Dylan Dog #371 / Dampyr #209





LORENZO BARBERIS



Questo Dylan Dog 371 costituisce, assieme al Dampyr 209, una novità nella storia Bonelli: si tratta infatti del primo crossover, che inizia su un albo (il Dylan del 28 luglio 2017) e termina su un secondo (il Dampyr del 4 agosto 2017). Come hanno ricordato tutti, non è solo un team up, frequente in ambito Bonelli, ovvero l'unione di due eroi, ma una storia che inizia su una serie e finisce su un'altra. Lo scopo è ovviamente far leggere e conoscere ai lettori di ciascuna serie l'altra, tendenzialmente partendo da quella più venduta come in questo caso. Per ognuno dei due fumetti è stata anche pensata una doppia copertina, che si compone generando una immagine più ampia.



Un esperimento comunque interessante e divertente, questo del crossover, richiamato con forza dal montaggio della copertina di Gigi Cavenago (anche quella di Dampyr avrà lo stesso espediente), con i due personaggi alternati. L'uso di più personaggi in una sola immagine può rimandare a Gianni De Luca, già omaggiato dal copertinista come disegnatore in Mater Dolorosa, nella doppia splash finale. Qui vi è uno stilema lievemente diverso, con i due personaggi intrecciati, che rende ovviamente l'idea del crossover.



Ai testi, come di solito nei numeri "speciali", il curatore Roberto Recchioni, in team up (per restare in tema) con Giulio Antonio Gualtieri. I disegni, invece, sono di Daniele Bigliardo, che aveva già lavorato - assieme ad Angelo Stano - sull'albo di presentazione di John Ghost, "Al servizio del caos". Ovviamente, proseguendo nella lettura saranno possibili spoiler: consiglio di leggere prima i due albi.







L'albo inizia con Dylan a disagio in discoteca, come suo solito, fino all'irrompere del sovrannaturale e all'arrivo del Dampyr (8), in una quadrupla, come una quadrupla rappresenta anche l'incontro tra Dylan e Dampyr nella pagina seguente. Il montaggio di tavola è nel complesso abbastanza tradizionale in tutto l'albo, con frequente adozione della griglia classica spezzata appunto più dalle quadruple che dalle splash; col procedere troviamo anche comunque alcune soluzioni più moderne, con tavole a taglio orizzontale e verticale per rendere ad esempio più dinamico uno scontro (12, 16) ma usate con più parsimonia, pare, del solito.



L'incontro tra i due eroi inizia con uno scontro con un nemico comune dove i due eroi, che non si conoscono, si scontrano a vicenda. Un grande classico del team up, ben sviluppato e con scene efficaci e dinamiche. Bella la - isolata - splash di pagina 22, che presenta il Dampyr e i suoi in pieno splendore, e che sarà ripresa (come quadrupla, però) a p.98, nel finale, a dimostrare il team up ormai avvenuto: le due tavole riprendono inoltre il frontespizio di Dampyr.



Al team up dei buoni segue il team up dei cattivi, che porta a una fugace apparizione di John Ghost. Dopo una comparsata di Carpenter e Ranja in onore alla blanda continuity dylaniata (27-29), all'incontro-scontro degli eroi segue un briefing a casa di Dylan, in cui si chiarisce l'origine vichinga dei vampiri invasori (chiarita del resto già dall'invocazione del Valhalla a p. 20), con rimandi, pare, alla serie Vikings, che non ho seguito, rese in un bell'acquerellato. Una parte in cui, stando a quanto dichiarato da Recchioni, vi è stato soprattutto un fondamentale lavoro di Gualtieri, e che in effetti è lontana dallo stile dell'autore, che usa poco le spiegazioni in flashback.











Alla fine, Dylan (a metà albo esatta, p.50) riassume tutto come un mix di "Buffy, Bond e Blade", tre B che sintetizzano ironicamente e bene la visione che Recchioni potrebbe dare del cosmo Dampyriano. Come ha spiegato lo stesso Recchioni, a Blade rimanda la stessa apertura, il locale è il Bronze di Buffy, e a Bond rimanda il modello dello yacht dell'antagonista principale (chiamato BALDR in omaggio a una divinità vichinga di tal nome), che è del resto un riferimento imprescindibile per Recchioni stesso in generale, nelle sue opere.



