Nathan Never 300





LORENZO BARBERIS.



"Altri Mondi", il numero trecento di Nathan Never, è un traguardo importante per l'ultima grande testata di massa emersa in ambito bonelliano, con la prestigiosa (ancorché un po' svogliata, forse) variant cover di Enki Bilal, grande nome della fantascienza d'Oltralpe.



Sceneggiatura di Bepi Vigna, uno dei "tre sardi" (con Medda e Serra) fondatori del personaggio. Ai disegni, un altro nome storico della testata, Roberto De Angelis, che più di tutti contribuì a portare il cyberpunk su NN sotto il profilo visuale, da "Cybermaster", il primo speciale, in poi.



E anche qui siamo dalle parti del cyber nell'esordio platealmente ricalcato su Matrix, con un riferimento a un film del 1999 (la decade in cui Nathan Never appare, sia pure all'inizio...) che mostra oggettivamente un certo scollamento con la SF più recente (letteraria, cinematografica ma anche videoludica).



L'uso prevalente di larghe bande orizzontali al posto della consueta griglia fa pensare certo al numero 1, che per primo in Bonelli adottò con forza quella soluzione, ma anche a Orfani di Recchioni, che l'ha ripresa e riproposta con forza in tempi recenti; anche il colore richiama in queste prime sequenze l'uso prevalente che se ne fa in Orfani, con un netto contrasto tra l'azzurro "alla Blade Runner" e il rosso a suggerire il dinamismo, la violenza, l'azione.



Anche l'espediente di tornare al bianco e nero su un albo a colori (14-15, e più avanti) è stato già introdotto in Orfani - anche se qui si adottano le mezzetinte. Penetriamo così in "altri mondi" bonelliani, a partire da Zagor (p.15).



Non manca l'uso delle splash page (17), di solito più raro in NN, e anche le tute d'assalto in cui appaiono Never e i suoi compagni sono decisamente simili allo stile di quelle degli Orfani.  Anche la presenza della scritta "ACAB", vistosissima, introduce un elemento di forte contestazione sociale (sullo sfondo, ma in bella vista) solitamente meno presente in NN.



Interessante inoltre che Nathan Never recita qui, coi suoi compagni, la parte che in Matrix spetta ai cattivi, ovvero i cacciatori degli "hacker della realtà" protagonisti.



Si giunge così di nuovo (25) in un "altro mondo", questa volta londinese, e il rimando al bianco e nero assume quindi il significato esplicito dell'incursione in uno dei "mondi monocromatici" bonelliani.



La vicenda prosegue in un ragionevole adattamento di Matrix al multiverso bonelliano. Non manca mai un sottotesto piuttosto "di destra", spesso presente in NN, per cui le accuse di abusi contro gli agenti di vigilanza privata come Never sono fondamentalmente false, opera di capziosi procuratori politically correct - 31/36 - e dell'esagitazione dell'opinione pubblica buonista - p.37. In Medda tale scelta ideologica era ancora più evidente, ma anche Vigna ovviamente sa evidenziare questo elemento del personaggio.



Si sfreccia ancora in Amazzonia, e poi a New York, mentre alcuni degli hacker scienziati imbastiscono la classica (magistrale) supercazzola fantascientifica che crea una connessione tra i vari universi narrativi bonelliani. La cosa singolare è che la Londra, l'Amazzonia e la New York bonelliana di Dylan Dog, Mister No e Martin Mystere sono tra loro collegate e collegate col mondo di Nathan Never: quindi non sono, propriamente, realtà alternative. Ma all'interno del tecnoblurb informativo si potrebbe trovare spiegazione anche a questo.



Ovviamente l'albo si chiude con un ritorno di Never nella sua limitata dimensione originaria, dove riprenderanno le sue vicende in bianco e nero dal 301 in poi. Non dispiacerebbe un prosieguo di questa implicita contaminazione con gli Orfani, o meglio col loro spirito: colore usato in chiave fortemente simbolica, griglia più libera, azione vivace mescolata a un po' di filosofia pop e metafumetto.



Per ora un bel celebrativo, nell'attesa di qualche ulteriore passo nell'innovazione, magari con qualche nuovo sceneggiatore, come era avvenuto con il bravo Diego Cajelli un po' di numeri fa.