Dylan Dog 308 - La Dea Madre





LORENZO BARBERIS



(Spoiler Alert: Analisi Passo-Passo. Leggere prima l'albo).



Riassunto delle puntate precedenti: De Nardo esordisce sulla serie regolare nel 1998 con un fantasy forse fin troppo ispirato a Dick (137) illustrato da un esordiente Bigliardo, con cui spesso collaborerà.



La sua seconda uscita è un bel thriller nero (148) con M&G, modello positivo delle sue storie, dove il giallismo si coniuga bene con l'horror.



Conclude, in questa chiave giallo-nera, la vicenda di Lillie con Brindisi (187) nel 2002; scivola su un giallo scipito con Cossu (195) sul finire dello stesso anno e si riprende, anche grazie all'esordiente Celoni, su un fantasy alla Jumanjee sempre un po' povero di horror (197) nel 2003.



In Daisy e Queen (201), prima storia post-200, finalmente De Nardo dà un bell'albo dylaniato tra quelli nelle sue corde, coi disegni di Mari. Lo stesso vale per il Tempio della Seconda Vita (207), dove vediamo De Nardo illustrato da un altro grande dylaniato, Corrado Roi, con una storia sempre "giallistica", ma interessante nel suo legarsi a una sorta di setta massonica maledetta, volta all'ottenimento rituale della vita eterna.



Seguono una serie di storie con Bigliardo, caratterizzate da un impronta "giallistica" (Il grande bastardo) talvolta condita col fantasy (Il grimorio maledetto), talaltra con classici dell'horror, usati però in modo piuttosto convenzionale (Poltergeist!). Il fulcro del De Nardo "classico", dell'età della decadenza Dylaniata, è un giallo (che potrebbe andar bene per Julia) vagamente riadattato all'horror (penso più per pressioni editoriali, in quanto all'origine aveva saputo coniugarlo bene con l'orrore).



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"La Dea Madre" di De Nardo e Nizzoli è il prossimo albo che apparirà in ristampa, e che mostra l'esordio artistico dell'acclamato Nizzoli ai disegni (fantastico anche uno Stano molto "anni '50", se non '40, in cover).



Nizzoli sarà protagonista di due apprezzati albi del rinascimento dylaniato: nella fase 1, "La magnifica creatura", nella fase 2, il fondamentale "Benvenuti a Wickedford" che chiude il pensionamento di Bloch.



L'esordio rievoca la diffusa fuffa sulla "Gilania" buonista-matriarcale per, fortunatamente, in seguito rovesciarla. Dylan si porta a letto la curatrice, ma non appena mettono piede in casa si scopre la presenza della figlia, studentessa, nuda. Nell'istante in cui chiarisce di essere maggiorenne (p.12) già sappiamo cosa succederà.



Dylan viene spedito a riportare la fanciulla al suo college maledetto, che ricorda maledettamente da vicino quello del mitico Numero 3. Lì le streghe usavano le giovani adepte per generare nuovi uomini-lupo sotto il loro controllo; qui si intuisce subito qualcosa di malvagio dal nome, Breathwyck, che suona come "respiro malvagio" e anticipa quasi, un po', Wickedford.



Dylan resta prigioniero del college maledetto e della Sorellanza che lo domina, tutt'altro che inoffensiva come nelle chiacchiere dei fricchettoni. Confuso tra veglia e incubo, Dylan non riesce ad allontanarsi e presto vede, come un novello Atteone, i riti proibiti delle devote della Dea, che sacrificano giovani maschi alla loro divinità.



La direttrice, per trattenerlo, finge di assumerlo per indagare sulla povera Jane "Doe" Summers, anonima vittima in anticipato onore del solstizio d'estate.







L'indagine non porta a nulla, frammento del vagare perduto di Dylan nell'incantesimo delle ierodule della Dea. Hillary alla fine riesce a far "cedere" Dylan fingendo di volerlo salvare dalla prigione, e solo a questo punto egli si unisce a lei, tradendo la madre, Myra, e in questo modo diventando sacrificabile (come era avvenuto, in precedenza, del direttore del museo conosciuto agli inizi).



La tavola dell'unione di Dylan e di Hillary è censurata, come del resto era stato censurato, sul numero 3, l'amplesso di Dylan e di una studentessa di quel college licantropico. Là era stato lo stesso copertinista Villa a creare tre tavole censorie su quelle perdute di Montanari e Grassani, qui Nizzoli, tramite il blog, ci mostra la versione originaria, in effetti "coraggiosa" per gli standard bonelliani, e la copertura a p.90, in effetti molto goffa (credo volutamente, in un autore abile come Nizzoli, per segnalare la censura operata al lettore attento).



La storia, nonostante la censura di cui sopra, è forse una di quelle con più scene di nudo femminile dell'intera tradizione dylaniana, cosa che relativizza un po' la rupture del rinascimento dylaniato sotto questo punto: cosa che rende però ancor più evidente l'efficace cambio di comunicazione, invece.



Tornando alla storia, Myra può così ora sacrificare Dylan che l'ha tradita, ma gli spettri delle due ragazze uccise per tradimento della setta aiutano Dylan, che - in modo sorprendente, nel relativo "buonismo" di quest'epoca - pugnala Myra prima che lei lo uccida.



Il colpo mortale è "fuori scena", cosa che in un fumetto horror è indubbiamente segno di grande, forse troppa, "pudicizia": ma la scena è comunque emotivamente intensa.



La statua viene distrutta, la Madre Sanguinaria è vinta.

Ma negli incubi, Dylan è comunque divenuto un suo servitore, a indizio che la vittoria è tale fino a un certo punto, secondo le migliori tradizioni horrorifiche.



Albo che curiosamente segue l'albo 342 di Febbraio, sul distruttivo dongiovannismo dylaniato, affrontandolo in un'altra prospettiva: Dylan è la vittima ideale del Matriarcato per la sua natura di "rubacuori" che, in fondo, sotto il pretesto di amarle, sacrifica le singole donne alla sua impossibile ricerca del miraggio ("Morgana") della madre perduta. Senza colpa, forse, ma con uguale danno, cosa che lo rende ugualmente colpevole alla severa giustizia arcaica della Madre.



Insomma, post-300 (già prima del 325 del nuovo curatore Recchioni), senza ancora la fanfara mediatica (indispensabile) dell'avvenuto "Rinascimento", si iniziano a trovare storie in cui si riesce a osare lievemente di più. La situazione è sufficientemente inquietante da essere più horror che puro giallismo, la psicopatia latente sotto la normalità come movente, più che banali motivi economici di solito preponderanti.



Per paradosso l'edulcorazione della violenza è minore, meno censoria: il colpo di mannaia non si vede in senso splatter, ma avviene "in scena", e la costruzione della tavola comunque è efficace a generare tensione. Forse il merito va anche molto a Nizzoli, disegnatore iperrealistico che si dimostra abile a inscenare l'orrore nelle possibilità concesse; anche la cover retrò di Stano in qualche modo aiuta, dichiarando onestamente un orrore edulcorato, niente chainsaw massacre per voi, ragazzi.



Sotto il profilo soft-erotico, importante nella tradizione di Dylan (e in verità dell'orrore in generale), parimenti si nota la fine della censura, anzi quasi con un parossismo insolito perfino nei primi numeri. Viene quasi da dire, una scelta redazionale del tipo: sciala con l'erotismo, e compensa così quello che trattieni in horror.



Insomma la rinascenza di De Nardo, per me, comincia qui, come il vero "declino" lo colloco tra il 200 e il 300 (di cui non ho letto tutto, causa mio parziale abbandono di allora).