MAA 2016





LORENZO BARBERIS



(articolo per Margutte.com)



La Mostra dell'Artigianato Artistico 2016 (di qui in poi MAA 2016) di Mondovì si è confermata quest'anno in continuità con le ultime due edizioni, quella del 2014 e del 2015, organizzate da "La Funicolare", dopo un edizione, quella del 2013, di transizione tra La Funicolare e gli storici fondatori, gli Amici di Mondovì Piazza.






Funziona anche al contrario: Artigianato Artistico in Mostra.





Si confermano i tratti di modernizzazione della mostra: l'abbandono di Via Vico per incentrarsi su Piazza Maggiore, l'acronimo MAA (che da questa edizione campeggia anche in ciclopiche lettere appunto nella Piazza), l'onnipresente campionato di bocce quadre, che domina anche visivamente con le sue torri del Belvedere di cubetti colorati (peccato, ma inevitabile, l'assenza del campionato di monociclo, che era stato un arricchimento della scorsa edizione, forse ancor più particolare della comunque prestigiosa presenza del Torino nel 2014).











Non è mancata nemmeno la presenza musicale, con concerti dei Landlord di X Factor e di Marianne Mirage dagli MTV Awards 2016, oltre al folk locale di Piotr Peribowskj e il quintetto a cappella dei Comedaccordo.




Soprattutto, vi è la presenza di un tema riconoscibile nell'allestimento.



Nel 2013 avevano esordito, scaramanticamente, gli ombrelli; il secondo anno i "pallamondi", mappamondi a pallone gonfiabile che avrebbero potuto anche diventare una eventuale cifra di Mondo-vì. Quest'anno si sono scelti i caratteri bodoniani, fiumi di parole (per citare i Jalisse, sfortunati vincitori del Sanremo 1997) mescolati tra oceani di lettere sparse a caso.



Un omaggio al museo della Stampa, che compie i suoi primi quindici anni, tramite l'illustrissimo cuneese (di Saluzzo) inventore del più nobile carattere da stampa che da lui prende il nome, il Bodoni appunto. In questo senso, un peccato che il museo monregalese, pur giustamente aperto, non ospitasse una particolare esposizione: erano in mostra solo dei caratteri recuperati nell'archivio e messi a disposizione per eventuali esperimenti laboratoriali.






Davanti agli affreschi manieristi di casa Jacod, sotto le lettere casuali si cela una metafora.



Il tema delle lettere sparse a caso da cui si originano quasi casualmente parole - viene da pensare a Borges  - caratterizza anche il centro di Breo, nel tentativo di creare un filo conduttore tra i due centri, in modo da estendere i benefici della mostra, anche perché il nuovo "portale" della manifestazione, raccolta attorno alla Piazza Maggiore, è appunto la Funicolare che collega i due quartieri (e che dà il nome all'associazione organizzatrice).



L'installazione ha visto la presenza di qualche filo alfabetico anche nel vecchio portale di Piazza d'Armi, ma soprattutto ha ricreato, come gli anni scorsi, un percorso che conduce dai grandi parcheggi di Mondovì Breo alla Funicolare, con qualche evento collegato (fuori dal programma ufficiale) lungo il percorso: la bella mostra della Meridiana, "Wire", e quella delle Vespe in Santo Stefano.







Tutto questo paroliberismo futurista, che ha creato in effetti ottime "photo-opportunity" virali per i visitatori, si ricollega anche potenzialmente al nuovo ambizioso tentativo "letterario" delle "Collisioni monregalesi", che da due anni precedono la più autorevole collisione di Barolo. Non a caso si è tentato anche un - singolo - invito letterario di pregio, con il professor Gianluigi Beccaria, monregalese di eccellenza, docente di Storia della Lingua Italiana all'università di Torino e alla radiotelevisione nazionale negli anni '80.







La variazione dell'allestimento ogni anno è interessante, e fornisce ogni volta idee nuove. Personalmente non mi spiacerebbe nemmeno si trovasse un Punto Fijo, un'idea permanente: se la novità attrae, un set fisso forse sarebbe più riconoscibile, magari nel segno delle mongolfiere, che da molti sono considerata l'eccellenza più riconoscibile della città, che dovrebbe divenire un trait d'union fisso nella promozione di ogni evento. Ma anche le lettere, se associate magari a maggiori eventi stampatorii e soprattutto letterari, potrebbero avere un loro senso.







