. Una corona di sei Rose ne blandisce il capo, mentre la figura sovrasta una Croce dal curioso basamento “a zampa di gallina”, in un simbolismo rusi+cruciano che, però, prima che ermetico, era nel Seicento anche propriamente gesuitico-mariano (Giraudo Amilcare e Silvia, il 23 ottobre 1926, eternano abusivamente il loro passaggio con una scritta vandalica in bella grafia da scuola elementare).





P1150665





Affacciandoci sul magnifico panorama, in parte coperto dalla rigogliosa vegetazione incolta dell’abbandonato giardino ermetico, possiamo scorgere i ruderi dell’antica Fornace, attiva ai tempi del Senatore. La rossa torre che ancora oggi svetta richiama una torre alchemica che vedremo all’interno del percorso. Le due torri forse si corrispondono nel raffinato intrico di rimandi ermetici che il Senatore appare imbastire per il suo mausoleo eterno.





P1150666





Il percorso, oltre ai piloni votivi, è vandalizzato qua e là da graffiti che, però, sono anch’essi di segno sottilmente esoterico, come questa curiosa stella ottagona che sembra quasi una sorta di aracnide acefalo . Sarà una voluta dissacrazione, oppure un vandalismo che si fa influenzare dallo spirito del luogo? Impossibile saperlo.





P1150672


P1150673





Santa Cecilia, patrona della musica, è il nuovo volto assunto dalla Fanciulla che ci guiderà per ampia parte del nostro percorso verso la cima. La musica è certo arte iniziatica per eccellenza, dal percorso pitagorico in poi, e curiosa è certo l’Arpa che la fanciulla va suonando, che nella sommità si tramuta in un Cherubino d’oro.





P1150675





La cappella dedicata a Santa Caterina (sempre l’eterno femminino, dunque) è fortemente mutila e usata ormai come nicchia per una madonnina di fattura seriale. Si vede comunque la ruota uncinata di tortura della santa, e alcuni puttini in alto nel cielo, oltre che un frammento della testa coronata della santa.





P1150679





Prosegue la teoria di figure della Santa l’immagine di Santa Barbara, che stringe al seno la Torre in cui fu rinchiusa. La torre qui ha il curioso aspetto di una sorta di lanterna, come quella portata dall’Eremita dei tarocchi. La stessa immagine la ritroviamo alle spalle della santa, simicoperta dalla sua figura. Ella si stringe al seno anche la palma del martirio, probabilmente anche per evidenziare come qui sia avvenuta la sua tortura (come sant’Agata, che però è più iconicamente associata allo strazio dei seni).


La Torre da sempre è il simbolo di una struttura di elevazione che conduce al mondo degli dei superni e celesti, e il mito di Barbara accentua quindi non a caso questo elemento. Vedremo che anche nel Giardino Ermetico tornerà la Torre nelle sue varie declinazioni.





P1150682





Chiude il percorso questa Madonna dal volto semicancellato, con in braccio il bambino e una collana di perle, e i capelli curiosamente sciolti. Seguendo questo pellegrinaggio religioso (almeno all’apparenza) giungiamo alla soglia del pellegrinaggio laico e massonico vero e proprio.





IMG_2679





Questo è il portale principale, quello più ermetico, coi due cani guardiani decapitati (come a Villa Genero). Il cane è animale-custode per antonomasia, e il loro ruolo simbolico è quindi evidente. Essi non sono però rivolti verso colui che entra, ma volti l’uno verso l’altro. Dato il danno e l’usura non si può comprendere se si guardassero negli occhi, oppure volgessero la testa verso il visitatore. Il portale che valichiamo non è però purtroppo questo, ma uno a fianco, meno suggestivo (la foto è stata gentilmente fornita da www.kalata.it, società che coopera al progetto CuNeoGotico).





P1150683


P1150687





Superato un rugginoso cancello e il suo divieto, possiamo ammirare la vista superba che spiega perfettamente il nome del Mirabello.





P1150691


P1150689





Appena varcata la soglia d’accesso, ci imbattiamo in una grotta artificiale custodita da una siepe del Giardino. Non sappiamo se abbia valenza iniziatica o puramente funzionale, in qualche scopo oggi perduto, ma indubbiamente la sua posizione poco dopo l’ingresso è funzionale al percorso iniziatico, col ruolo della necessaria prova di purificazione.





P1150694





Il Tempio della Dea Ragione, che troviamo poco dopo, è indubbiamente il monumento più iniziatico ed evidente del complesso sistema del giardino.





P1150736


P1150732

P1150744





La statua è mutila di braccia e testa, e veste un curioso corsetto con un decoro che appare una scala. Ai suoi piedi giace un serto d’alloro con al centro quella che pare una singola Rosa di pietra. Curiosamente, anche le statue iniziatiche di Villa Genero a Torino sono state decapitate, e a Torino si è subito pensato a un significato iniziatico (in un luogo esoterico positivo, decapitarne i simboli è un buon modo per tramutarlo in negativo). Ma qui sicuramente si tratta di puro vandalismo o usura del tempo.





P1150693





Il tempietto è in stile vagamente neoclassico, ma molti dettagli celano una sottile cura ermetica. La cuspide, ad esempio, custodisce un curioso solido irregolare a sezione ottagonale (la “croce ottagona” era il simbolo dei templari, per tale ragione spesso ripreso nell’architettura neogotica ottocentesca).





