Intervista a Shy



LORENZO BARBERIS.

Shy, nome d’arte di Michela Rossi, è una giovane illustratrice dal segno nervoso, aspro, potente. In questa intervista abbiamo indagato insieme alcuni aspetti della sua arte.

I tuoi lavori nell’ambito delle arti visive si avvalgono di un segno molto nervoso e di immagini inquietanti, “creepy” come tu stessa li hai definiti. Ci si vede dell’underground, ma anche del classico (il tema iconografico di Santa Lucia, ad esempio). Quali sono – se ci sono – le tue fonti di ispirazione al riguardo?

Ho iniziato a scrivere e a scarabocchiare a tredici anni, quindi con tutte le turbe e i complessi che può a vere una ragazzina appena entrata nell’adolescenza. Ogni volta che decidevo di disegnare qualcosa era per sfogarmi (problemi con i ragazzi, amici, scuola e cose così) quindi uscivano fuori cose piene di rabbia, totalmente diverse dai Diddl e dalle scritte colorate che facevano le mie amiche, infatti ho iniziato a far vedere i miei schizzi strani solo verso i 23 anni. In pratica ho dieci anni di disegni nascosti al mondo intero.

Ho sicuramente diverse fonti di ispirazione, Paula Bonet e Gipi sono i primi due che mi vengono in mente, credo però che il mio “stile” sia più legato al fatto che sono rimasta a quella rabbia preadolescenziale, piena di sfoghi apparentemente privi di senso e totalmente istintivi.



Anche al di là dei lavori propriamente fumettistici, le tue opere presentano spesso un’intersezione tra disegno e scrittura, tra citazioni (dissimulate o meno) e testi tuoi, tendenzialmente in linea col segno grafico. Quali sono – anche qui, se ci sono – i tuoi riferimenti letterari?

Per i testi vado a periodi, ho realizzato un po’ di disegni prendendo varie frasi de “La vita bestia”, che è un bellissimo spettacolo teatrale di Filippo Timi. Poi Alda Merini, Bukowski e spesso canzoni (Fabrizio De André, Gabriella Ferri, PGR, Dresden Dolls…)



Alcune opere sembrano guardare più a installazioni da street art…

La street art mi piace tantissimo, come a tante altre persone, ma non mi ci rivedo molto anche se ci sono state delle persone che dopo aver dato uno sguardo a quello che faccio mi hanno detto “sì, dovresti fare qualcosa per strada”. Per ora mi sto concentrando sul fumetto poi si vedrà, in realtà mi sto lasciando davvero libera di sperimentare il più possibile quindi magari tra un anno cambio totalmente direzione.



Sotto il profilo tematico, un elemento ricorrente della tua produzione appare il tema del “taglio”, in molti possibili sensi: inquadratura, valore economico, sofferenza/modificazione del corpo (e inestricabilmente dello spirito). Quali le ragioni di tale scelta?

Credo sia sempre legato al fatto che mi esprimo da “arrabbiata”, poi crescendo ho imparato a capire che la vita spesso ci fa scontrare con delle esperienze forti ponendocele davanti in maniera altrettanto forte, senza vie di mezzo e a volte senza qualcuno che ci stringe la mano e ci accompagna. Questa “idea” per un periodo l’ho voluta raccontare con alcuni disegni ispirati a storie vere che amici o amici di amici mi avevano raccontato.

Il fatto del taglio credo sia una parte di questo realismo estremo, le cose forti a volte succedono in modo forte e basta.



Non è strettamente inerente al tuo lavoro artistico, ma mi piace indagare l’intersezione delle arti. Quale musica, quale cinema, quale videogame sono stati importanti nella tua formazione (al di là, anche, del loro rilievo diretto nella tua produzione artistica)?

Di musica meglio che non parlo perché chi mi conosce sa che ho dei gusti imbarazzanti. Di base ascolto un po’ di tutto, rock, folk, metal, country, rap, celtica, pop, ska ecc.. italiani, inglesi, tedeschi, spagnoli. In pratica un sacco di cose ma solo il peggio del peggio, sono capacissima di cantare appassionata “maledetta primavera” della Goggi. Riguardo i film ho passato un lungo periodo di dipendenza per Woody Allen, ma dopo “Basta che funzioni” mi ha un po’ deluso. Suppongo che la passione per Woody Allen abbia un po’ influenzato la mia scelta di disegnare volendo dire “qualcosa”, un’opinione o un’idea.



Per concludere: la tua ricerca nelle arti visive, come tu stessa osservi, ironicamente, in una vignetta, non ha ancora trovato una sua precisa declinazione. Quali sono i tuoi futuri progetti? Cosa farà Shy “da grande”?

Da grande Shy farà la commessa, no scherzo. Sto ancora cercando una direzione precisa, per ora con il fumetto sta andando bene e per ora continuerò per questa strada, anche perché ho un po’ di progetti in mente. Al contrario di quello che si può vedere dai miei disegni nella vita sono abbastanza allegra ed ottimista, quindi chi vivrà vedrà sorridendo.

Non ci resta quindi che ringraziare di cuore Shy (nota: il nome artistico si è "evoluto" in Sonno; per cui aggiorno anche i link) per la sua disponibilità, rimandandovi al suo sito e alla sua pagina FB per ulteriori escursioni nella sua arte!

https://www.facebook.com/sonnomonamour/?fref=ts