Zenith 666





LORENZO BARBERIS



Spoiler alert: leggere prima l'albo.



Interessante questo numero celebrativo zagoriano, storica testata della Bonelli che usualmente non seguo, ma che ho preso per via della connessione stabilità con l'universo narrativo dylaniato.



Zagor, ideato nel 1961 da Sergio Bonelli sotto lo pseudonimo di Guido Nolitta (che appare tuttora con questo nome sulla cover) è in qualche modo il portale del "genere attraverso i generi" bonelliano, molto più della prima testata Tex (1948) che pure aveva introdotto alcuni elementi horror (Mefisto) e, molto più raramente, fantascientifici.



In Zagor tutti questi elementi invece si trovano di casa nella sua foresta di Darkwood, e in particolare lo stesso Tiziano Sclavi, prima di creare Dylan Dog, aveva scritto numerose storie di questo universo narrativo, dal 1980 al 1990. Il diabolico 666 - targa anche del maggiolino di Dylan - era l'occasione ideale per celebrarlo.



La copertina - molto bella, e in ottimo equilibrio tra l'avventura zagoriana e l'horror dylaniato - è la prima di Alessandro Piccinelli, che sostituisce l'ideatore grafico del personaggio, Galieno Ferri.



Tutti questi elementi, come anticipa il curatore Moreno Burattini nella bella prefazione, vengono ripresi in questa storia di "due Luigi" bonelliani, Luigi Mignacco ai testi, Luigi Piccatto ai disegni, e in sincrono con la "storia portante" di Dylan Dog, che proprio in questi giorni, col 361, è giunto al celebrativo del trentennale, che ha compiuto una parallela "retcon".









Il lettore dylaniato attento capirà fin dalla prima tavola (p.5) chi è il misterioso occultista sulle tracce di un manoscritto perduto, ma l'albo resta godibile lo stesso.



Le prime verdissime tavole vedono l'incontro di Zagor con un primo personaggio sclaviano (seguiranno a breve gli altri) che porta all'avvio dell'avventura.











Il sogno di Cico (25-27) ci porta invece al primo albo di Dylan Dog, l'Alba dei Morti Viventi, con la celebre, citatissima cover: ma l'incubo si rivelerà anche premonitore, e quindi non posizionato casualmente.





Il ritrovamento del Galeone (39) in una bella semi-splash (niente splash pages complete, naturalmente) creerà una prima connessione con l'immaginario dylaniato che sarà poi precisato nello sviluppo della vicenda: le colorate acque del lago sono in realtà maledette e ospitano gli zombies già visti in cover.



Il luogo è un portale che connette a Golnor, il regno fantasy creato da Sclavi stesso, dove troviamo anche una citazione de "I conigli rosa uccidono" (p.57), primo albo dylaniato di Piccatto e Mignacco, uno dei primi in assoluto non-sclaviani.









Dopo l'incontro burrascoso con i golnoriani, si raggiunge il loro accampamento con una bella semi-splash page, che ci introduce a un campo di maggio dal sapore vagamente tolkeniano, come sarà tutta la battaglia finale, dove gli zombies sono risvegliati da una spirale che ricorda quella della cover di "Eredi del Crepuscolo" (n.238).









Anche il meccanismo per cui le sorti della battaglia dipendono da Zagor che deve annullare l'incantesimo ricordano ovviamente Frodo contro l'orda dei non-morti risvegliata da Sauron. Certo sono archetipi narrativi ormai quasi universali del fantasy, ma qui il calco da Tolkien sembra a tratti abbastanza voluto. Non manca nemmeno una possibile ironia sui "troll" di internet (93.ii), ma oramai non riesco più a leggere un fantasy classico senza malizia.









La soluzione del "doppio" (p.92) non sarebbe stata male, ma l'omaggio ai fan esigeva la svolta di p.96. Che, tra l'altro, costituirebbe in teoria una connessione importante, perché rivela come la formula di Xabaras nasca dal lato oscuro del mondo di Golnor, creando una continuità teoricamente abbastanza stretta tra le due serie.



Il curatore di Dylan Dog, Roberto Recchioni, però esclude la "super-continuity", dicendo di vederla come un If-Story (dato che nel cosmo narrativo sia di Zagor che di Dylan esiste l'idea di multiverso, sarà "uno degli infiniti Xabaras" quello che è apparso nel numero). Da un certo punto di vista, però, questa (legittima) limitazione toglie un po' di interesse all'albo.







Brillante anche l'idea di un 667, "Vampiri!" in chiave decisamente horror, per attrarre i lettori di Dylan Dog (ammetto che io stesso ne sono tentato: nel caso lo prendessi, ne scriverò).