Sympatheia





LORENZO BARBERIS



Il progetto P-art è un gruppo artistico molto interessante, formatosi in provincia di Cuneo, che ha visto numerose sue tappe espositive a Mondovì, specialmente in connessione con un bello spazio d'arte come La Meridiana - Tempo, nella centrale Piazza San Pietro a Mondovì Breo, rinascita di una prima storica galleria monregalese.



Il primo appuntamento, nel 2015, è stato con A-Part of Images:

http://barberist.blogspot.it/2015/08/a-part-of-images.html

Molto interessante anche la mostra Wire, nel 2016:

http://barberist.blogspot.it/2016/08/wire.html



Entrambi gli eventi erano stati realizzati ad agosto, in concomitanza con la Mostra dell'Artigianato Artistico, la principale e storica fiera artistica monregalese; anche nell'ottica di estendere l'area interessata dall'esposizione da Piazza a Breo, il secondo centro storico della città.







Con questa SymPatheia - mostra curata, come le precedenti, da Ilaria Garelli - il gruppo P-Art aggiunge una propria esposizione invernale al suo programma di mostre, di cui nell'immagine sopra si possono vedere orari e giorni di apertura.



Per ulteriori informazioni comunque rimando alla pagina dell'associazione:

https://www.facebook.com/newpartprogettoarte/



Il titolo rimanda al concetto di Simpatia in senso etimologico, come evidenzia anche la P rossa, marchio di fabbrica del progetto: sym-pathos, "sentire insieme". Il progetto P-Art infatti associa sempre una coppia di autori operanti in un diverso ambito artistico, in questo caso pittura e fotografia (ma in precedenza altre arti), producendo da questa associazione risultati spesso di sorprendente efficacia visiva.



Un'idea semplice e, in sé, non astrusa o artificiosamente originale, insomma, ma resa efficace grazie a una grande cura nella sua realizzazione.







La pittrice è, in questo caso, Elisa Sartori.



Nata a Treviso nel 1990, nel 2015 si laurea all'Accademia Albertina di Belle

Arti di Torino, città dove vive e lavora. Il suo lavoro pittorico trae ispirazione

dall’osservazione di paesaggi naturali ed è incentrato sulla costante ricerca di suggestioni

cromatiche ed equilibri compositivi.



La serie di opere selezionata per la mostra nasce dallo studio dei paesaggi osservati lungo le rive dei fiumi, durante passeggiate in mezzo alla natura, dove l'autrice si focalizza sulle geometrie degli elementi incontrati lungo il percorso, illuminati dalla luce obliqua che filtra tra il fogliame, cercando - anche tramite uno studio cromatico con suggestioni non-naturalistiche, quasi surreali - di giungere a una sintesi tra le linee verticali della vegetazione, le linee oblique dei sentieri sterrati, quelle dolci ed orizzontali dell'acqua fluviale. "Una schematizzazione delle forme, una sorta di ossatura del paesaggio in grado di bloccare, come con un’immaginaria cornice, un equilibrio compositivo già preesistente in natura", spiega bene il sito di P-Art.











Il fotografo è invece Mattia Malvicino.



Nato ad Alba il 16 luglio 1988, studia al Liceo Artistico Pinot Gallizio di Alba e nel 2007 si quindi all'Accademia Albertina di Belle Arti. All'interno dell'Accademia torinese collabora con il Gruppo

Radici, gruppo artistico coordinato da Claudio Pieroni, realizzando varie mostre e progetti tra

cui una serie di laboratori all'interno del Carcere Minorile Ferrante Aporti. Gli ultimi anni

accademici avvicinano Malvicino allo studio e alla sperimentazione del linguaggio fotografico

e, grazie al supporto del docente di fotografia Fabio Amerio, nascono in questi anni le opere sulla "stratificazione fotografica", realizzate attraverso uno scanner e in seguito per mezzo di un software digitale. A questa ricerca generale afferiscono due progetti: "Studio sul corpo in movimento" (2015-2016) e "Volti di città" (2017).



Il lavoro di Malvicino è davvero interessante, per la capacità che ha di andare a indagare i confini espressivi del medium fotografico, inducendo anche una riflessione su "cosa è fotografia", muovendosi ai limiti di un'operazione di arte concettuale molto studiata. Nella prima delle due ricerche, l'uso dello scanner nella riproduzione dei corpi e dei volti produce immagini segnate da un pattern di disturbi, una texture che interagisce, in alcune opere, con la trama di pizzo degli abiti delle figure femminili raffigurate. In "Volti di città", invece, una campionatura digitale di ritratti fotografici fonde tramite un apposito software frammenti di centinaia di volti, creando anche qui una fitta trama, che evoca il gibsoniano "schermo di monitor mal sintonizzato", ma che cela un ben più ampio sottotesto di significato rispetto al puro effetto visivo.







L'interrelazione tra le opere dei due autori, come già nelle altre mostre di P-Art, crea un tutto che è superiore alla somma delle parti, e che rende le esposizioni del gruppo un momento esteticamente non più riproducibile con la visione separata delle opere dei singoli autori.



Nella prima sala, Microcosmo, assistiamo ai lavori di piccolo formato dei due autori. Studi di paesaggio in pittura, sul volto in fotografia, come già detto: ma una produzione molto più vicina, in questo caso, alla tradizione del mezzo. Malvicino realizza infatti dei piccoli studi su dettagli del panorama urbano nei vari sestieri di Venezia, dove l'autore attualmente risiede: anche qui, indagando gargoille, mascheroni e simili decori di ispirazione fisiognomica.



La seconda sala, Macrocosmo, affianca opere di grande formato: le ricerche fotografiche citate prima per Malvicino, e i detti paesaggi della Sartori.



Infine nella terza sala, Sympatheia appunto, una sintesi complessiva delle due ricerche affiancate. Il nome delle tre sezioni rivela, del resto, come il riferimento alla "simpatia" artistica non è inconsapevole del valore alchemico della Sympatheia alchemica, la "simpatia universale" che generava la concordia discors, la coincidentia oppositorum per cui, come sta scritto nel primo principio della Tabula Smaragdina, "Ciò che sta in alto è come ciò che sta in basso", e Microcosmo e Macrocosmo coincidono.



Una mostra quindi complessa e raffinata, che credo tornerò a vedere con più calma, dopo l'avvenuta inaugurazione, e che consiglio caldamente a tutti i monregalesi di visitare.