P1150733





Sei colonne circolari, poggianti su un basamento anch’esso ottagonale (in alto invece culminano in un classico capitello squadrato), portano alla base il disegno di sottili semicerchi “lunari”, mentre sul retro due anelli di ferro consentono di collocare probabilmente delle fiaccole, cosa che fa presumere un uso anche notturno della struttura.





P1150745





In assenza di torce, l’omaggio alla Dea Ragione è garantito dalla fiammella di una candela nera, ossimorica luce d’oscurità.





P1150717


reader





Foto di Richard Reader, da “Le Camere Oscure”





Salendo ancora, giungiamo al punto più alto della collinetta, ove sorge un piccolo castello in miniatura, una Torre dalle curiose merlature, né guelfe né ghibelline, che ricorda un po’ la Tour Magdala di Rennes-Le-Chateaux, eternata anche nella mostra “Le camere oscure” dalla sapiente macchina di Richard Reader. Strutture profondamente diverse, com’è ovvio, ma richiamate forse dalla comune struttura di tozzo castelletto di forma quasi cubica, irresolubile ed enigmatico gioco di Rubik. Sarebbe molto interessante poter accedere all’interno del castelletto, ma (di nuovo, come nel tempio di Villa Genero a Torino) l’accesso è per ora impossibile.





P1150698





Data la posizione, potremmo pensare a un osservatorio, astronomico o metereologico, come quello che il Senatore donò alla città. Vi è il solito omaggio di due candele nere, mentre deturpa la struttura il volto inquietante di un Joker medioevale.





P1150708P1150712





Anche sul muro di contenimento in cemento alle spalle del castelletto (indubbiamente antiestetico, probabilmente indispensabile) spiccano inquietanti disegni infantili degni di un Profondo Rosso  di Dario Argento, mentre una scritta contorta – come consueto nello stile graffitico – può quasi leggersi come “Iram”, con rimando forse all’architetto esoterico per eccellenza. Vandali casuali e non esempi di satanismo acido giovanile, sicuramente: ma comunque, l’aspetto è inquietante.





P1150728





Nei pressi del castello, un magnifico ippocastano sembra segnare il luogo di un tumulo dalla forma vagamente piramidale, sicuramente artificiale, una “collina nella collina” che l’albero, dagli ampi rami e dalle profonde radici, sembra connettere al cielo. Il tumulo iniziatico di cui parla anche Mamino.





P1150725





A fianco di questa radura, un tunnel di vegetazione costruito nel giardino porta da tale spiazzo verso la zona del castelletto, con una struttura vegetale che non si capisce se puramente decorativa o, forse, dotata di un significato quasi rituale.





P1150754


P1150757


obe





Scendendo dal poggio iniziatico per un’altra via, c’imbattiamo in altre rilevanti strutture ermetiche. L’obelisco, aguzza piramide tronca (quasi ad aspettare di essere completato con un aureo pyramidion) è indubbiamente segno massonico, e fa pensare per certi versi all’obelisco dell’abate Beccaria (monregalese) presso l’oscura Piazza Statuto a Torino, “centro nero” della città. Sotto, una curiosa offerta votiva dedicata al CuNeoGotico.





P1150759


Athanor





Poco sotto, una nuova Torre, forma già richiamata in fondo dalle elevazioni dell’Obelisco e del Castello. La torre ha l’aspetto di una sorta di alchemico Athanor, spesso simboleggiato, oltretutto, come una Torre.





P1150777


P1150769


P1150773





Chiude la visita l’Osservatorio, ultima delle strutture visitate, il cui soffitto azzurro è decorato da un volo di rondini, richiamando l’arma gentilizia al suo ingresso, con ogni probabilità collegata al cavalier Borelli. Infatti oltre allo stemma del comune Boves (un bue al pascolo) notiamo in basso a destra quello che sembra un fiumiciattolo: e “borellus” è in effetti un piccolo fiume nel tardo latino (da qui). La rondine in alto potrebbe connettersi a un altro ramo della famiglia, oppure alla funzione dell’osservatorio stesso, magari di tipo ornitologico. Non dovrebbe essere difficilissimo trovare altri dati al proposito: l’opera infatti è relativamente recente, datata al 1952. Le finestre ogivali, comunque, richiamano sempre il comune cotè neogotico, come si coglie nella bella foto che Urfaut ci ha voluto offrire per l’apertura dell’articolo in questione.





P1150790





Il tour ermetico è finito, è sera. Abbandoniamo Boves ripromettendoci di tornare il 13, con amici che sicuramente apprezzeranno il percorso iniziatico. Allontanandoci, ancora una volta i graffiti di Boves sembrano salutarci alludendo al mistero della collina: in mezzo a macabri rimandi agli spettri di un terrorismo che si credeva sconfitto, campeggia rosso su fondo bianco un richiamo al Tempio. Immaginiamo il fantasma del Senatore che sogghigna bonario, dovunque sarà.





*


Foto di copertina: Urfaut, “Trigotico”, 2014.
Foto dell’articolo: Lorenzo Barberis
*


Articolo realizzato per Margutte.com