L'offerta artistica si conferma di buon livello. La presenza internazionale che aveva caratterizzato gli anni scorsi è stata garantita dall'artista etiope Maazit Hailé, presente con una delle sue reinterpretazioni a mosaico dell'Ultima Cena di Leonardo Da Vinci, che accoglie il visitatore che giunge dalla Funicolare, diventando così plasticamente il biglietto da visita artistico di questa edizione.







La mostra di Persea, in collaborazione col giovane Gioele Perano, è una tradizione, ma questa volta ci offre una produzione radicalmente nuova dell'artista, realizzata applicando al raku, di cui è maestra, la colorazione della Ceramica Besio, tradizionale ditta ceramica di Mondovì, ultima tuttora attiva.







Il risultato è affascinante, coloratissimo, molto pop, con una Mondovì immaginaria creata dalla fantasia dell'autrice, un villaggio fiabesco a cui Gioele regala una appendice marittima, collegata "via treno". Di questa preziosa esposizione, comunque, ha giustamente parlato nel dettaglio Silvia Pio, su Margutte (qui).







Alla ceramica si lega anche l'esposizione all'interno del Museo omonimo degli espositori presenti in mostra, ognuno presente con un singolo pezzo. Una bella idea, un modo di collegare il Museo alla mostra, e di dare il giusto riconoscimento a questi artisti-artigiani.



La mostra specifica del Museo non è invece dedicata alla ceramica, ma all'arte di Francesco Segreti, autore molto valido, a mio avviso, sia per la ricerca artistica, sia per le sue capacità di organizzazione creativa, che ha recentemente messo al servizio della città.







Sul tema della ceramica, che è la principale tradizione artigiana di Mondovì, c'era stata una grande opportunità nel 2010, quando per qualche anno la mostra aveva ottenuto il riconoscimento come mostra regionale della ceramica; ma è una strada che in seguito - non conosco esattamente le ragioni - non si è più percorsa. Attualmente penso che la fiera ufficiale, a livello piemontese, sia quella di Castellamonte.







Sul versante dell'arte pittorica, bella la mostra di Tanchi Michelotti, organizzata dagli Spigolatori. Ai temi consueti, che già conoscevo, delle barche e dei cavalli, Michelotti affianca qui degli interessanti studi sui corpi , nudi maschili come figure cristologiche di grande potenza, e nudi femminili inquietanti e profondi. Prevalgono i melanconici toni del blu, anche se non sono assenti alcuni rossi, forti ed energici, che sono tra i miei pezzi preferiti dell'autore.











Detto della bella mostra di Michelotti, si nota una contrazione degli spazi dedicati alla pittura. Le sale del Circolo di Lettura sono chiuse, e manca la consueta mostra di Cinzia Ghigliano (è del resto avvenuta da poco una sua bella esposizione), che era stata negli anni scorsi l'occasione, anche, di ospitare in Mondovì alcuni dei migliori nomi dell'illustrazione italiana, che l'autrice aveva saputo portare in città, assieme ai suoi bravissimi allievi torinesi dell'Accademia Pictor e dello Ied.







Cinzia era comunque presente con la sua Galletta, l'icona della mostra delle nuove edizioni (l'autrice era stata già coinvolta nell'edizione 2012, basata sul tema dei Cinque Sensi), presente sul tradizionale piatto da collezione della mostra e, per la prima volta, bene usata nella promozione virale su Facebook, nel corso dei Doi Pass monregalesi di luglio (la MAA, invece, è divenuta occasione per promuovere, esponendone anche gli stendardi, il Palio dei Rioni di settembre: e questa continuity tra gli eventi monregalesi, da definire, è di sicuro un'idea positiva).



Similmente non vi è stata esposizione nella cripta della Misericordia, vicino al Museo della Stampa; ma questo può essere contestuale all'abbandono di Via Vico (del resto quest'anno impraticabile per via dei numerosi cantieri).







