Dylan Dog #370 - Il terrore





LORENZO BARBERIS



Uscito il 29 giugno 2017 il numero 370 di Dylan Dog, "Il terrore" (Spoiler alert as usual). La storia, illustrata da Giampiero Casertano, colonna storica della serie, vede l'esordio alla sceneggiatura di Gabriella Contu, un nuovo nome femminile che si aggiunge a quelli già transitati sul personaggio e alle uniche due autrici sistematiche di Dylan Dog, Paola Barbato e, da un periodo più recente, Barbara Baraldi.







La copertina è una vistosa citazione dal numero 285, Ladri di cervelli, copertina pre-nuovo corso.  La storia aveva anche una struttura tutto sommato simile, se si eccettua il tema d'attualità di cui andremo a breve a dire: non ho più trovato l'albo per una analisi più dettagliata, ma c'è Dylan all'inseguimento della classica valigetta McGuffin assieme ad altri personaggi; c'è perfino l'ironia sul terrorismo a tratti, ma smussata dall'elemento fantastico comunque presente.



La cover del 370 viene subito ripresa (con un espediente molto classico), nella sequenza di p.5-6. Bella la vignetta 6.iii, che in una sola immagine muta ci fornisce perfettamente il background del personaggio. Dopo altre scene introduttive, a p.9 inizia il set up di tutta la storia: l'albo è ispirato a una vicenda vera, tanto celebre da essere divenuta perfino enciclopedica per Wikipedia: https://en.wikipedia.org/wiki/Ahmed_Mohamed_clock_incident. La vicenda è nota: il giovane Ahmed porta a scuola un orologio per una classica dimostrazione di scienze, ma essendo arabo scatta la paura abbia una bomba e voglia fare un'edizione dinamitarda deluxe di Bowling A Columbine.













Tra gli addentellati interessanti della vicenda (che di per sé esulano dall'albo in questione) vi è l'intervento di Obama sulla faccenda (che causa la satira di Comics Contra Plebs: non è la prima volta che la vicenda è ripresa a fumetto, anche se in quel caso nel "fumetto disegnato male" della Alt-Right); in seguito inoltre la famiglia del ragazzo intenterà una causa milionaria al distretto scolastico per l'ipotetico danno subito.









Tornando all'albo, lo spunto viene sviluppato sulla falsariga di grandi storie classiche della serie, come la celeberrima "Dopo Mezzanotte" storia in cui Casertano collaborava con Tiziano Sclavi (che, stando al curatore Roberto Recchioni, ha apprezzato questa rivisitazione). A sua volta, è ovvio, Sclavi riprendeva un modulo diventato ormai paradigmatico del cinema americano, di cui un modello è "Fuori Orario" (1985) di Martin Scorsese.



Il segno di Casertano era ancora vicino, lì, alla sua "prima fase", con un segno più sottile e meno marcato; un parallelo visivo forse ancora più netto con un albo di questo tipo a cura di Sclavi e Casertano è "Apocalisse" (n. 143), dove Casertano aveva già avviato l'evoluzione verso questo segno basato su un forte tratto di contorno. Tra l'altro la storia, in quel caso, verteva nuovamente su una potenziale minaccia di distruzione (apocalittica, appunto), rovesciata in chiave comica sul finale.



Una possibile corrispondenza col modello sclaviano di Dopo Mezzanotte è anche l'elisione della figura di Groucho, assente qui come allora, come palesato a p. 10. Stante la scelta della struttura della storia, tutto scorre poi, in modo piuttosto fluido, su binari abbastanza prestabiliti. Non so perché, il prof. xenofobo - nel senso letterale del termine: non è tanto che odia gli stranieri, ne ha paura - ha una vistosa voglia sulla guancia: potrebbe essere una citazione che non ho colto.



Il "nazista da bar" è tratteggiato in modo caricaturale, secondo una consuetudine tipicamente sclaviana (15.ii contiene una doppia ironia su questo. "The Old Style" si chiama il bar dei neonazisti improvvisati: loro sono razzisti "old style", ma anche la scelta stilistica lo è).



Il suq multiculturale di p.16-18 è altrettanto paradigmatico nel sottolineare la completa integrazione di Dylan alla società multietnica, in modo fin un po' didascalico e inserendo anche qualche nota di continuity (le maschere del suo appartamento le compra da un venditore nero: chissà se il personaggio tornerà in futuro, qui è marginale).







Il ritorno in campo di Bloch (19-20) che per tutto l'albo ha sostanzialmente il suo ruolo da ispettore è forse una forzatura posta in atto per rimarcare ancor più il parallelo con Dopo Mezzanotte.



