Inferno Fresco
















LORENZO BARBERIS





Ho finalmente avuto modo di visitare la bella mostra di "Inferno Fresco", di cui avevo parlato. La mostra nasce all'interno del progetto CuNeoGotico, cui avevo collaborato anche ad alcuni appuntamenti, come quello fotografico di Camere Oscure a Cuneo stessa e a quello pittorico, nella mia Mondovì (in cui avevo aiutato la bravissima Titti Garelli a identificare l'iconografia della sua magnifica Regina Neogotica del monregalese). 





Anche questa tappa torinese presso il MIAAO di Torino, curata da Lorenza Bessone, non ha mancato di soddifarmi pienamente. La mostra infatti, come accennavo già nella mia anticipazione della stessa, è incentrata sull'illustrazione dantesca, in una concezione che si pone nel segno della grande tradizione medioevale (i "frescoes", gli affreschi gotici appunto) ma da una prospettiva nuova ("fresca"): illustrazione prevalentemente al femminile, tale da fare emergere il femmineo sommerso dell'Inferno.








Canto 1 - Loredana Fulgori.





Le illustrazioni delle "artiere" ospitate dal MIAAO creano così un contro-canto dantesco alle voci illustrative che si sono sovrapposte al testo dell'Alighieri, aiutandolo a riscoprirlo oltre le pur altissime letture di Dorè, di Botticelli, dei minusieri medioevali. Al di là dell'alta qualità delle opere della mostra, è interessante il taglio critico che, assommate, lasciano intuire o possono comunque stimolare.









Loredana Fulgori inizia con una folgorante rivelazione, mostrandoci uno Stage 1 rinnovato (nello spirito di innovazione, sto violando intenzionalmente la convenzione dei numeri romani dei canti, omaggiando il videogame che la stessa mostra ha tratto come uno dei suoi stimoli a rileggere Dante). Pur nella classicità dell'immagine, il Dante pellegrino perso nei suoi boschi narrativi ricorda da vicino una Cappuccetto Rosso, eroina femminile del mondo fiabesco per molti simbolo della trasmutazione alchemica della Rubedo. Non a caso, Dante e Redhood incontreranno di lì a poco una Lupa, simbolo femmineo della corruzione ecclesiastica (giova ricordare che Lupa, in latino, è Prostituta, come la chiesa trecentesca incesta meretrix?) triplicato nelle tre fiere.









02 - Helbones, Eleonora Guastapaglia





Helbones, nome d'arte della terribile Eleonora Guastapaglia, ci accoglie allo Stage 2 con una BeatrIX rinnovata, marchiata in fronte dal 9 che ha segnato tutta la sua esistenza numerologica. Bello questo recupero del canto 2, solitamente tralasciato perché poco narrativo, ma che con le "tre donne" - di cui centrale BeatrIX - opposte alle "tre fiere" è fulcro del segno femminile della Commedia, post-stilnovista ovviamente ma segnata comunque dalla donna come simulacro (positivo e negativo) del Divino. Gli occhi di BeatrIX lacrimano per i peccati di Dante, e sono segnati da due stelle a cinque punte, simbolo del potere astrale che la contraddistingue (con "stelle" si chiude ogni cantica del poema).




3 - Porta degli Inferi





Non so se questa immagine vuol raffigurare la Porta degli Inferi o sia un portale marginale dell'inferno quel che appare, ma lo Stage 3 vede il raggiungimento di quella Bucca Inferos che è la demonizzazione dell'Umbilicus Mundi classico, la vagina della Dea Madre Terra antica da cui uscivano, nell'età dell'oro, creature mitologiche e mostri, Titani, Giganti, Ecatonchiri. Forse è un'eretica che brucia nella sua tomba infuocata, ma mi piace anche pensare a una femminilizzazione indiretta della Bocca degl'Inferi, che ne rivela l'antico ruolo muliebre (e non negativo).








Loredana Fulgori










Canto 5 - Storm Neverland, Semiramide







Ire-Ne, Paolo e Francesca



Passato lo Stage 4 senza colpo ferire (il benigno Castello degli Spiriti Magni, dove risiedono gli innocenti o meritevoli prima del cristianesimo), nello Stage 5 abbiamo un canto femminile per eccellenza, dove Francesca da Rimini (parlando anche per il povero Paolo) illustra la dottrina erotica dell'irresistibile amor cortese, che amplifica la figura di Semiramis, "che libido fé licito in sua legge" (il Do As Thou Wilt crowleyano, in pratica). Lo sguardo femminile toglie giustamente ogni segno di condanna a Semiramide e Francesca, trasformando la loro peccaminosità medioevale in implicita rivendicazione del femminile del suo spazio erotico (anche nella Commedia stessa).



