Orfani / Sam / Nemesi






E così gli Orfani bonelliani sono giunti alla loro sesta e ultima stagione.



Prima serie a colori, prima serie divisa a stagioni, secondo una concezione propria della serialità televisiva, questo fumetto ha segnato indubbiamente gli anni '10 bonelliani, attraversandoli trasversalmente: iniziato nel 2013, si concluderà nel 2018, pur mantenendo numerosi speciali, e senza contare le numerose riedizioni - quella di pregio della Bao, quella in edicola in fascicoli "all'americana" col Corriere della Sera / Gazzetta dello Sport (la prima serie, con una scansione diversa del materiale rispetto all'edicola), giunta attualmente alla seconda stagione (interrotto per ora alla prima stagione il tentativo di serie d'animazione in stop motion, si apre anche il capitolo dei romanzi ad espandere in modo crossmediale l'universo narrativo).











La quinta stagione, Terra, era stata un inserto di tre numeri ambientato sul pianeta in decadenza, sceneggiata dall'ideatore grafico Emiliano Mammuccari. Ora che si torna al filone principale (con una serie classica, da dodici numeri) riprende il timone l'ideatore Roberto Recchioni, affiancato da Michele Monteleone, un giovane sceneggiatore molto brillante di cui ho scritto diverse volte qui sul blog, parte anch'egli, come Recchioni, dello Studio in rosso, influente studio romano che ha indubbiamente avuto un suo peso nel fumetto degli ultimi anni, anche fuori da Bonelli.













La quinta stagione (ne ho scritto qui) si era segnata anche per il copertinista Gipi, il nome più forte del cosiddetto "fumetto autoriale" contemporaneo. Qui, come in altre opere, Gipi mostra come in verità non ha mai praticato una reale cesura col cosiddetto popolare. A posteriori, è innegabile che questa stagione di Orfani / Terra abbia avuto, oltretutto, più di una liason con il suo La terra dei figli, evidente fin dal titolo, e forse anche dal tema grafico del cerchio (ovviamente, lo sviluppo è poi radicalmente diverso: ma gli elementi in comune, se si andasse a indagare, sarebbero forse più di quelli che nascono dallo sviluppo del medesimo archetipo narrativo).









In questa nuova stagione copertinista è Carmine Di Giandomenico, altre nome pesante del fumetto italiano, co-autore di un'opera importante e purtroppo meno nota di quanto meriterebbe, La dottrina, sui testi di Alessandro Bilotta. Anche qui, una distopia totalitaria simile per certi versi (ovviamente, con profonde differenze in altri aspetti) a quella di Orfani, soprattutto nelle dinamiche suadenti del potere (a margine: Bilotta sta sviluppando in questi anni un'altra distopia totalitaria ambigua per Bonelli ne Il pianeta dei morti, un possibile futuro distopico di Dylan Dog). Anche la scelta di Itaca come nome dell'estrema colonia dell'umanità risuona in modo particolare, disegnato dall'autore di Oudeis: forse sono suggestioni, ma tutto fa pensare a una studiata "politica degli autori".







Di Giandomenico firma inoltre anche le tavole di questo primo albo, quasi a rimarcare l'importanza programmatica della sua partecipazione al progetto. Sottolineare l'abbacinante bellezza dei disegni mi pare in questo caso quasi superfluo; sarà interessante vedere se l'impostazione che ha dato a questo primo albo darà il La a tutta la stagione o resterà una resa isolata.



Nei disegni dell'albo, infatti, ritroviamo tutte quelle caratteristiche che hanno segnato Orfani come serie: la splash page, anche doppia e smarginata, l'uso simbolico del colore (ad opera di Alessia Pastorello), polarizzato tra rosso/violenza e blu/freddezza metallica della tecnologia; ma anche la frequente variazione della gabbia bonelliana, con numerose tavole dal taglio orizzontale o verticale, dove la narrazione lo richiede. Come ho scritto più volte parlando della serie, non una novità bonelliana in assoluto, ma certo un uso sistematico di questo tipo di linguaggio, ripreso dal fumetto americano e mai così diffusamente adottato in Bonelli.









