Andrea Roccioletti, Fumetti d'arte - 1

LORENZO BARBERIS

Questo Blog ha vari nuclei tematici, tra loro collegati. La tradizione ermetica in senso proprio, ovviamente, riletta dal punto di vista del "Pendolo di Foucault", ma anche, ironicamente, una critica volutamente "ermetica" (senza essere una pura "supercazzola", per citare invece un riferimento che mi piace poco, abusato nell'ironia sulla critica d'arte), ovvero a volte difficile, compiaciutamente speculativa, ma mai totalmente inutile. Ma c'è anche l'amore per il fumetto, e il Blog è un po' un rimando al Garage Ermetique del compianto Moebius: un bric-a-braque fumettistico, con uno sguardo preferenziale al fumetto popolare, ma non solo.

Questo per dire che ho amato molto un esperimento di un artista di cui ho parlato qui sul blog, Andrea Roccioletti, che ha iniziato a fare degli interessanti "fumetti d'arte". Non nel senso dell'annosa polemica su fumetto popolare e fumetto autoriale (oggi superata: il fumetto popolare può essere bello o brutto, ma ormai in Italia è autoriale, ovvero si riconosce che "ha un autore"); ma nel senso che crea dei fumetti che "parlano d'arte", da un punto di vista ironico ma, al contempo, affatto banale e spesso con considerazioni intricate. Per i disegni Roccioletti si serve, con abile malizia, di tavole di autori noti, che egli rielabora. Un gioco letterario, anzi, fumettistico, non nuovo in assoluto (già praticato, ad esempio, da Stefano Tamburini in "Snake Agent", da virtuoso della Xerox qual era) ma non molto praticato (per copyright? non credo: più per la difficoltà di questo specifico linguaggio).

Gli ho proposto un'intervista su questo tema, che non solo ha accettato volentieri, ma ha realizzato, in esclusiva per il Blog, appunto "a fumetti". Non una singola tavola oltretutto, ma - ampliando e sviluppando le domande che gli avevo posto - diverse tavole, che riproporrò nei prossimi giorni. Questa prima tavola è introduttiva, seguiranno altri fumetti nelle prossime occasioni. 











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Il detournement è insomma interessante, sempre con una sottile vena ironica e autoironica, come in questa tavola in cui Roccioletti, citando il fumetto umoristico francese (pare il segno di Morris, quello di Lucky Luke, ma l'ambientazione appare cinese), si pone nelle vesti di un vecchio saggio che erudisce con paternalistica pazienza un apprendista.

Ma le corrispondenze sono gustose: ad esempio, quando parla di "corto circuito" si vedono due cinesi sullo sfondo che, inchinandosi reciprocamente, si scontrano in un corto circuito visivo (e tra l'altro, decontestualizzate, queste tavole anni '50, che nel fumetto originale troveremmo probabilmente gustose, mostrano anche la corda di un certo umorismo sugli orientali un po' stantio e non del tutto privo di ambiguità: un altro smascheramento dell'operazione meta-artistica dell'autore). 

Quando si parla del detournement western (uno dei più "divertenti", e quello in cui la cornice entra più in gioco nella storia) vediamo un cavallo correre in lontananza sullo sfondo (unito al fatto che il fumetto ci richiama nel segno Morris, cioé Lucky Luke, ma tolto questo dettaglio nulla nelle tavole ci richiama il West, che invece implicitamente cerchiamo).

Insomma, Roccioletti gioca bene con il fumetto, che conosce perfino di più di quanto lasci intendere, costruendo una texture tipicamente postmoderna: quando ad esempio un personaggio si infervora, ci sta implicitamente sottolineando un punto del testo rilevante ("è una specie di avvertimento per il lettore"), ma con una retorica, quella fumettistica, che è inconsueto associare alla critica d'arte (l'unico modello che ci viene in mente è Scott McCloud). 

Ora Roccioletti sta sperimentando con i fotoromanzi, i "fumettos" nel mondo anglosassone (con una sfumatura vagamente spregiativa...). Vedremo cosa ne uscirà fuori.