Qui del resto regnano anche Elena di Troia, Didone amata dal virgiliano Enea, Cleopatra amata da Cesare, appena accennate ma comunque presenti, in una trafila di donne che domina la Storia con la sua passione erotica irrazionale.







Canto 6 - Ilaria Clari - Cerbera



La femminilizzazione di Cerbero, all'apparenza paradossale, di Ilaria Clari, in realtà clarifica in qualche modo la connessione con la "triplice fiera" già incontrata ad inizio della Cantica, segnata al femminile, quella, dalla preminente Lupa (e dalla Lonza).

















Canto 7-8 - Stige - Filippo Argenti.



Non ho trovato nulla sullo Stige e Filippo Argenti, e allora integro con un parallelo col Delacroix, che fonda una certa pittura romantica francese nel 1822, con questa sua lettura di Dante in lotta contro il Violento fiorentino per eccellenza. Anche una donna, come vediamo, si aggrappa alla Barca di Dante per farla crollare (in una posa innaturale per mostrare il bel seno nudo, ovviamente: gli autori di locandine supereroiche non hanno inventato nulla, ma imparato dai classici). Forse un rimando a "Eritòn cruda, che richiamava l'ombre a' corpi sui", altra figura femminile di maga malvagia che appare nel testo.



Del resto, nel canto VII appare anche la teoria della Fortuna, con tale concetto presentato, implicitamente, come dea personificata.



Or puoi, figliuol, veder la corta buffa

d’i ben che son commessi a la Fortuna,

per che l’umana gente si rabuffa;



ché tutto l’oro ch’è sotto la luna

e che già fu, di quest’anime stanche

non poterebbe farne posare una".















9 - 10 - Erinni - Seitzinger / Finamore



Alle Erinni che custodiscono Dite agli stage 9-10 (passaggio cruciale per entrare nella Città Infera, femminile centro del regno infernale, tanto che Virgilio deve ricorrere al supporto angelico per entrare) sono dedicati due studi, femminile e maschile, Seitzinger / Finamore (cognome dantesco perfetto). In entrambi, con diversi accenti, le Erinni Megera, Aletto e Tesifone sono colte come Infere Flagellanti, che si stracciano le vesti e le carni per l'impotenza di fronte alla forza divina.





Entrati in Dite, gli stage 11-12 sono dedicati agli eretici chiusi nelle loro tombe di fuoco, che appare evocata da questa illustrazione (già vista) pur non apparendo eretiche al femminile (e dire che gli gnostici avevano quest'inviso sacerdozio femmineo: ma probabilmente perfino Dante non azzarda di citarlo, accomunandosi alla generale damnatio memoriae).



Nei violenti si parla di Arianna in relazione al Minotauro che è sovrano del girone, di Deianira per il centauro Nesso.









13 - Pier delle Vigne - Arpie.



Ritorna, dopo le Furie, il molteplice (e spesso triplice) demoniaco femminile nell'importante stage 13, dove le Arpie perseguitano, tra gli altri, Pier delle Vigne, fondatore della lirica italiana alla corte di Federico II (che abbiam visto dannato come Eretico). Promozione per lui, ovviamente, perché dannandolo come suicida Dante non lo condanna come traditore di Federico (tradimento che, in verità, sarebbe stato per la chiesa benefico, vedendo Federico Stupor Mundi come l'Anticristo - e non solo simbolicamente. Dante, così ossessionato dall'idea di Impero, di Federico è un de' pochi di cui di fatto tace).



La coronazione di spine che viene qui offerta a Pier delle Vigne è intrigante oltre che intricante, perché si connette al suo ruolo di Giuda e Martire della sua causa: accusato d'essere Giuda di Federico II, Dante lo presenta nel suo inferno come il vero Martire del primato dell'Impero, per l'ingiustizia di tale accusa.










15 - Carlo Pastore, Checco d'Accorso - Sodomiti





Lo stage 14 dei Bestemmiatori non l'ho trovato omaggiato, mentre i Sodomiti dello Stage 15 ricevono un ambiguo omaggio da uno degli autori maschili del progetto, Carlo Pastore, con un divertente gioco di parole su Dante. Noi moderni ovviamente condanniamo tale visione riduttiva, ma è ovvio che nella Commedia medioevale la visione dell'omosessualità si lega a una riflessione su maschile e femminile con inversione dei ruoli, come allude appunto la scritta (sapientemente oscena) dell'immagine anzidetta.