Si mantiene, invece, la mostra nella sala Ghislieri, con i dipinti di Ornella Bergese su un'umanità dolente, che ben si sposano, a loro modo, con il fasto religioso barocco della prestigiosa sala, mentre presso il Monte di Pietà si è tenuta la consueta esposizione della Ceramica Vecchia Mondovì.







Lo studio di Art Atelier si conferma un'importante presenza artistica (di recente due autori dell'associazione hanno realizzato l'imponente murale dello Scalone, a Breo, di cui riferiremo in seguito). Hanno invece chiuso i locali di Artrè; per quanto invece, come detto, Francesco Segreti continui ad essere attivo artisticamente.







Di grande interesse la mostra di fotografia presso le Cantine Bonaparte, una collettiva fotografica dell’associazione MondovìPhoto dedicata al tema dei luoghi abbandonati:  "ABBANDONOGRAFANDO - storie di ordinario degrado”.



Hanno esposto le loro fotografie Simone Aschero, Lorena Durante, Marco Galletto, Michelangelo Musso, Alessandro Pettiti, Renata Roattino, Samuele Silva e Diego Voarino.



Mondovì Piazza, va detto, presenta molti casi significativi al proposito (come documentato da questo recente incontro), a partire dal Teatro Sociale, un piccolo gioiello dell'Ottocento piemontese che rappresenta forse il "peccato originario" dello svuotamento del centro storico, un abbandono iniziato proprio da questa prima dismissione, negli anni '50. I numerosissimi cantieri della via Vico di questa mostra danno almeno la consolazione che il recupero (avviato negli anni passati) continua.



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Molto altro ovviamente si potrebbe ancora da aggiungere su questa MAA 48. Indubbiamente, si consolida la modernizzazione avviata gli scorsi anni, sia nei contenuti, ispirati a un'arte più moderna, sia nell'impianto di promozione, anche tramite social network.



I contenuti confermano il buon livello, anche se forse con una lieve flessione complessiva, causa alcune latenze di cui abbiamo sopra riferito (non bilanciate da nuovi ingressi). Un'edizione positiva, insomma, ma quasi "interlocutoria", in attesa di un 2017 che sarà il banco di prova per il mezzo secolo della manifestazione, nel 2018, una data importante e da sfruttare.



Saranno, inoltre, le prossime, le prime due edizioni in capo alla nuova giunta che subentrerà nelle prossime elezioni comunali, quasi sicuramente con una discontinuità più o meno forte (cambio di maggioranza o allargamento di maggioranza) rispetto all'attuale assetto politico cittadino, che dura da vent'anni. La prima sarà solo in parte ascrivibile alla nuova giunta, mentre quella del cinquantennale sarà indubbiamente una vetrina importante della - più o meno - rinnovata amministrazione; e sarà interessante vedere, allora, in quale misura l'occasione sarà colta e sfruttata.



Tra parentesi: se vuole davvero incidere in questo ambito, la prossima amministrazione dovrà sciogliere un nodo gordiano creato dagli ultimi tagli: l'obbligo di riduzione a cinque degli assessorati, che ha provocato il sacrificio in questa giunta di quello specifico della Cultura, associato al Bilancio (al di là dell'indiscussa bravura dell'attuale assessora, tecnica di alto livello proveniente dall'ambito finanziario).



Ovviamente, io faccio parte di quelli che credono che un assessorato alla Cultura - associato, in una città come Mondovì, a Manifestazioni e Turismo - sia strategico se si vuole realmente coordinare la cabina di regia della promozione territoriale.



La sinistra cittadina, nel programma delle scorse elezioni, aveva mantenuto l'assessorato culturale (e qui sono scelte) ma, soprattutto, aveva proposto per la sua squadra di governo un meccanismo di coinvolgimento dei consiglieri con deleghe specifiche, creando una sorta di "assessori senza portafoglio", per così dire, che potrebbero essere una parziale soluzione. Vedremo cosa penserà il prossimo governo cittadino al proposito; comunque, tutto ciò esula dall'argomento stretto della mostra.



Per cui, vi lascio con una ultima carrellata di impressions dalla MAA, nel vivo consiglio di approfittare, comunque, degli ultimi giorni per visitarla.