Le Sette Sorelle


LORENZO BARBERIS.

(Gioco letterario, as usual)

Partendo dalle mie ultime riflessioni su varie corrispondenze geomantiche del cuneese, il sito facebook "Cuneo Esoterica" ha elaborato l'interessante mappatura che vedete sotto, e che le precisa maggiormente nel dettaglio. La mia analoga mappa era incredibilmente più imprecisa; qui notiamo come gli allineamenti tra Grotte alchemiche di Bossea, Mondovì e Pollenzo sono tramutate in un lungo tunnel verticale (dal basso verso l'alto); la connessione tra Mondovì e la Bisalta (che segna il solstizio d'inverno) da un lato, e quello con il Monviso dall'altro (che segna il solstizio d'Estate) forma due triangoli (prolungando le linee fino ai confini della provincia) di forma simile, e simili come forma alla stessa Cuneo, che sorge nell'Ortocentro del triangolo principale (quello ovviamente legato alle due montagne).



La mappa è molto interessante, e meritevole anche di più ampie analisi; ma in questo mio studio sui misteri monregalesi allargati al Cuneese mi permetto di aggiungere un'altra ricostruzione del sistema geomantico, partendo dalle celebri Sette Sorelle, le sette "grandi" città della Granda.



Le città infatti sono in relazione tra di loro con un glifo abbastanza interessante. Partiamo mettendo in collegamento i quattro dipartimenti storici: Mondovì si collega a Saluzzo, Cuneo si collega ad Alba; Fossano risulta così all'incirca all'incrocio, che così diviene una croce regolare a X, con quattro angoli retti. La parte inferiore è un triangolo rettangolo isoscele abbastanza buono; se le due coppie successive fossero allineate tra loro quattro, invece che solo a gruppi di due, si chiuderebbe un doppio triangolo rettangolo-isoscele, forma carissima ai Pitagorici.

Anche così, la formazione richiama abbastanza quella tra le cinque capitali esoteriche europee, unite tra loro da due triangoli isosceli e rettangoli uniti insieme (su cui tornerò, magari, in apposito post). Un sistema qui chiuso, più "perfetto", mentre quello cuneese è "aperto", in quanto si connette poi al sistema torinese, tramite soprattutto l'arco di meridiano tracciato tra Torino e Mondovì.


In casi passati, molto inquietanti, si era del resto parlato di una "Setta X" piemontese poi sparita nell'oblio, in riferimento a casi di esoterismo geomantico nerissimo, molto inquietanti. Spero non vi sia connessione.

Comunque sia, come vediamo, Mondovì e Cuneo sono anche allineabili nel glifo, chiudendolo, mentre Bra si collega ad Alba, Savigliano a Saluzzo, cui sono parallele, ma il glifo non si può chiudere (se non forzandolo) e quindi resta aperto (i due segmenti spezzati, notiamo, hanno lunghezza simile, e lo spazio tra di loro è di nuovo uguale a tale lunghezza).


Le quattro città maggiori appaiono già nello stemma della Provincia (ora defunta, come tutte, ma spiritualmente sempre viva). Notiamo che in tre di esse, Mondovì, Cuneo ed Alba, appare la Croce Templare, Rossa in campo Bianco o viceversa. La S di Saluzzo è resa con due draghi/delfini che si uniscono, di opposti colori, con un rimando visivo allo Yin-Yang. Mondovì invece presenta tre monti simbolici, che ho collegato a Monviso + Bisalta (doppia). Alba ribadisce la Croce scandendo il proprio nome, A-L-B-A; ciò si collega al Duomo gotico che, sulla facciata, presenta in ordine i quattro simboli apocalittici: Aquila - Leone - Bue - Angelo, formando così il nome della città.

Appare evidente un valore numerologico preciso delle città: Saluzzo è il Due, Mondovì il Tre, Alba il Quattro e Cuneo il Sei, come già studiato bene dal sito Cuneo Esoterica.

Il sito infatti ha confrontato varie versioni dello stemma cuneense trovando nel Sei un combinato di Due (i due fiumi della città) e il Tre (il triangolo del Cuneo).







"Cuneo Esoterica" collega poi la valenza del Due in modo piuttosto preciso al tema dei Tarocchi, alla carta degli Amanti che sono infatti il VI; Maschile e Femminile che si uniscono sono difatti simboleggiati comunemente da due triangoli intersecanti, la Lama maschile, punta verso l'alto, e la Coppa femminile, verso il basso.


