Oceania


LORENZO BARBERIS

Visto finalmente Oceania (2016), l'ultimo film d'animazione digitale Disney-Pixar, che riprende la mitologia polinesiana e in particolare le vicende del semidio Maui. La regia è di Ron Clement e John Musker, che hanno firmato insieme alcuni grandi classici disneyani e pixariani degli ultimi trent'anni: Basil l'investigatopo  (1986), La Sirenetta (1989), Aladdin (1992), Hercules (1997), Il pianeta del tesoro (2002),  La principessa e il ranocchio (2009), e a ben guardare è riconoscibile un certo filo conduttore nel loro lavoro, come vedremo (possibili spoiler: vedere prima il film).

Il mito di Maui sembra in fondo comune all'universo archetipo del mito: abbandonato alla nascita come Ercole, Mosé e Zeus, mutaforma come quest'ultimo (il duello finale, in cui Maui dimostra di aver appieno compreso come sfruttare i suoi poteri mutageni non limitandosi alla trasmutazione in falco, ricorda il duello disneyano di Merlino nella Spada nella Roccia), Maui dona agli uomini il fuoco come Prometeo, e addirittura diviene una sorta di demiurgo gnostico, che col suo amo - la costellazione polinesiana dello Scorpione - genera le isole polinesiane dalle acque.
In qualche modo, la sua figura è simmetrica all'Hercules disneyano: se questi, pur fortissimo, era condizionato dalla propria palese insicurezza causata dall'abbandono dei genitori (tema che ritorna, in chiavi non mitologiche, ne Il pianeta del tesoro), Maui dissimula la stessa fragilità sotto una maschera di spacconeria e di boria (come in Aladdin).

La leggenda è stata totalmente riscritta, ovviamente, per dare spazio ai temi cari della Disney odierna: se il mito originario celebra inevitabilmente il potere maschile (e il gigantesco amo da pesca di Maui è abbastanza platealmente un simbolo fallico, nemmeno troppo dissimulato), qui il dio è mostrato nelle sue debolezze, mentre si celebra soprattutto l'eroina umana, Vaiana (Moana nell'originale, censurato in Italia in connessione alla nota star del cinema erotico). Un'eroina al femminile, di colore, e per la prima volta dell'Oceania (la Disney ha così coperto tutti e cinque i continenti): Vaiana compie anche un esplicito rovesciamento dei simbolismi fallici correttamente presenti nel film, quando invece di aggiungere la sua pietra alla colonna eretta dal padre sulla montagna più alta dell'isola, vi sostituisce una conchiglia (il simbolismo femminile è molto evidente).

L'elemento femminile è poi centrale nell'elemento alchemico della trama, perché la vittoria finale viene ottenuta appunto da Vaiana grazie a una connessione profonda con l'Acqua e la Terra, elementi femminili che lei riesce a ri-armonizzare, mentre il Fuoco è elemento maschile distruttivo associato al Demone che contende il possesso della pietra, e l'Aria è associata a Maui nella sua incarnazione di falco solare (Zeus e gli dei egizi, ancora una volta), con cui sfugge al dominio dell'Acqua.

Figlia del capo del villaggio e sua erede (magari etnograficamente è corretto: ma la parità dei sessi viene comunque ormai data come matter of fact nei film disneyani), Vaiana come quasi tutti gli eroi del duo sente un destino diverso da quello cui è legata dal padre, mentre la nonna la guida alla scoperta della sua vera missione. Per certi versi è molto affine alla figura della Sirenetta, con cui condivide il rapporto con l'elemento acquatico: ma nella Sirenetta la ribellione a Poseidone era in effetti per allontanarsi dalla tradizione famigliare, qui Vaiana la vuole riscoprire (il parallelo è sottolineato da un inside joke, il granchio gigante cattivo che dice a un certo punto al pubblico: "Sebastian però vi stava simpatico, eh!").

Interessante notare che il Do What Thou Wilt crowleyano in altri cartoni disneyani è un imperativo morale molto più forte. Qui, invece, in ogni punto la nonna si limita a un empowerment della protagonista, a ricordarle che deve fare quel che vuole: ma se scegliesse una via diversa da quella che di fatto prende nel film, sarebbe comunque legittima; però narrativamente, nel film la conseguenza sarebbe l'estinzione del suo popolo: non sono offerte alternative alla sua missione.

Infatti la scelta di Vaiana non è un destino individuale, ma il destino di un'Eletta che deve guidare il popolo alla propria Terra Promessa, attraversando il Deserto Azzurro del mare. Vero è che l'Oceano, quando ella rifiuta per scoramento la missione, riprende indietro la pietra con cui l'aveva investita, ma alla fine il destino mitologico di questa ragazza-Mosé della Polinesia si compie (altro elemento significativo: esclude ogni tipo di romance, e questa è abbastanza una novità nei film dei due autori).

Quindi il messaggio è raffinatamente doppio: scegli liberamente la tua "volontà profonda", ma questa ti porterà comunque su una strada tracciata dalla tua Storia (il Padre, notare bene, non rappresenta qui la Tradizione, ma chi l'ha violata). Affine al messaggio, ad esempio, di Michael Ende nella Storia Infinita, dove il Fa Ciò Che Vuoi dell'Auryn non era nel senso di una libertà sregolata, ma come ricerca della propria vera missione, che va scelta e non imposta.

La cultura occidentale quindi si compiacerà dell'apparente modernità del messaggio, ma è per paradosso un film perfetto per la Disney per conquistare sempre più i mercati non-occidentali che le interessano. In uno schema ovviamente semplificatorio nonni tradizionalisti, padri occidentalizzati e figli in bilico tra tradizione e innovazione, la Disney dice a questi ultimi (e agli altri due): scegliete la tradizione, anche se, è chiaro, con intelligenza (ad esempio, al posto delle fiabe tradizionali va benissimo un bel cartone Disney).

Notare che anche il piano meta-artistico è coerente: come già in Hercules, che riprendeva il design dei cartoni anni '60, sovrapponendolo alla pittura vascolare greca, i tatuaggi parlanti di Maui richiamano quel tipo di stile spigoloso. E non è solo un'estetismo casuale: è un modo per dichiarare una continuità tra l'antica arte sequenziale, il fumetto e quindi il cartone animato (anche digitale), che ne diviene la moderna incarnazione. Non a caso in una scena molto importante - quando Maui spiega i suoi poteri - si ricorre ad una animazione apparentemente old style, quasi mai usata dalla Disney e tipica invece dell'animazione "povera" del blocco sovietico, con sagome di carta fisse che si muovono in scena (come certo antico teatro di figura bidimensionale, filmato).

Insomma un prodotto per bambini, chiaramente, ma che indubbiamente (proprio per questo) mostra una notevole sottigliezza di lavorazione.