Dylan Dog Magazine 2


LORENZO BARBERIS

Spoiler Alert.

Secondo appuntamento per il Dylan Dog Magazine in questo marzo fitto di importanti appuntamenti bonelliani.

Qui la recensione del primo numero, l'anno scorso:

http://barberist.blogspot.it/2015/03/dylan-dog-magazine.html

Nella parte relativa alle recensioni si conferma lo stile ironico e scanzonato, blandamente provocatorio, che comincia omaggiando il Torture Porn di The Green Inferno e continua con la gustosa strip di Giusfredi, Colombo e Bacilieri sull'eterno ritorno degli zombies (del resto, è il loro mestiere) o l'ampio servizio sugli orrori della famiglia (un grande classico del Dylan Dog delle origini, quando il target erano gli adolescenti).

Bacilieri torna ai disegni de "Il mostruoso banchetto", la storia principale, scritta da Alberto Ostini. L'esordio è subito in linea con il titolo, con un banchetto borghese di mostri from outer space (il prevedibile contenuto del banchetto, con magistrale crudeltà, non è svelato per ora al lettore).

Passiamo a Craven Road, dove Groucho legge un tabloid con "I've eaten my girlfriend" (p.41.iii e altrove), perfettamente in tema.

La trama ci porta quindi a Wickedford, cui sono destinate tematicamente le storie del magazine; che esplorano la provincia inglese sulla scia di quel mondo ironico che per primo ha tratteggiato Medda nella sua ultima comparsata sulla serie regolare.


Finalmente, a p.50, l'orrore si palesa con un salto nello splatter degno di questo nome. Per certi versi, quando dosato con la giusta spietata perfidia, è forse fin più efficace quando - come ora - si limita ad essere uno squarcio disgustoso del velo della nauseabonda normalità.

Allo stesso modo, senza tornare agli antichi fasti anticlericali sclaviani, ci si permette di inserire nel quadro dell'ipocrisia borghese anche l'elemento religioso, non solo senza dissimulazioni prudenziali, ma anche con una certa compiaciuta insistenza sul contrasto tra le parole santimoniose e l'orrore che sappiamo celare (p.59).

Lo sdoganamento delle splash pages, anche doppie, produce tavole molto belle ed efficaci, come il Where's Wally (o meglio, Where's Dylan di p.66-67: e in effetti è possibile trovarlo, dopo aver saputo del piccolo trucco in sceneggiatura nelle pagine seguenti).

L'orrore si mescola, del resto, al tono di commedia al vetriolo tipico finora del ciclo di Wickedford, e così tutti i topoi del "film matrimoniale" sono ripercorsi e rivitalizzati da una sottile traccia di horror grottesco.

Sul finale, c'è spazio anche per un accenno alla blanda continuity creata dall'avvento di John Ghost (tav. 97.iii), che rende quest'albo potenzialmente più rilevante di quanto si potrebbe credere.

Non male anche l'ironia sull'omosessualità latente Dylan/Groucho, ormai seconda nel fumetto solo a quella Batman/Robin (111.ii), e la conclusione coerentemente cupa, dove l'ironia di Groucho dà il gusto giustamente surreale e metaforico ai mostri della classe dirigente, e al loro banchetto ai danni del 99%. 

Un "Essi vivono" in salsa dylaniata, impreziosito dai disegni di Bacilieri, perfetto per la storia, che si collega poi all'ampio servizio sui Freaks (che completa, in questo modo, quello introduttivo sugli orrori della famiglia).

"Ricordi di un'estate", per i disegni di Luca Genovese, è una scena aggiuntiva ad opera sempre di Ostini come testi, che incastona nella storia principale un ricordo dell'infanzia di Dylan Dog. L'uso del rosso come terzo colore viene usato non per evocare il sangue ma l'amarcord delle fantasie infantili, e intuiamo anche che Dylan da ragazzo aveva vissuto a "...sgate" (166.ii).

Wickedford, sul modello di Medda che l'aveva introdotta agli albori del rinascimento dylaniato, si conferma quindi luogo orrorifico dove i freak sono tendenzialmente malvagi, all'opposto del buonismo sclaviano che ne faceva metafora degli esclusi e dei diversi.