Io non amo la natura: Pop Art a Cuneo


LORENZO BARBERIS

"Io non amo la natura" è il titolo dell'opera di Schifano presentata qui sopra, ma anche il nome della mostra (aperta fino a ottobre) visitabile quest'estate presso l'ex chiesa di San Francesco a Cuneo, con una cinquantina di opere provenienti dalla GAM di Torino e dedicata alla Pop Art.

Un'occasione davvero preziosa d'incontro con capolavori poco conosciuti del pop soprattutto italiano, di cui qui non fornisco che qualche accenno, più che altro appunti di visita alla mostra.


Non può mancare ovviamente Antonio Carena, con le sue celebri nuvole, autore che è stato anche direttore dell'Accademia di Belle Arti di Cuneo.


Un nome immancabile è Mimmo Roteĺla e i suoi manifesti strappati, che ha un suo emulo monregalese in Marco Roascio, i cui lavori, in una fase importante, sono stati volti a una ricerca simile, sempre interconnessa con la sua anagrammatica cabalinguistica (e infatti Marco suggerisce che "Menerete l'arpa calda sul posto" è l'anagramma di "La mostra cuneese della popart").


Questo dipinto di Laura Grisi (del 1966), arte con squadra (e compasso?), mi fa pensare a Berto Ravotti, cultore della pop art italica di origini monregalesi (e levatura comunque più che locale), che nei primi '70 avvierà una affascinante ricerca sull'Ombra.


Anche questo Pozzati del 1963, con L'occhio degli Illuminati che ci controlla tramite la TV, mi sembra di averlo rivisto in alcune cose di arte monregalese degli anni '70 (credo ci sia un pezzo del genere nella pinacoteca degli Amici di Piazza collegato al Museo della Stampa, devo controllare alla ormai imminente mostra dell'artigianato artistico di agosto).


Ma al di là di questa labili influenze su elementi di arte locale, l'interesse per la pop art è per il suo essere seminale in molte cose che mi interessano (e, presumo, interessano i miei lettori). Il fumetto, innanzitutto, e la pop culture in generale. Come soggetti, ma a tratti anche nell'impostazione: alcune opere pop sono "a riquadri" e ad esempio questo di Giorgio Ramella ha qualcosa di fumettistico nella closure.


Molti in generale i rimandi sempre sapidi alla Pop Culture, ovviamente causticamente rielaborata nella Pop Art, come questo 007 di Elio Marchegiani che ne decostruisce l'algido erotismo spionistico.


Uno dei pezzi che mi è più piaciuto è poi questo di Ugo Nespolo, dedicato alle tavole di Pastore. Si tratta di schemi di calcolo per la generazione di sillogismi, esatti e imprecisi, della retorica secentesca. In basso, si può ammirare il concettoso sillogismo BA-RO-CO, che è con ogni probabilità a fondamento del noto movimento artistico (e il postmoderno della Pop Art è un neobarocco, secondo il termine coniato in termini generali da Omar Calabrese, e tout se tient).


Se la combinatoria barocca rimanda a quella dei computer, c'è molta fantascienza sottotraccia nella pop art. In questo Amore pressurizzato (Pasotti) abbiamo amori astronautici che rimandano alla science fiction in voga all'epoca, tra Valentina di Crepax (fidanzata con il supereroe Neutron, all'inizio) e la Barbarella francese.


Ma oltre alla SF spaziale c'è molta fantapolitica implicita. In questo quadro di Franco Angeli, "Napoleone", Gallia omnia divisa est in partes tres: svastiche nel blu, croci nel bianco, mezzalune islamiche nel rosso. La copertina ideale per un sequel di Sottomissione di Houellebecq.




La Pop Art ha poi un sottile sottotesto anche gotico a tratti, per tornare su un tema che mi è molto caro, e che è presenza importante nel cuneese a partire dalla stessa San Francesco cuneese. In fondo la Pop Art, decostruendo la patinatura del Pop, ci svela il carattere mortifero della decadenza delle merci plastificate che la retorica pubblicitaria tenta di occultare. O si può trovare un'altra spiegazione, probabilmente, fatto sta che almeno due opere in mostra non sfigurerebbero in un Gothiko Pop: Aldo Mondino, "i famosi cioccolatini da morto", qui sopra, e il "Pericolo di morte" di Pistoletto qui sotto.


Tra i divertissment pop della mostra stessa (che si associa anche a un meritorio ciclo di bei laboratori per i bambini, in grado di avvicinarli a questa forma d'arte) c'è anche quello che prescrive di fotografarsi vicino a un'opera con una reaction per esprimere il proprio gradimento, da pubblicare poi su FB con un tag che al momento non ricordo, e che poi cercherò. Io ho espresso il mio voto al Pericolo di morte suddetto, una reticolato col classico avvertimento in presenza soprattutto di rischi di folgorazione, che qui però offre uno specchio che restituisce allo spettatore la sua mortalità. E in fondo tutta l'arte, specialmente la concettuale pop art, è un po' questo.