Il bottone di madreperla







LORENZO BARBERIS.



Recuperato in edicola, in ristampa, l'esordio di Barbara Baraldi su Dylan Dog (un'autrice che personalmente apprezzo molto: qui la mia intervista sul suo esordio sulla serie regolare).



Bella la copertina di Alessandro Poli, anche se l'ho trovata poco congruente con l'albo. La storia è illustrata da Paolo Mottura, disegnatore disneyiano autore tra le altre cose del recente adattamento del numero uno di Dylan Dog a Topolino.



L'albo dedica molto spazio dei redazionali a presentare il suo lavoro, su cui non mi soffermo oltre: anche al di fuori del registro comico Mottura è molto bravo, anche se più vicino forse a un gusto "francese", in linea chiara, che al vero Dylan, carico di contrasti chiaroscurali (sul Color Fest, comunque, questo stile funziona bene).



La storia si apre con la solita splash page tipica del formato, e per il resto adopera in prevalenza una griglia tradizionale, con una prevalenza dello schema a sei vignette (anche per lo spazio ristretto in cui va sviluppata la narrazione).



La storia è poco orrorifica, come tipico del resto della fase del personaggio in cui è stata composta (la storia sulla serie regolare è molto più cupa, in linea col rinascimento dylaniato di cui è parte); l'unica sequenza autenticamente horror è l'incubo dylaniato, con una bella semi-splash page e in argomento con il tema dell'albo (p.10-11).



Per il resto, una storia di fantasmi bella e melanconica, con qualche squarcio molto interessante sull'infanzia di Dylan e il suo rapporto con la madre, molto intricato come noto a tutti i cultori del personaggio.



La figura materna del passato, colta sempre in campi molto lunghi, può rimandare a Morgana, ma i vestiti moderni di Dylan fanno pensare piuttosto alla madre putativa dopo il suo arrivo nella Londra moderna. O forse questi ricordi del protagonista sono solo sogni, illusioni, dove Morgana è sua madre in un contesto rassicurante e moderno?



La Baraldi non risolve, volutamente, la situazione in un senso piuttosto che un altro, concentrandosi di più, dopo questo accenno, sulla protagonista e sulla sua triste storia, tratteggiata con delicatezza.



Insomma, un preludio interessante al suo pieno esordio dylaniato, con anche, curiosamente, qualche accenno a quel passato di Dylan che, in un prossimo albo, la Baraldi esplorerà, con riferimento alla giovinezza dell'eroe.