A questo punto anche Alba ha volendo una corrispondenza tarologica con l'Arcano dal valore più alto, il Mondo(vi?). Anche qui funziona l'acrostico, se partiamo da in alto a destra in senso antiorario.



Se poi vogliamo associare invece A-L-B-A al Quattro che essa evoca, la possiamo legare all'Imperatore, Arcano IIII: corrispondenza perfetta, perché da Alba emerse Elvio Pertinace, l'Imperatore filosofo erede di Marco Aurelio, che chiuse la mistica età degli Antonini.

Continuando con la suggestione tarologica, i Tarocchi hanno sempre una struttura 3+1, che poi è (2+1)+1; tre simili, con uno parzialmente diverso, e uno totalmente diverso dai primi tre (struttura che, ancora una volta, rimanda ai Vangeli, come il Simbolo Apocalittico).

Il "dissimile fra i simili" è sicuramente Mondovì, che presenta un elemento di colore verde e non puramente simbolico, le tre Montagne sacre.


Mondovì, il numero III, corrisponde del resto bene all'Arcano III, l'Imperatrice, che stringe in mano il simbolo dell'Aquila (stemma sabaudo precedente allo stemma crociato, ripreso da Mondovì in fedeltà ai Savoia) e che è chiaramente la Vergine dell'Apocalisse, con la corona di dodici stelle e un piede sulla Luna, venerata a Mondovì nel Santuario presso Vico.




La Torre del Belvedere, iconico simbolo monregalese, può volendo evocare la Torre tarologica.
Il nome della città unifica in sé MONDO (XXI) e VI (arcano degli amanti), che tarologicamente insistono sulla ierogamia, dato che il Mondo simboleggia l'androgino, il Rebis.



E anche la corrispondenza di Saluzzo col II funziona bene, evocando la Papessa, figura che riparte dal simbolismo mariano ma ne esplicita la natura isiadica e pagana, collegandolo alla dualità delle Colonne massoniche.



Saluzzo in ogni caso, col Castello della Manta, primo caso di arte rinascimentale pagana (1400-1420 c.), ripropone nella sua Fonte della Giovinezza il tema degli Amanti, connettendolo a una ripresa perfetta, nella vasca protetta da Eros, dell'originale Asso delle Coppe nei tarocchi.



Le connessioni della croce, Cuneo-Alba, e Saluzzo-Mondovì, funzionano comunque anche molto bene: Cuneo-Alba è l'asse principale della provincia, centro politico e centro economico, mentre Mondovì e Saluzzo (connesse anche da recenti oscure vicende) sono i due poli culturali. Le connessioni tra i due sono rafforzate dalla storia culturale: a Saluzzo è ambientato l'ultimo racconto del Decameron, dedicato a Griselda di Saluzzo, che ispira a Shakespeare la "Bisbetica Domata"; a Mondovì viene composto il Moro di Venezia del Giraldi, che ispira al Bardo il suo "Othello": la stessa storia, in versione comica e poi tragica, coi due corrispondenti finali diversi (nel primo, la folle possessività rende la protagonista una "bisbetica domata", nel secondo, la uccide).


Di Fossano, punto di intersezione della X, è significativo, più che lo stemma, il simbolo per eccellenza, il Castello degli Acaia: il castello classico per eccellenza, corpo quadrato con quattro torri quadrate, l'archetipo da disegno delle elementari. Un'immagine che evoca il Dieci (X), ma anche il Cinque, i cinque quadrati disposti come nel Cinque del lancio dei dadi.




Il Cinque si lega al Papa, che all'apparenza non si collega a Fossano. Il Papa per eccellenza del cuneese è Michele Ghislieri, San Pio V, vescovo di Mondovì, grande inquisitore di Roma e attuatore della Controriforma. Però, Ghislieri scioglie gli Ospitalieri di Mondovì, ultima sopravvivenza dell'ordine templare in città, e li unifica con quelli di Fossano. La Capitaneria di Fossano è tuttora uno snodo importante del templarismo.


L'elemento dell'Arcano X, la Ruota, si associa invece bene al punto di intersezione, dato che già il tarocco della Rota richiama la X con la sua forma, e nel nome rievoca il Taro(t), che ne è anagramma, anche simboleggiando l'eterno "ruotare" circolare delle carte.




Bra conta probabilmente più che altro per la vicina Pollenzo, la Pollentia romana, fulcro della dominazione col suo enorme colosseo che forse allora accentrava le energie mistiche della zona nei suoi crudeli rituali. 

