Hellnoir 2 - Cherchez La Femme





LORENZO BARBERIS.



Spoiler alert, as usual.



Seconda puntata (di 4) della bella miniserie di Pasquale Ruju e Giovanni Freghieri in edicola in questo dicembre 2015. Bella la copertina di Davide Furnò, che reinterpreta in modo disturbante il mito della femme fatale evocato dal titolo, coerente con l'intero albo.



La copertina interna (tratta dalla tavola di Freghieri a p.37) è altrettanto potente, ed evoca con una sorta di xilografia il "bus stop" dei dannati in attesa di Caronte, sospesa tra Edward Hopper e Gustave Doré.



Nella premessa, Ruju rievoca le molteplici fonti d'ispirazione tra i maestri del genere e precisa la sua scelta di creare un "Oltretomba postmoderno".



Tra i vari nomi citati non appare Connelly, tra i miei autori preferiti, che è però chiaramente omaggiato con il personaggio di Arnie Bosch all'interno della storia.



Il mondo dei romanzi di Connelly (all'interno del "realismo" noir, ovviamente) è infatti forse ancor più collegata ad Hellnoir: il detective Hieronymous Bosch, omonimo del celebre pittore di deliranti inferni fiamminghi, istituisce spesso un parallelo tra la maledizione del suo nome e l'inferno urbano in cui si trova a vivere.



L'arrivo di una Daem di rango come cliente (un archetipo del noir, su cui molto ha giocato Dylan Dog, qui riletto in chiave infernale) permette di chiarire la dantesca tripartizione dei demoni dominanti in guerrieri, diaconi e principi.



Mondo reale e mondo sovrannaturale entrano in contatto a p.37-41, e Freghieri (ad altissimi livelli in questi albi) mostra la sua bravura nell'amalgamare, in queste tavole, i due stili con cui effigia i due mondi: il suo stile attuale consueto, quello di Dylan Dog per intenderci, per il mondo reale, e una ripresa del suo segno originario, contrastato, degli anni '70, per il mondo infernale.



Ma anche a livello testuale la scena è notevole, con la citazione del Caronte dantesco che annuncia al pellegrino infernale che "più lieve legno convien che ti porti".



Per il resto l'intera storia, come già il numero precedente, si distingue per un grande equilibrio tra tradizione e innovazione nell'equilibrio delle tavole. Si nota il frequente uso di una gabbia "verticale" (13, 27, 33, in modo diverso 45...) molto elegante, sottilmente originale rispetto alla classica griglia "squadrata" bonelliana e a suo modo appropriata (forse per l'evocazione della "caduta verticale" negli inferi, centrale ad esempio in 25 e 37).







Tra le righe della storia (e in solo punto in modo preciso, a p.59) viene evocato il nome di Asmodeo come "antagonista". Un principe adeguato per questo inferno, in quanto i suoi Daemoni appaiono segnati soprattutto dall'ira e dalla ferocia brutale (e lui è Aeshma Daeva, Dio della Collera persiano).



Il finale aperto unisce, nuovamente, un classico del noir (l'appostamento tra le ville in collina) e la citazione dantesca, sempre abilmente dissimulata, che conferma l'idea di questo Hellnoir come un limbo. Come nel limbo dell'Alighieri, infatti, gli "spiriti magni" della città infernale si radunano in "palazzi e castelli" in una città alta, accomunati dalla loro volontà signorile di sopravvivere ai secoli.



Non ci resta quindi che aspettare il terzo capitolo, che uscirà la vigilia di Natale.