Orlando





La nascita del mito di Orlando avviene nel tempo delle Crociate (1100), che si fondano su un mito anteriore, Carlo Magno primo sacro romano imperatore (800) che aveva, da re dei Franchi, fermato gli islamici di Spagna a Roncisvalle. La figura di Orlando reduplicava in qualche modo la mitica figura di Carlo Martello, origine remota della dinastia, autore di una più storica, simile impresa a Poitiers (732).


Col Rinascimento, Orlando è ripreso dal Pulci del Morgante, dal Boiardo nell'Innamorato, da Ariosto, sopra tutti, nel Furioso. Un Orlando in crisi col passaggio all'età moderna, tra '400 e '500, di fronte alle armi da fuoco che lo rendono inutile, erculeo cavaliere sull'orlo di una furiosa follia.


E l'Orlando metamorfico torna in Virginia Woolf, che colloca il suo - diverso - Orlando (1928) proprio nel '500 di Ariosto, ma alla corte elisabettiana, per farlo poi evolvere in un immortale soggetto a una transizione sessuale nel corso del tempo, che lo porta a una androgina femminilità nel '700.


Il tema verrà riscoperto in parte col film del 1992, e in seguito inserito da Alan Moore in un suo magistrale fumetto, "La lega dei gentiluomini straordinari" (1999), in cui Orlando vede ricongiungersi le sue molteplici incarnazioni, supremo difensore dell'Europa e folle mutaforme immortale, due elementi all'apparenza antitetici che vengono fatti collimare dal nuovo bardo inglese. Del resto, se Superman sulla carta deriva dal mito classico di Ercole, questo avveniva per la mediazione della rilettura rinascimentale del Pollaiolo, che anticipa di pochi anni la stesura dell'Orlando di Ariosto, riscrittura del mito di Ercole (e dell'Hercules Furens, in particolare) in età cavalleresca. Fili sottili che percorrono l'universo della narrazione, a fumetti e non.