Intervista a Giorgio Pontrelli







LORENZO BARBERIS



Giorgio Pontrelli, tra i nuovi disegnatori apparsi nel nuovo corso di Dylan Dog, è uno di quelli che ho trovato più interessanti, per la sintesi elegante e molto personale del suo tratto, nel solco della libertà espressiva di autori che si sono alternati sulla testata come Micheluzzi e Dall'Agnol. 





Mi è quindi venuta la curiosità di fare qualche domanda all'autore sul suo lavoro dylaniato, e lui è stato così gentile da rispondere. Questo il risultato della nostra conversazione virtuale.




Sei arrivato di recente su Dylan Dog, all'interno del rinnovamento di questo "rinascimento Dylaniato". Qual era prima il tuo rapporto con Dylan Dog, come lettore e come disegnatore?



Sono cresciuto con Dylan Dog, lo leggo da quando ero piccolo. Mi piacevano tutte le storie, mi affascinava tutto il suo universo, le sue imprese piene di mistero, l’introspezione, il carattere, anche dei comprimari, l’atmosfera fumosa della città di Londra. Come disegnatore oggi ammiro tutti gli autori della serie, pieni di talento, tra i migliori nel panorama fumettistico italiano. La Sergio Bonelli editore è una grande azienda,  attenta al suo pubblico, che sa coniugare qualità a innovazione, che vuole valorizzare e diffondere l'arte del fumetto, ancora troppo sottovalutato in Italia.









La tua prima storia uscita per Dylan Dog è apparsa sul secondo Old Boy

con "A volte non ritornano" sceneggiata da Marzano. Una storia, pare, segnata da una linea ancora "cupa". C'è qualche aneddoto interessante che ci puoi rivelare sulla lavorazione della storia?



Marzano ha scritto delle sequenze divertenti da interpretare e disegnare, è stato un lavoro molto intenso. Forse si nota dalle prime alle ultime tavole un cambio stilistico (dal nero al bianco, dalla massa alla composizione) che in seconda battuta ho cercato di uniformare. Dopo le prime 20 tavole c’è stato il passaggio di consegne tra Giovanni Gualdoni e Roberto Recchioni in qualità di curatore della serie: il primo mi ha seguito e sostenuto su un disegno più maturo e nei “canoni bonelliani”, il secondo mi ha spronato e lanciato verso un segno più personale ed espressivo. Devo molto ad entrambi.







La seconda storia è per i testi di Gigi Simeoni, ormai inserita nella nuova continuity dylaniata. Qui inizia ad apparire una linea più chiara. E' legata al tema dell'albo, collegato agli "orrori dell'acqua", o è una scelta più generale di interpretazione del personaggio?



Il cambiamento nel tratto era già avvenuto o aveva già preso il via nell’albo precedente. L'atmosfera della storia scritta da Gigi Simeoni era estremamente "liquida", lineare, luminosa e mi hanno ritenuto adatto per quel progetto come disegnatore. Lavorare con Simeoni  poi è stato estremamente stimolante. Lui,  oltre ad essere un ottimo sceneggiatore è anche un grande disegnatore. Le sue sceneggiature sono ricche di descrizioni di personaggi e luoghi precisi. E' stato un regista attento nel visualizzare le caratteristiche fisiche e caratteriali di tutti i personaggi e coraggioso nella costruzione di una storia che tiene incollato il lettore fino all'ultima vignetta.









Anche nella tua recente storia di apertura del quarto Old Boy, quella "stagionale" dedicata ad Halloween, appare spesso una linea molto chiara associata, mi sembra, alla prima (o comunque una rara) "doppia splash page" apparsa su Dylan Dog. Com'è nata l'ideazione di quest'albo, nel tuo lavoro con tre sceneggiatori (Gualtieri, Marsiglia, Monteleone) al loro esordio corale sulla testata?



Cerco di spingermi su una linea chiara, senza regole standard del bianco e nero - con pochissime ombre- mi aiuta ad essere più leggero . L'assenza di chiaro scuri  rende il disegno talvolta più elegante. Giulio Gualtieri, Stefano Marsiglia e Michele Monteleone hanno scritto una storia molto complessa, ricca di stacchi temporali. Gli sceneggiatori sono sempre stati ricettivi a qualsiasi esigenza, abbiamo lavorato in sinergia sulle ambientazioni e la caratterizzazione dei protagonisti. Alla fine del lavoro ci siamo rivisti per fare una revisione generale e migliorare il legame tra testo e disegno nel tentativo di renderlo più innovativo sul piano estetico.









In tutte le tre storie finora apparse si nota una griglia molto rigorosa, un "modulo" con le vignette perfettamente allineate, non "a mattoncino": un modulo frequente in altri bonelliani, come Julia. C'è una ragione precisa per tale scelta?



Penso che uno schema regolare aiuti a mantenere più lineare la lettura, scandisca meglio il ritmo oltre a garantire che tutte le immagini rimangano ben equilibrate sulla tavola. Le vignette quadrate o le doppie rettangolari sono spazi su cui mi trovo a mio agio e il disegno per me ha trovato nuove proporzioni.









E per concludere, quali sono i progetti futuri a cui stai lavorando (in Bonelli o altrove)?



Sono al lavoro sul nuovo episodio della serie regolare di Dylan Dog scritto da Giovanni Masi.

Il 20 febbraio, invece, uscirà il sequel a fumetti del film Lo chiamavano Jeeg Robot. L' ho disegnato insieme a Stefano Simeone - che lo ha anche colorato- ed è basato sul film omonimo diretto da Gabriele Mainetti, che esce il 25 febbraio al cinema. Si tratta di un prodotto originale, non di un adattamento del film, una storia autonoma e parallela, senza il rischio di spoilerare nulla.



Il film di Mainetti è pazzesco, un lavoro di rara perfezione, poetico e potente, divertente e cruento, la storia di un eroe/antieroe con la tuta nera da blackbloc.



Il fumetto è stato scritto e curato da Roberto Recchioni - che anche questa volta ha fatto centro - e sarà in edicola con La Gazzetta dello Sport da sabato 20 febbraio  con quattro copertine da collezione realizzate da Leo Ortolani, Giacomo Bevilacqua, Zerocalcare e lo stesso Roberto. Non rimane che andare al cinema e passare dall'edicola o viceversa.



Da qualche mese collaboro anche con l’Agenzia di Viaggi, un giornale di settore specializzato in turismo, come graphic traveller. Racconto attraverso il disegno le mete turistiche. Un'avventura speciale che mi permette di visitare località bellissime e raccontarle attraverso il fumetto.



A maggio invece con i soci dello Skeleton Monster, il collettivo di disegnatori che ho fondato, saremo all’ARF di Roma con una grossa novità di cui però al momento non posso dirvi altro.





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Ringrazio molto Giorgio Pontrelli per la sua disponibilità, sperando di aver presto di nuovo l'occasione di parlare del suo lavoro, "dylaniato" e non.