Dylan Dog 309 - L'Autopsia





LORENZO BARBERIS



Spoiler Alert, as usual: analisi passo passo dell'opera.



Continuo il mio recupero dei vecchi Dylan Dog in ristampa, quelli dell'ultima fase della cosiddetta "Decadenza Dylaniata" prima del rilancio che, al di là dei numeri (l'emorragia di vendite si è arrestata) ha portato a un rilancio qualitativo.



In verità, anche questi numeri post-300 mostrano diversi casi interessanti; e anche questo "Autopsia" ha il suo perché. Andiamo ad esaminarlo e dissezionarlo, facendo appunto l'Autopsia di questo numero dylaniato. L'Autopsia di "Autopsia".



La sceneggiatura è di Giovanni Gualdoni, il curatore predecessore di Recchioni, autore di numerose storie di questa fase; il maggior motivo di interesse sono i disegni di Franco Saudelli, gran maestro dell'erotismo italiano, legato soprattutto al fetish, che sa offrire anche qui una lettura personale e interessante dell'eroe.



Fin dalla copertina di Angelo Stano, associata al titolo secco, a effetto, si mostra la volontà di epater le lecteur con la morte dell'eroe, con un Dylan sottoposto ad autopsia - la T sul petto - in una morgue con cadaveri impacchettati secondo le migliori regole del bondage saudelliano.



Saudelli, pur nell'innegabile bravura, offre a volte un Dylan non appieno convincente, troppo tondeggiante e bamboccione, che stride in particolare in apertura (la seconda vignetta di p.5).







Mentre Dylan torna a casa, scaricato dalla tipa del mese, Meg, fattasi all'improvviso malinconica, è curiosa la citazione di Frankenstein 3D,  horror-classic che sarebbe uscito solo di lì a poco, nel 2014 (l'albo è del 2012, quindi il film era ancora in lavorazione: il primo trailer è del 2013).



Un rimando, quindi, non al film in sé (ricco di elementi alchemici, basta guardare la scure del protagonista...) ma al mito di Frankenstein che, ovviamente, rimanda all'autopsia, in un subliminale che risulterà però depistante.



Niente cadaveri che camminano, qui: e depistante quindi anche la citazione di Dellamorte Dellamore a p. 1o ("l'avrei rivista?"), quasi d'obbligo per un Dylan al lavoro in obitorio, chiamato per esaminare il cadavere della fidanzata suicida all'improvviso.



A p.12 il ricordo dell'incontro con la tipa, pur ben scritto, mostra una accentuazione del Dylan-pezzente forse un po' caricaturale, che stride ancor più dopo che il downgrade l'ha fatto ritornare l'hipster tutto Armani, Levi's e Clarks delle origini.



Dylan indaga, trovando nella casa della ragazza il numero di Abigail, segnato dal prefisso 666 (un'altra traccia che non ha seguito), film horror a profusione (Horror, Fear, Belzebub, Poe, It di King e Nosferatu), superalcolici e barbiturici. Il manifesto inquietante di p.23 non l'ho riconosciuto, invece.



Completa il tutto la scoperta delle chiamate a Voice in the night, un numero amico; e subito scopriamo che i suicidi sono indotti nella bella sequenza di un nuovo suicidio, a p.28, cosa che ci porta a un 2+2.









L'articolo sulla morte del ragazzo è scritto da Dominic Wolfe, che è un noto artista bondage (https://twitter.com/DominicWolfe); le altre notizie sono ugualmente vere: un guasto al reattore nucleare di un sottomarino e l'assegnazione di biglietti governativi per le Olimpiadi. Dal che si evince che Dylan sta leggendo The Guardian, e che siamo nel Marzo 2011 (quando, probabilmente, Gualdoni sta sceneggiando).









http://www.theguardian.com/world/2011/mar/10/royal-navy-nuclear-submarine-reactor-flaws



http://www.theguardian.com/sport/2011/mar/10/government-purchase-olympic-tickets-must-be-justified



Se la notizia delle Olimpiadi serve alla contestualizzazione, l'incidente nucleare del sottomarino militare può quasi essere visto come un depistaggio in chiave complottista, vista l'evidenza che gli viene data (i "suicidi" potrebbero sapere qualcosa circa un esperimento segreto del governo, etc...). Chissà che nella supercontinuity di John Ghost questi non ne sappia qualcosa.



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Dylan va al centro, incontra Francis, la responsabile del servizio di aiuto telefonico (gli fornisce materiali datati 2010), cosa che mette sul chi vive un volontario coinvolto, che contatta il suo capo, ovviamente mascherato, che egli chiama l'Avversario.







Lo vediamo quindi all'opera con un diverso modus operandi: non suicidi indotti, ma falsi suicidi e morti accidentali.



Lo stacco tra p.45 e 46 dà già la soluzione del caso, comunque la storia procede sui binari prefissati e l'accolito, preso dal panico, cerca di uccidere Dylan Dog spedendolo all'obitorio.



Il chirurgo però non lo opera, e così Dylan viene salvato in extremis, mentre il killer mascherato uccide l'inepto adepto. L'autopsia del dottor Henry Stanton comprova il suicidio. La data è aprile 2011, con un gusto per la datazione molto preciso in questa storia. Il nome, poi, è una citazione BDSM ancor più famosa, classica per un album di Saudelli: Eric (non Henry) Stanton, maestro del bondage fumettistico (qui sotto una delle sue tavole più castigate).









Francis raggiunge Dylan e indagano, trovando ulteriori dati sul volontario assassino. Questo spinge l'Avversario alle sue mosse, fino alla sua sconfitta.







L'Avversario rapisce la bella Francis, che ha intanto ovviamente conosciuto carnalmente Dylan; egli riesce poi a eliminare DD, ma questi è salvato in extremis e riesce finalmente a vincerlo. I due serial killer erano coinvolti in una sfida a chi faceva il maggior numero di morti, con i due metodi differenti: induzione al suicidio e suicidio dissimulato.



Tuttavia, si scopre, Meg si era realmente suicidata, non era coinvolta nelle due catene di delitti, con colpo di scena finale che riporta l'albo alla riflessione sul suicidio, con l'attenzione al tema sociale tipica di Gualdoni (e fedele comunque a DD).



L'idea della gara di Serial Killer non è malvagia, e i metodi usati, il "falso suicidio" e il "suicidio indotto" rimandano rispettivamente ai metodi attribuiti a sette tipo Illuminati (falso suicidio) e quello praticato dalla new school del satanismo criminale, stile Bestie di Satana (suicidio indotto).



Albo insomma alla fine godibile, salvo la limatura dei soliti elementi stridenti del Dylan troppo fuori del tempo di questa fase.