17 - Seitzinger - Aracne



Superato, con Gerione, la Frode, il peccato più grave e femminile (l'Incontinenza della Lonza più lieve, intermedia la Violenza del Leone, e la Frode della Lupa è il peggiore). Stupenda l'Aracne di Ada Seitzinger, sulla cui sapienza avevo già detto, e che conferma la femminilità (anche) della Sfida a Dio. Il personaggio, come si diceva, ritorna nel poema in citazione purgatoriale, e in qualche modo, come altri (Ulisse su tutti, o il "tema politico") contribuisce a "tessere" la struttura ramificata e intersecata che rendono l'opera capolavoro inesauribile.



Aracne, "narratrice" in quanto tessitrice, posta in questo canto intermedio dell'inferno, è uccisa da un fuso che ne genera un terzo occhio, massonicamente impiccata, e ingenera (con il suo stesso femmineo corpo metamorfico) una texture che narra degli amori peccaminosi degli antichi, quegli "Amori degli Dei" dalla cui narrazione nascerà (coi "Modi", 1580), la pornografia rinascimentale. Il Minotauro possiede Pasifae (che appare anche nell'inferno dantesco), Zeus possiede Leda (e per il valore metaforico di Zeus / Deus Pater, questo Dante non lo poté citare) e un satiro (il demonizzato per eccellenza) una ninfa. Il fuoco infero dovrebbe bruciare, indica Virgilio e auspica il triangolo divino, tale trama perversa, ma forse invece l'illumina ancor meglio.









Eucharren, Malebolge



L'arrivo alle profonde Malebolge è un tripudio celato di femminile diabolico, meno noto perché nei canti più vicini al fondo degl'inferi, che si saltano per ragioni esoteriche (o perché il docente medio di liceo accelera a questo punto per raggiungere in fretta gli irrinunciabili Ulisse e Lucifero).



Ecco allora che Taide (18) accoglie il poeta con quelle disgustore e magnifiche "unghie merdose", e Manto (20): madre di ogni manteia, magia, ma anche della Mantua me genuit da cui proviene il magus Virgilio. Si cita Isifile, tradita come Medea (tornerà nel Purgatorio) e la povera Ghisolabella, dei tempi danteschi, di cui parla un rivale politico del padre: " I' fui colui che la Ghisolabella /

condussi a far la voglia del marchese, come che suoni la sconcia novella". Ovvero, costretta per spregio alla di lei famiglia a prostituirsi.









Allo stage 19, la Tomba dei Papi Simoniaci, dove l'uno scalza l'altro in attesa del celebre Bonifacio VIII. Possibile vi sia anche la Papessa, presentata da Pole Ka nei suoi tarocchi (i quali, come è noto, ripercorrono un altro pellegrinaggio simbolico-spirituale, con vari punti d'incontro con la Commedia).









Tra i ladri divorati e tramutati dai/nei serpenti, si cita en passant la figura di Aretusa, tramutata in fonte da Zeus per salvarla da un ratto erotico, ma soprattutto appare Vanni Fucci, volgarissimo ladro fiorentino che azzarda di "squadrare le fica" al più alto fattore: e in questa volgarità medioevale (con sopravvivenze successive) ci sta molto del femmineo/basso-demoniaco che Dante altrimenti non inserisce (i diavoli di Malebranche, rozzissimi, sono tutti maschili).















Stage 26 - Elisa Talentino - Penelope. 



Giustamente invece Elisa Talentino legge talentuosamente tra le righe la figura di Penelope e della sua tela infinita (simbolo della narrazione anch'essa come Aracne, alternativa a quella tela infinita verbale di Sherazade nelle sue mille notti), vista in controluce del mito maschile di Ulisse che prepara la chiusura di questo primo viaggio dantesco.







27-28. Eucharren. Seminatori di Scismi e di discorsie.



Eucharren, tra i seminatori di discordie, inserisce corpi ambigui, maschili e femminili a un tempo: e del resto, se il più celebre dei dannati di questo canto, che non nomino, mal si associa al divino femminile, il Fra Dolcino che costui cita si accompagnava a una rossa, peccaminosa strega sua compagna, che era anzi fonte di maggior attrazione per la di lei bellezza alla sua eresia che non il barbuto frate dissidente. Se lei avesse quasi un co-sacerdozio con il massimo eretico piemontese dell'era di Dante, impossibile dirlo.









Tra alchimisti e falsari (29-30) ci sarebbe invece Mirra, falsaria di persona per giacere col padre (lascio per una volta spazio al Doré).



