Dylan Dog 354 - Miseria e Crudeltà


LORENZO BARBERIS.

Spoiler alert, as usual

Il 354 di Dylan Dog è di nuovo un albo di Gigi Simeoni come sceneggiatore, per i disegni di Emiliano Tanzillo, qui al suo esordio sul personaggio.

Il titolo evoca con amara ironia il capolavoro di Totò: la nobiltà lascia il posto alla crudeltà e alla miseria morale; la cover di Stano richiama la cover del N.3, "Jack Lo Squartatore", figura logicamente ricorrente nella mitologia dylaniata.

Qui non abbiamo un killer di prostitute ma di barboni: tuttavia la cover non è del tutto infedele in quanto Dylan incontra anche una homeless al femminile nelle peregrinazioni della sua indagine.


La storia decolla quindi con una bella semi-splash della cattedrale (p.5), con quella punta di pauperismo anticlericale delle origini che sembrava essersi con gli anni annacquata, e che è tornata negli ultimi tempi.

Oltre alla storia, anche l''impostazione della griglia generalmente è la tradizionale "gabbia a mattoncino", preferita al solitoda Simeoni, ma con un buon uso delle semi-splash (come nel passaggio suindicato) per sottolineare i momenti salienti, quando serve.

L'arrivo della polizia (p.8) fa presagire l'utilizzo dell'ispettore Carpenter: invece, con rapida mossa, passa subito la palla a Rania (10) che sarà però per una volta davvero utilizzata narrativamente.

Lo scambio di battute tra Dylan e Groucho a p.12 contiene anche un po' di metafumetto sui fan, anticipando un Groucho che nell'albo, senza rinunciare all'umorismo, è meno spalla comica e più d'azione.


Le uccisioni del "fantasma"/serial killer con magrittiana bombetta (tanto cara a Dylan Dog) si distinguono fin da subito per surreale crudeltà e dantesco contrappasso: bella 13.vi, ad esempio, e ancor più quella evidenziata dalla semi-splash di 22.i.

Rania, come detto, invece si delinea meglio come personaggio, sia nello sviluppo della sua figura di poliziotta islamica, sia nella tensione erotica con Dylan. In alcuni punti, il loro duetto ricorda certe brillanti pagine di Julia nella sua costante schermaglia verbale con Webb (cambiati ruoli e psicologia dei personaggi, naturalmente).

Il blog Satrepuap Mulam (il gusto del rovesciamento è tra l'altro caro ai "diabolici", anche se qui non appare poi alla fine questo tema) che segue le vicende dei killer esplicita anche la citazione a Clockwork Orange (un assassino in bombetta, debito inevitabile: 29.iii).


Il tenutario, Richard Synner (quasi sinner, cioè "peccatore") si firma Richie Rich e come il personaggio fumettistico del 1953 odia i poveri, pur non essendo affatto altolocato a giudicare dalla misera cameretta da nerd. Una buona satira contro certo cattivismo d'accatto di internet, fatto di ostentato disprezzo verso i loser dietro lo schermo di un molto presunto successo sociale.

Synner riceve l'aiuto di un avvocato del prestigioso studio McGovern (p.37) e si lancia anche in un paio di affermazioni islamofobo-razziste (38.iii); alcuni, sui forum, hanno trovato curioso il contrasto - un intervento del bravo Tanzillo - col poster dei Suffocation in casa sua (34.iii), band metal che ha però esponenti di colore: il chitarrista Terrance Hobbs è mulatto, mentre Mike Smith (batterista) è di origini afroamericane, anche se non sempre in pianta stabile nella formazione (ringrazio Alessandro Bartoli della precisazione).

Si tratta di dettagli, naturalmente, mentre nella stessa tavola il poster di Clockwork Orange chiarisce la citazione già emersa dal blog del personaggio.

Il fatto che Synner non si insospettisca per l'aiuto prestigioso potrebbe far pensare che sia più addentro al Piano del killer di quanto non appaia, come già il fatto che conosca il motto dell'assassino (che aveva occultato alla polizia).


Simeoni tratteggia comunque il mondo degli homeless in modo realistico: vittime di una società spietata, sono a loro volta spinti all'aggressività e alla violenza, e non colti come oleografici santini da presepe vivente. La barbona a p.32 e il gruppo di p.40 si rivelano feroci nella lotta nella sopravvivenza.

Verso la metà dell'albo (48) la storia inizia il suo percorso verso uno scioglimento elegante ma piuttosto logico, date le premesse narrative: a suo modo, Simeoni pare dichiarare che il focus, qui, non è stupire il lettore con un colpo di scena nella trama ma concludere la riflessione sulla crudeltà capitalistica evocata dal magrittiano Killer In Bombetta.

Se vogliamo, viene lasciato qualche dubbio sul finale, anche per non renderlo troppo lineare e didascalico: Dylan sceglie di non credere al killer sull'innocenza del presunto complice, non sappiamo con assoluta certezza se correttamente o meno, come aperto resta in parte, a mio avviso, il ruolo di Synner.

Insomma, albo piacevolmente classico, storia che riprende i temi cari all'era sclaviana dell'emarginazione sociale, elegantissimi disegni tradizionali dell'esordiente Tanzillo, che tratteggia molto bene il personaggio di Ranja, accompagnando perfettamente col segno l'approfondimento psicologico di Simeoni.

In attesa del prossimo albo, che si preannuncia sfolgorante (almeno nella copertina).