Orfani: Sam #2 - Stella Cadente





LORENZO BARBERIS



Il 13 maggio 2017 è uscito il secondo numero di Sam, la stagione conclusiva degli Orfani di Roberto Recchioni. Un numero che esce poco dopo la conclusione del Comicon che ha visto Recchioni come Magister, e che è stata l'occasione per l'annuncio del suo (momentaneo?) ritiro dalla scrittura di fumetti a tempo indeterminato, per dedicarsi per ora esclusivamente a incarichi di supervisione.



Questa ultima serie degli Orfani viene così ad assumere l'aspetto di una stagione conclusiva sotto molti aspetti, per quanto usciranno probabilmente ancora altre opere in lavorazione dell'autore romano. Ma questa è stata la sua prima serie Bonelli, e potrebbe restare la sua serie bonelliana in modo definitivo: un lavoro quindi centrale, comunque sia, nella sua opera autoriale.  Inevitabilmente - non saprei se oltre le intenzioni di Recchioni, che però è molto consapevole della sua strategia mediatica - è un passaggio di testimone all'autore credo più giovane dello "Studio in rosso" di cui Recchioni è parte, Michele Monteleone, di cui ho già avuto modo di trattare spesso nel blog (vedi qui). A lui si collega quindi il "cambio di passo" che si intuisce in questa stagione, in modo più definito a partire da questo numero.







La copertina di Carmine Di Giandomenico (copertinista prestigioso, dopo altri di alto livello tra cui Nicola Mari e Gipi solo per citarne alcuni) riprende la celebre scena della bomba nel Dottor Stranamore: una citazione che dà il tono a tutto l'albo, che vira su una sorta di inedita black comedy fantapolitica. Il film kubrickiano mostrava in sostanza come un singolo idiota - meglio: una somma di singoli idioti in una società complessivamente psicotica - possa scatenare una guerra nucleare con estrema facilità (un film che, interessante notarlo, sembra in contrasto, come filosofia, con il ritratto apparente di una Juric perfetta principessa machiavellica, dalla prima alla penultima stagione).







La bella cover interna per ora resta fissa (in Orfani, di solito si modifica col procedere della serie, ma non obbligatoriamente a ogni numero) mentre il System Log iniziale di Sam cambia schermata, ma mantiene più o meno uguale il senso di fondo: un cyborg profondamente malfunzionante regge a suo modo - insieme ad altre pedine più marginali - i destini del mondo.







L'albo si apre coi disegni di Davide Gianfelice, per i colori di Giovanna Niro e Adele Matera. L'ingresso in scena dell'elemento comico torna con l'apparizione del droide RR13, che Roberto Recchioni stesso ha ammesso come sua voce meta-testuale all'interno dell'albo (una sorta di firma, dato che Orfani inizia nel '13 e RR sono ovviamente le sue iniziali).



Fastidioso come un droide protocollare, ma decisamente più astuto e ricco di senso pratico date le sue funzioni operative, RR13 mi ricorda molto il robot orbitale che segue John Difool nella sua indagine di prova per procurarsi la tessera da detective privato di classe R nella surreale realtà distopica dell'Incal. Se è una citazione e non il ritornare di un archetipo, potrebbe essere abbastanza precisa, perché anche qui Difool - il matto dei Tarocchi - è la figura impazzita che fa crollare tutto il castello esoterico di carte del suo mondo (vigliacco ed inetto quanto il protagonista di Recchioni è guascone e sconsiderato).







Daniele Di Nicuolo, con un segno più affilato e freddo, ci porta all'interno della città, con una sequenza (p.23) che ci ricorda che, se è humour, è humour nero e durissimo. Il politicante Garland e il generale Petrov recitano comunque la loro parte in commedia. Il tono comico che segna l'albo sembra però avere anche il senso sottile di evidenziare un certo clima di ambigua decadenza. Decadenza, perché non solo i nuovi Ringo e Sam, ma anche Cesar, Garland e Petrov, le tre figure del potere, sembrano solo macchiette al confronto di personaggi di statura più drammatica come la Juric o - a loro modo - Rosa e Nakamura. Però la loro "scala minore" li rende per paradosso più pragmatici e, all'apparenza, più efficienti, proprio per il loro essere meno grandiosi, ugualmente gretti e machiavellici ma in una scala minore e quindi più ragionevole e realistica.



A tutto si somma il tema metaletterario, in senso sfumato: la Juric è una figura tremenda e grandiosa, ma la sua storia in realtà l'abbiamo letta nella cornice di un biografo sull'orlo della follia e dell'ossessione, spinto da un Garland a cui il culto della nuova "Mater Terribilis" è utilissimo. Il potere forse non è in verità tragedia, ma farsa?









Una curiosità su Garland che, di nuovo, può essere casuale, ma sarebbe azzeccato: nel videogamer Sid Meier è il nome del capitano della nave-colonia che, lanciata in Civilization, va a fondare una nuova colonia nello spin-off Alpha Centauri, prima che la missione si scinda in più fazioni. Non beneaugurale per il nostro caro leader, se la citazione venisse sviluppata in modo testuale (e sarebbe un modo per riequilibrare i giochi).









Tornati all'azione di Ringo con i disegni di Gianfelice, avviene la scena della citazione in copertina (36-45), in una bella sequenza dinamica nello stile ormai consolidato di Orfani. La storia poi continua nei toni di farsa amara che si è deciso di declinare; inutile aggiungere più di tanto sull'efficacia del ritmo narrativo e sulle soluzioni tipiche della serie, che sono ormai una realtà consolidata per questa testata. Particolare (e, forse, in questa forma non ancora sfruttata) la conclusione da p.89 a 93, con un montaggio dal ritmo verticale, e naturalmente l'efficace sequenza onirica affidata a Jacopo Starace, dal segno più autoriale.



Non resta che aspettare il prossimo numero, e vedere se questo nuovo filone manterrà o accentuerà questi toni di divertito sarcasmo. Ma forse, come ci ricorda Pascal parlando della vita, "Per quanto la commedia sia stata divertente in ogni sua parte, l'ultimo atto è sempre insanguinato." E finora anche questo nuovo Orfani non pare promettere di fare eccezione.