L'arrivo dei terroristi ricorda "L'aereo più pazzo del mondo", dove gli agenti aeroportuali in pieno assetto swat fermano una vecchina col deambulatore, mentre il terrorista con occhiali scuri e impermeabile passa tranquillo. Si ribadisce sempre di più la scelta caricaturale, e con una scelta che in questo albo pare sempre guardare alla comicità filmica anni '80, a rinforzare l'effetto nostalgia dell'ironia sclaviana.



Dopo un accenno alla continuity Dylan/Rania, che va accelerando negli ultimi albi, come prevedibile arrivano i soliti "militari fuori di testa" tipicamente sclaviani, ancor più caricaturali del solito: viene in mente "Lassù qualcuno ci chiama", ad esempio, ma anche le forze dell'ordine ne "Il tunnel dell'orrore".









Bella la quadrupla della fiera di scienze (43.iii): notare la bandiera turca (col simbolo islamico della mezzaluna) sopra l'ingresso, per sottolineare in modo evidente che esiste un Islam lontano dai terroristi e vicino al pensiero scientifico. La cosa è giusta e legittima, ma, in un albo giocato molto sull'attualità (il curatore Recchioni cita i recenti episodi di Londra e anche di Torino), diviene paradossale: dopo il golpe militare e il contro-golpe di Erdogan, la laicità è minima in Turchia (dove un tempo, nell'Islam, era massima), si è proibito Darwin nelle scuole e non è così scontato che parteciperebbe a una laicista fiera scientifica.



Bello il montaggio delle due tavole mute di p.44-45 (salvo la vignetta finale), o una doppia molto dinamica come 64-65. La Londra dylaniata è molto più reale di un tempo, secondo i paradigmi del nuovo corso (66.iv, mentre Piccadilly Circus a 72.i e oltre è uno dei pochi luoghi citati sempre anche in passato).



Dopo la bella splash page marginata (l'unica: il montaggio dell'albo è abbastanza tradizionale) di p.90, si svela appieno la natura di McGuffin della valigetta. Come evidenzia il curatore Recchioni, "Una cosa per gli arguti che colgono le citazioni: la "valigetta di Pulp Fiction" del numero di Dylan in edicola, non è di Pulp Fiction: Kiss Me Deadly, 1955. Una delle migliori applicazioni del McGuffin hitchcockiano. Ripreso nel frullatore post-moderno tarantiniano".



La cosa è interessante, ovviamente, perché diviene così rivendicazione del citazionismo dylaniato, ampiamente applicato nell'albo (ripresa del fatto di cronaca, di una struttura narrativa soprattutto cinematografica da Fuori Orario in poi, ma anche di grandi classici sclaviano-casertani, e vari inserti sparpagliati).



In modo simile, i tre idioti terroristi possono rimandare a una storia di Unknow, il personaggio di Magnus che si aggira in un mondo degli anni '70 preda di un feroce gioco di spie: in "Largo delle tre Api", tre mafiosi prezzolati dal terrorismo di destra (ma mascherati goffamente da terroristi di sinistra) devono uccidere l'arcivescovo Siqueiros (il nome viene dal muralista sudamericano, ma è vistosamente Romero). L'albo di Unknow, tra l'altro, ha una struttura stralunata simile a quella qui ripresa (anche se il registro è in prevalenza tragico, e i momenti comici hanno valenza grottesca, come spesso in Magnus e quasi sempre in Unknow). Difficile dire se sia una mera coincidenza o una ripresa esplicita (nel caso, essendo il fumetto di Magnus ambientato a Roma, sicuramente poteva interessare particolarmente Recchioni).



Tornando allo specifico dell'albo, l'esplosione luminosa positiva della valigetta mette in luce (appunto) alcuni dettagli interessanti: la luce colpisce le persone mentalmente illuminate, ma non quelle ottuse: Bloch e Rania la vedono, di Carpenter non si sa, volutamente. Al ragazzo sparano il generale (che poco prima si faceva un selfie per il suo instagram) e l'idiotissimo leader dei biker neonazisti, oltre ai tre terroristi in team up: i primi due vengono ritenuti responsabili, e gli autori del terzo colpo (di bazooka) hanno modo di fuggire (forse uno verrà arrestato, perché si dice che "un sospetto" è stato individuato).



La chiusura con la citazione di V for Vendetta è forse un rovesciamento voluto: V infatti diceva l'esatto opposto, l'idea che non si può sopprimere è quella dell'anarchia terroristica (che in Alan Moore diventa, provocatoriamente, un valore positivo), non quella della razionalità scientifica (rappresentata dal ragazzo).



In ogni caso, un albo di scorrevole lettura, che cerca di guardare ad alcuni grandi capolavori sclaviani coniugandoli però con un'attualità delicata da maneggiare.