Neogotico Tricolore





LORENZO BARBERIS.





sovra candido vel cinta d'uliva


donna m'apparve, sotto verde manto


vestita di color di fiamma viva.



Ho finalmente recuperato il magnifico volume "Neogotico Tricolore", edito nella collana de "I Quaderni del CuNeoGotico", il progetto di riscoperta del gotico cuneese cui ho partecipato nella parte artistica (vedi Le Camere Oscure).



Il volume, un "libro nero, rosso ed oro" come i libri delle tre scritture di Bonvesin de la Riva (anticipatore della Commedia dantesca) raccoglie gli atti dell'omonimo convegno che si è tenuto il 6 e 7 novembre 2015 presso il Castello Rosso di Costigliole, nell'ex Marchesato di Saluzzo, una delle molte emergenze di architettura neogotica nel cuneese.









Il convegno, realizzato in collaborazione tra il CuNeoGotico e l'Università di Torino, è stato curato da Enzo Biffi Gentili, mentore di tutto il progetto triennale, assieme a Giorgio Barberi Squarotti, Valter Boggione, Barbara Zandrino; il tutto promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo.



La cura del catalogo anche come oggetto di design è un piacere per gli occhi, con preziose scelte grafiche vagamente retrò: la copertina interna marmorizzata (verde, bianca e rossa), l'uso di un raffinato carattere gotico, la "croce patente" come segno d'interpunzione, e mille piccoli dettagli quasi impercettibili, quasi un gioco per iniziati: ad esempio la scelta del raro carattere "Dante". Già il catalogo delle Camere Oscure di Undesign aveva ottenuto valutazioni eccellenti; in questo caso il merito va a Silvia Virgillo / puntuale (qui, nel sito dell'autrice, un esame delle raffinate scelte estetiche operate).









Il calligramma d'apertura è dedicato a Poe, a Pierre Pascal (poeta esoterico oggi pressoché ignoto, sodale di Evola e di Guenon) e allo sfortunato Brandon Lee, la cui morte è avvolta dal mistero: la composizione evoca il celebre "Nevermore" del Corvo, il capolavoro del maestro di Boston, disposto però in forma di croce sul modello della decrittazione del Sator Arepo (che era stato citato nel catalogo di arti visive del progetto, apparso l'anno scorso). La N, come in CuNeoGotico, è rovesciata.



Nell'introduzione generale, Biffi Gentili chiarifica il senso importante di una ricognizione del neogotico letterario italiano, un neogotico appunto tricolore: una ricognizione ancora mai tentata con questa sistematicità, nell'idea convenzionale ma imprecisa (di discendenza manzoniana) di una scarsa fortuna, qui da noi, del fantastico e dell'orrorifico" nordici. Tutto questo, per paradosso, mentre l'Italia è, per gli autori della mitteleuropa e del mondo anglosassone, il luogo per eccellenza del gotico, col suo medioevo turbinoso e violento.



E infatti, "dai romantici ai cannibali", il filone carsico del neogotico letterario è una tradizione importante, da riscoprire e affiancare agli altri neogotici, quelli sì più codificati ed evidenti, nelle varie arti visive.








E importante rimane in questo studio letterario la costante connessione alle arti visive: specie nelle ricche appendici finali dedicata al femminino dantesco di "Inferno Fresco", che ho a suo tempo recensito (vedi qui); nel "monumento a Dante" ideato da Mario Zampini (in immagini sorprendenti, che a volte, dal 1932, paiono profetizzare - vedi sopra - la grandeur di Moebius) e un'indagine dell'illustrazione italiana di "Edgardo Poe", il gran maestro del Neogotico per eccellenza, con immagini talvolta sorprendenti per forza compositiva e radicalità splatter.



"Tout se tient, gothiquement": e così il libro si presenta come una rigorosissima e affascinante carrellata nelle radici del neogotico italiano.







BeatrIX nell'illustrazione di "Inferno Fresco"



E così vediamo il Gotico sorgere in parallelo al Romanticismo italiano, anticipata dalla precoce traduzione dei Canti di Ossian del Cesarotti, nel 1762, a soli due anni dalla prima edizione.



Ma questo spirito toccherà anche i grandi: Leopardi (che del resto nelle Operette Morali metterà in scena a volte uno spirito truce, ne "“Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie” e altrove) e Manzoni, in teoria l'anti-fantastico per eccellenza: per lui tuttavia la rappresentazione del male ha senso moralisticamente, per suscitare l'orrore verso di esso (ma comunque, a Poe piaceranno tantissimo le pagine dei Promessi dedicati alla peste, in cui vi troverà una forza autentica e originale).



Poi, naturalmente, vi sono gli Scapigliati, i grandi dimenticati del nostro secondo Ottocento, forti di un decadentismo a tratti terrificante (e spesso sacrificati, in ambito scolastico, anche a causa delle loro difficili scelte linguistiche, operate in antitesi al manzonismo allora imperante).



Con Novecento, appare un "Fantastico" italiano tutto da decifrare, tra il Landolfi della Pietra Lunare e il Buzzati che solo in apparenza si può avvicinare a Kafka (abusato parallelo), mentre qualcosa del suo mondo ha il disturbante di Lovecraft.



Giunti al secondo Novecento, la tradizione della ghost story viene negata (continuando il seminale rifiuto manzoniano) proprio da autori che si faranno continuatori di un filone perlomeno "gotico" in senso lato della letteratura italiana: ad esempio, Fruttero e Lucentini, autori di opere come "Il palio delle contrade morte" e "A che punto è la notte", su una Torino attraversata da una ambigua setta gnostica.





Luigi Servolini 1929, illustrazione per Poe.





Ovviamente Umberto Eco, tra Nome della Rosa e Pendolo di Foucault, scrive una pagina importante di questo ritorno a un giallo gotico ed esoterico. E gotico è spesso Stefano Benni, che gioca volentieri col fantastico e col sovrannaturale.



Il punto di arrivo di questa carrellata (che qui si è non sintetizzata, ma accennata per sommissimi capi) è ovviamente l'esplosione dei Cannibali letterari (Ammanniti e la Santacroce, tra i numerosi altri), dopo Pulp Fiction (1994) e la rinascita di un giallismo italiano che talvolta si colora di cromatismi noir.



E in questo neogotico post-moderno ha un ruolo di rilievo, giustamente, anche Tiziano Sclavi, romanziere e fumettista, sceneggiatore e padre di Dylan Dog (1986), il fumetto che più di tutti ha segnato questa rinascita di gusto gotico nella sua arte.





Il Dylan Dog decostruito di Ratigher nel disegno di Baggi (vedi qui).




Insomma, un saggio prezioso, un tassello mancante della storia letteraria, che personalmente ritengo mi sarà prezioso anche nella didattica, dove da sempre cerco di integrare al necessario canone realistico e veristico l'idea, almeno, dell'esistenza di un contro-canone fantastico e gotico, di pari dignità.







Dante Gabriel Rossetti (vedi terzina d'apertura)