Simmetrico, comunque, alla cupola ovale (unica al mondo) del Santuario del Mondovì presso Vicoforte, che potremmo ritenere il "catalizzatore definitivo", realizzato sul modello di quello primigenio di Pollentia. Bra quindi si associa bene all'Unità rappresentata dall'Ovale del "colosseo", l'Uovo Cosmico in cui le energie sono condensate. L'Uovo cosmico appare del resto nell'immagine dell'Imperatrice, nella sua figurazione originaria, come era un tempo associata alla figura della Vergine. Il tema della circolarità ritorna comunque nel duplice ovale cuneese.

Dato che abbiamo tracciato le sette sorelle in una linea unica ma spezzata, Bra potrebbe essere Uno in quanto punto di partenza, e in effetti è anche il centro più antico, il baluardo della prima romanizzazione (inoltre, il suo nome è monosillabo, e tra i più brevi nomi di città italiani, al pari con Rho: tanto che Bra ospita il festival del corto).



Tarologicamente, se Bra è l'I corrisponde al Bagatto, che come l'ultimo tarocco, il Mondo, controlla i quattro elementi, qui simboleggiati nei quattro semi delle carte. Alba li controllava tramite i quattro animali apocalittici, qui la corrispondenza non appare così stringente, se non come rimando all'avvio di un percorso iniziatico.



Savigliano, invece, conta più che altro per Schiaparelli, l'astronomo che nel 1877, con la scoperta dei Canali di Marte, avviò l'idea dell'esistenza di alieni marziani, identificando potenziali allineamenti geomantici del loro pianeta. Schiaparelli ritrattò, ma troppo tardi. E per suo tramite, quindi, la geomanzia cuneese si collega sia all'esoterismo mondiale della teosofia, che riprese l'idea degli antichi dei come alieni marziani (e poi di Sirio) schiaparelliani, sia appunto all'esoterismo spaziale, in particolare agli schemi dei canali marziani in cui engrammi ricordano abbastanza quelli della geomanzia cuneese (lo schema centrale dei canali evidenziato qui sopra in rosso, in particolare, ma già più marcato nel tracciato originario). Quindi Savigliano è il 7 anche per necessità (per esclusione) ma anche perché, se Bra apre, Savigliano per forza "chiude" il percorso e in effetti lo "collega" alla scena internazionale. 


L'Arcano VII, il "Carro", ben si adatta a un primo livello alla città, produttrice di treni a livello nazionale. Il "carro" per eccellenza è quello dell'Egizio Fetonte, richiamato qui dal mazzo Waite in modo esplicito, con i cavalli resi come Sfingi. Due Sfingi di quel tipo si trovano in un palazzo nobiliare di Mondovì, oggi sede, tra le altre cose, di un potentato del turismo culturale del territorio; in quanto a Fetonte, nella mia ipotesi il Monviso è la sua simbolica Piramide. Non saprei perché Savilianum dovrebbe aver un maggior rapporto con esso, se non magari perché dimora dei "Savi" del Priorato di Sion templare.



Questo lo schema generale, certo suscettibile di precisazioni che amplifichino in modo "frattale" le corrispondenze locali, con altri centri magari cruciali (Draconerium, ovvero Dronero, San Dalmazzo, Staffarda...) ricollegabili però facilmente a uno dei sette snodi maggiori. Mi sembra perlomeno interessante, con corrispondenze che abbiamo visto abbastanza precise. La curiosità resta nel nome delle Sette Sorelle: un gioco letterario molto aulico, che rimanda alle Pleiadi, collegando la geomanzia all'astronomia sacra. Le sette sorelle del mito, per varie ragioni, finiscono per divinizzarsi nelle sette stelle.

Inquietante che il termine sia famoso soprattutto per essere stato usato simbolicamente da Mattei per parlare delle Sette compagnie petrolifere anglo-americane intenzionate a mantenere con ogni mezzo il controllo sul petrolio avviato negli anni '20. Mattei, come noto, morì in un attentato/"incidente aereo" senza colpevoli, ritenuto il primo grande Mistero della storia repubblicana, ma questo credo c'entri poco con le nostre Sette Sorelle.

Credo comunque che da lì il termine prese notorietà, e iniziò ad essere applicato alle Sette Città, questa costellazione geomantica che ancora oggi governa, come le sette enigmatiche dee, i segreti del Cuneo e della Granda.