Darkenblot: Topolino Cyberpunk.


LORENZO BARBERIS

Nonostante ovviamente ne apprezzi la monumentale importanza nella storia del fumetto, non sono un grande lettore di fumetti Disney. Forse dipende dal fatto che il mio primo approccio ai fumetti è passato dal Giornalino dei Paolini più che dal Topolino della Mondadori, che pure leggevo.

Mi sono sempre piaciute però le nuove operazioni di contaminazioni compiute negli anni '90, dopo la fine della concessione mondadoriana e il ritorno alla Disney (1988). La più famosa è il progetto PK, dal 1996 al 2005, con autori come Faraci ed Enna,  la riscrittura di Paperinik da parodia dei supereroi a fumetto comico-avventuroso per un pubblico lievemente più maturo di quello dell'ammiraglia topolinesca, con uno slittamento dal supereroico-parodistico alla fantascienza, tra supercomputer senzienti e il tema predominante dell'invasione aliena strisciante.

A Topolino era stato invece dedicato MMMM (Mickey Mouse Mistery Magazine), quattro emme dedicate a una riscrittura noir delle avventure del celebre topo, operata da Tito Faraci in una miniserie tra 1999 e 2001.

Qui invece, su testi di Casty e disegni di Pastrovicchio, Topolino è immerso nel più puro cyberpunk, sia pure in salsa disneyana e quindi mediato dalla eterna lezione delle Tre Leggi di Asimov, esplicitamente citate.

La città, Robopolis, è un po' come la Anderville di MMMM, un nuovo contesto più dark e in questo caso anche più tecnologico di Topolinia. Una Epcom disneyana, insomma, di 2.567890 abitanti, ovviamente molto meno oscura della media degli "abissi di acciaio" della fantascienza distopica, sempre per citare Asimov.

Al centro di questa rilettura sta la figura del Macchia Nera (1939) di Gottfriedson, uno dei più credibili cattivi topolineschi rispetto alla figura in fondo simpatica del loser Gambadilegno. Ai piani cervellotici Macchia Nera aggiunge qui la padronanza dell'High Tech.

Insomma, una storia godibile, a un prezzo pienamente accessibile grazie a un formato da edicola che strizza l'occhio al collezionismo. Da appassionato Bonelliano, il formato in brossura mi piace molto più che il classico spillato di PK ed altri (qui materialmente non utilizzabile), e anche la grafica, che ho trovato più accattivante della media di questi special disneyani.