The Professor - Follia





LORENZO BARBERIS



Terzo appuntamento in edicola per The Professor, con questo Follia che segna la metà della prima stagione di sei numeri promessi. Come al solito, continuando la lettura sono possibili degli spoiler, come in ogni recensione, quindi consiglio di leggere prima l'albo. Qui si trovano invece, se vi interessa, le recensioni delle puntate precedenti.



Ma veniamo all'albo. Fin dalla cover di Andrea Corbetta (ideatore e copertinista della serie) vediamo l'ottenimento dell'approvazione della Peter Cushing Society, dedicata all'interprete del classico Sherlock Holmes cui sono ispirate le fattezze del protagonista della serie.









In questo terzo numero tocca a Cristiana Astori, regina del noir italiano, occuparsi di soggetto e sceneggiatura. Dell'autrice e del suo lavoro abbiamo parlato spesso sul blog (vedi qui).

I disegni, invece, sono di Riccardo Innocenti, con un bel tratto, molto pulito e funzionale, che ricorda in qualcosa il Pietro Dall'Agnol delle origini.



L'impostazione di tavola continua a essere relativamente innovativa per il filone d'ispirazione bonelliana, con la sovrapposizione delle vignette, di impianto americano, che contraddistingue questo fumetto (in parte, anche, un portato forse del formato, lievemente più piccolo del classico quaderno bonelliano, che spinge a una "compattazione" della tavola: ma una soluzione, comunque, che funziona bene).



La sequenza introduttiva all'Orpheus (nome forse non casuale) ci presenta la co-protagonista Emma Blackman, direttrice del Bethlem (deformato in Badlam, la forma più nota) Asylum, che istituisce con il Professor Love un delizioso rapporto da Scully-Mulder ottocenteschi. Il rimando è, probabilmente, anche a The Avengers, il telefilm anni 60 (vedi qui): Emma come la protagonista femminile Emma Peel, Blackman come Honour Blackman, l'ultima attrice che l'ha interpretata. Un rimando presente anche in un fumetto storico come gli Aristocratici di Castelli (di cui ho parlato qui su LSB), di cui The Professor, a volte, ricorda le atmosfere (ovviamente, più esoteriche e retrodatate di cent'anni, ma con un simile spirito british).









Poi l'Astori tiene fede alla sua fama e la storia entra subito nel vivo in modo piacevolmente atroce; il professore insegna Swedenborg quando viene chiamato a risolvere un caso ricco di simboli esoterici. Il bafometto, la testa di capro, il pentacolo rovesciato, tre simboli sovrapponibili in una figurazione demoniaca; più avanti appare invece (in una mappa di simboli esoterici squadernata dal professore) la rilevanza del triangolo con l'occhio degli Illuminati.







Il paziente che si crede Poe vede il Professor come Valdemar ed Emma come Berenice: non beneaugurale e poco rassicurante nessuna delle due identificazioni, ma i due non sembrano curarsene. Ovviamente, nel contesto di questi X-Files del XIX secolo (gli XIX-Files?), Emma sposa la tesi della follia, Love quella della metempsicosi.



L'Hellfire Club, con tanto di battente in testa di capro (39) è l'ennesima citazione diabolically correct, perché in effetti questo club (gemello della massoneria, nata nel 1717: l'Hellfire risale al 1719) era dedito a riti orgiastici più per piacere che per dovere. Anche il Dashwood che si presenta come il suo capo visibile rimanda al Francis Dashwood fondatore ottocentesco dell'ordine, che in questo ritratto di William Hogarth (massimo pittore inglese, tra gli antesignani del fumetto comn i suoi cicli sequenziali di quadri, e membro del club) si presenta come un saint Francis erotico vagamente blasfemo.









Se prima si era già evocato Valdemar, poco dopo appaiono Mesmer e l'allievo Charcot (a sua volta tra i modelli di Freud, nella sotterranea continuità tra psicanalisi ed esoterismo, che poi Jung renderà di nuovo evidente).



L'incubo (o le fantasie inconsce?) di Emma ci riportano alla slave Leia di Star Wars, mentre il finale chiude circolarmente la narrazione con ulteriore, inevitabile finale aperto. La linea citazionista Orfeo-Swedenborg-Mesmer-Charcot-Valdemar porta in una direzione esoterica, ma il gioco alla X-Files lascia ovviamente aperta la possibilità che abbia ragione sia la razionalista che il cultore dell'occulto: non sveliamo quindi la conclusione dell'episodio.



Non è detto, naturalmente, che in una prossima storia le cose non possano andare diversamente.