In particolare, però, in quest'albo Di Giandomenico (che tra l'altro, come noto, lavora in Marvel dal 2005) introduce un nuovo passo avanti, l'uso della splash page come sfondo ambientale su cui si sviluppa poi l'azione per tramite di vignette di più piccolo formato (il caso più eclatante è forse la doppia di p. 54-55, ma è frequente in tutto l'albo).



Come al solito, tutto questo mantenendo al contempo in altre numerose tavole un linguaggio pienamente bonelliano: forse l'aspetto più radicalmente sperimentale del fumetto, quello che potrebbe aver più conseguenze in Bonelli, specie se non resterà confinato a Recchioni ma verrà fatto proprio - con soluzioni differenti - anche da altri autori. Per ora, altre nuove serie apparse in seguito in Bonelli non hanno utilizzato questo tipo di espedienti.











La storia in sé è molto efficace nel suo genere, con il ritmo sincopato e adrenalinico tipico della serie. Inizia l'impostazione del finale di serie, con lo sviluppo delle vicende dell'ultima generazione di Orfani, Perseo e Andromeda, figli di Rosa e della Juric, entrambi della schiatta maledetta di Ringo (i nomi sono malaugurali, ovviamente). Orfani si conferma così non tanto un nome associato alla squadra speciale della prima stagione, ma una etichetta trans-generazionale per i figli di una umanità decaduta (la citazione del finale de Il sentiero dei nidi di ragno di Calvino, a p.93-94, rafforza quest'idea di una visione nichilistica, in continuità "neorealistica", in fondo, con la macro-citazione di Filumena Marturano su cui si regge - complice la stretta continuity - l'intera serie, da Ringo in poi).



Significativa l'ambiguità di un regime (vedi a tale proposito anche gli Audaci, qui) che, da un lato, si fonda sull'ossessione contro gli omosessuali (un rimando ai recenti fatti nella Russia di Putin?), ma che ha un leader politico omosessuale, che duplica (in una chiave degenerata, senza la stessa grandezza del modello) la doppiezza della Juric, perversa privatamente e moralista pubblicamente. Un tratto che, nel fumetto, era evidente anche in V for Vendetta, altra distopia seminale dove un regime (tra il resto) omofobo e puritani era nelle mani di perversi di ogni risma: ma qui l'elemento diviene maggiormente centrale.



Recchioni aveva mostrato nelle serie precedenti una certa indifferenza per l'effetto sorpresa, elemento accantonato assieme al citazionismo delle opere della fase precedente - su tutte John Doe, dove il rovesciamento radicale della situazione in ogni passaggio di stagione era elemento cruciale della serie, forse anche per marcare maggiormente l'effetto di novità dell'idea della scansione ispirata alla serialità televisiva.









Dopo il primo Orfani, Ringo - un padre che deve salvare i suoi tre "figli" - si era concluso secondo uno dei più classici topoi della narrazione; la rivolta di Rosa in Nuovo Mondo era andata incontro al suo destino in modo ineluttabile. In Juric, la fine era nota, ponendosi all'inizio, come narrazione, dell'arco temporale della storia; Terra è uno scantonamento a latere che non condiziona la storia generale. In un certo senso, questo Sam itera in parte il modulo di Ringo (non a caso i due personaggi sono profondamente legati), ovviamente con le dovute differenze.



Va detto però che Sam non chiude una stagione, ma l'intera narrazione centrale. Inoltre segnalo anche, qui, la recensione degli Audaci (che sono così gentili da citarmi), non ovviamente per la mia citazione, ma per molti altri elementi di analisi che hanno evidenziato in modo diffuso.



Gli Audaci hanno infatti, oltre il resto, colto brillantemente un parallelo molto significativo tra la Sam della cover e una frequente figurazione degli eroi di Todd McFarlane, cosa che va a fare il paio col Ringo / Batman di Frank Miller nella serie precedente. Parallelo ovviamente soprattutto con Spawn, (anti)eroe morto e resuscitato (anche se per arti magico-infernali e non per tecnologia). Un parallelo che sottolinea ulteriormente il possibile rapporto tra le due serie, ma pone anche la differenza di concezione tra i due personaggi e i due relativi archi narrativi.



Non resta che attendere gli sviluppi per vedere come l'impostazione sarà declinata, a chiudere non solo una stagione, ma tutta la serie.