Poi Dante e Virgilio lasciano Malebolge (31) per lo schema finale: superato l’ultimo argine roccioso, si ritrovano immersi nel crepuscolo e odono un suono di corno più terribile di quello lanciato da Orlando a Roncisvalle.  Virgilio mostra così al suo allievo Nembrot, il gigante responsabile della costruzione della torre di Babele, il tempio del divino/demoniaco femminile per eccellenza, sulla cui sommità celebrava e celebrerà la Ierodula, la Prostituta Sacra di Babele, nel passato e nel futuro descritto dall'Apocalisse. L'inferno stesso è un grattacielo rovesciato, una Turris Babel che aspetta di esser riportata nuovamente sulla terra (nota mia personale, che al "Morgante" di Pulci devo una speciale devozione: nei due canti del "Marguttino" - che finirà agli inferi araldo di Lucifero - il Pulci ne fa finire le vicende terrene alla ricerca della Torre di Babele creata dal suo avo Nembrotte, di cui riprenderà poi il posto all'inferno, a fianco del mostruoso padre. Dato che i due giganti sono scudieri d'Orlando, è interessante questa primitiva associazione dantesca tra la torre babelica e l'Olifante, prima che creasse una congiunzione quell'occultista rinascimentale del Pulci).







34 - Pole Ka, Lucifer



Dopo l'anticipazione di Ugolino (32-33), la chiusa degli Inferi spetta al cannibale Lucifero che divora, come Kronos, i suoi figli, i traditori di Cristo e di Cesare. Nel femminilizzarlo, come inevitabile coronamento di questo percorso, Pole Ka ne trasforma il Ventre (il demoniaco Deus Gaster del medioevo, in effetti spesso effigiato come parte animata del massimo demonio) in una gigantesca Vagina Dentata che contribuisce al pasto infernale. E anche le altre bocche che si moltiplicano nel corpo dominante di Lucifera assumono il taglio di voraci bocche-vagine minori.



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Insomma, un rinnovo di viaggio dantesco affascinante e rivelatore, come spero abbiano almeno in parte accennato questa mia estemporanea affabulazione, vasta ma insufficiente. Consiglio naturalmente di approfittare della tappa cuneese dell'Infero Fresco, ormai imminente, mentre i freddi cuneesi si approssimano a ridarci i freddi di Cocito.



Meglio di queste mie annotazioni è certo la sintesi della curatrice Lorenza Bessone, che appartiene alla stessa generazione di molte tra le disegnatrici invitate, tutte under 40: “nonostante l’approccio oltranzista del brief di progetto, che si riferiva all’horror-splatter anche per evitare ogni insopportabile visione ‘benigna’ di Dante, molti elaborati sono sorprendenti pure per la sofisticazione nelle scelte di alcuni personaggi e la dissimmetria delle varie referenze culturali, tra pop e top. A esempio la francesina Pole Ka, a partire da Semiramis lussuriosa compone una suite perturbante, fondata anche su una sua dichiarazione di poetica: L’Enfer est intime, ed è la ricorrente rappresentazione dell’apparato uterino come luogo di destino ferale.

Oppure Beatrice è ritratta da Helbones all’età del primo incontro con Dante, a 9 anni, caratterizzata da Big Eyes, evidente citazione di pittura Lowbrow, con però delle stelline di dentro a cinque punte, e un’iscrizione in provenzale che presuppone frequentazioni di filologia romanza…E ancora un’altra subalpina, Elisa Scesa, con una sua araldica Aracne provoca il brivido dell’ibrido, gemmato da accoppiamenti assolutamente non giudiziosi… E così via, con prove tutte, ci si sente persino di azzardare, di nuova Stilmischung, di quella mescolanza di stili sublimi, medi, e umili che secondo un altro grande lettore di Dante, Erich Auerbach, caratterizza anche la Commedia dantesca."



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La mostra Inferno fresco è stata allestita nella Galleria Sottana del MIAAO Museo Internazionale delle Arti Applicate Oggi di Torino dal 25 settembre al 31 ottobre 2015, e sarà poi a Cuneo dal 13 novembre al 12 dicembre 2015, presso la Biblioteca Civica, in corrispondenza della manifestazione scrittorincittà. Una selezione dei migliori lavori presentati in mostra costituirà una sezione del secondo volume della collana Il cuNeo gotico, intitolato Neogotico tricolore, che sarà edito e presentato sempre a novembre nel corso della stessa manifestazione libraria cuneese.



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Scheda di mostra

Inferno Fresco. Nuove illustratrici dantesche

direzione artistica Enzo Biffi Gentili / a cura di Lorenza Bessone

Sede: MIAAO Galleria Sottana. via Maria Vittoria 5. 10123 Torino. Italia

Periodo di svolgimento: dal 25 settembre al 31 ottobre 2015

Orari di apertura: sabato ore 15-19.30, domenica ore 11-19

Conferenza stampa e Preview (su invito) venerdì 25 settembre 2015 alle ore 12

Inaugurazione venerdì 25 settembre 2015 dalle ore 18

Ingresso libero