A questo punto, si prepara e sviluppa il "secondo scontro" coi cattivi, quello in cui gli eroi ormai sono più preparati (Harlan Draka, il Dampyr, spiega - p.58 - a Dylan la differenza "tra i miei vampiri e i tuoi": e fa intendere che, quando sarà in scena lui, varranno le sue regole, più specifiche, rispetto al sovrannaturale più generico di Dylan).



Scopriamo varie cose di Dylan, nei dettagli: c'è un "Amico non morto che fa l'armaiolo" (59): storia che dev'essere raccontata. Si vanno aggiungendo comprimari minori del milieu esoterico londinese, come forse anche nel precedente 370 l'amico africano che procura a Dylan le maschere di casa sua.

Cambia anche sottilmente la strutturazione della casa dylaniata, con una nuova centralità della cantina (forse apparsa di striscio in qualche albo passato, ma comunque qui resa nuova e rilevante location del personaggio).

Una vampira svela poi a Dylan (p.74) che ha un suo ruolo nell'Underworld, più apprezzato - da una minoranza - di quello che ha nel mondo umano, e che spiega anche l'attrazione della creatura del male per il fascinoso mortale (come altre due creature fantastiche nella seconda parte).



Il Dylan "Cavaliere dall'armatura scintillante" era già riferito a Dylan negli albi della Baraldi, ma anche a Harlan Draka nel suo primo speciale. Draka era parso scettico della definizione, meno gratuitamente idealista e adolescenziale di Dylan, che invece accetta - anche in quest'albo - il suo ruolo: e si giunge così di nuovo a uno scontro cruciale tra i due (pur costretti a collaborare), e le loro visioni del mondo. Di Groucho invece scopriamo la sua impermeabilità ai poteri mentalici dei signori della notte, con stupore dello stesso antico vampiro - la stessa Tesla, vampira molto potente, viene invece controllata: si confermano le inaspettate qualità del bizzarro assistente. A margine, molto bello in 83.iv un effetto preso in prestito da Frank Miller, che funziona molto bene nel bianco e nero bonelliano (come in Sin City), e che credo di non aver finora mai visto in Bonelli. La conclusione è aperta, con un set up molto classico che avrà nell'albo seguente un altrettanto classico pay off.



Parte 2: Dampyr 209







L'albo 209 di Dampyr, simmetricamente, si chiama infatti "L'indagatore dell'incubo" e ospita Dylan Dog fin dalla copertina con un simile effetto-De Luca ripreso dal cover artist Enea Riboldi. Ambientazione urbana nel primo albo, ambientazione nelle isole scozzesi per questa seconda parte.



Si comincia con la ricostruzione del primo scontro tra vampiri vichinghi e vampiri inglesi, di nuovo in una bella mezzatinta, ma questa volta di Bruno Brindisi (colonna dylaniana, e autore anche di numerosi albi speciali dell'inquilino di Craven Road). A pagina 15 dove finalmente ci ricongiungiamo col presente e coi nostri eroi, alla ricerca del vampiro invasore del suolo albionico. Mauro Boselli, il curatore dampyriano, raccoglie il testimone da Recchioni-Gualtieri e ci presenta un Dylan all'apparenza particolarmente inetto (19) e ancor più dotato di fascino del solito (20), quasi magnetico nei confronti dei tre personaggi femminili che incontra (tutti sovrannaturali) e che seduce tutti e tre, al di là degli esiti diversi (può essere anche a causa del suo fascino su una minoranza di esseri sovrannaturali che lo vedono come un loro campione umano, di cui si era parlato nell'albo precedente). La griglia è ancor più marcatamente tradizionale, come l'uso di testi più densi rispetto all'albo precedente; ma le due parti si saldano comunque bene insieme, in un analogo stile da crossover "classico".









L'arrivo dei vichinghi permette di sceneggiare anche qui il più classico dei meccanismi di team up: la comune lotta contro un nemico soverchiante (23-29), e Dylan e Groucho si riscattano (dopo lo scontro tra i due eroi con cui si era chiuso l'albo precedente), dimostrando che anche il loro metodo apparentemente poco efficiente funziona.



Il vecchio locandiere isolano esperto di misteri esoterici è un vecchio classico che spinge avanti la narrazione verso nuovi confronti con l'arcinemico; in tutto questo Boselli manovra bene un Groucho perfettamente insopportabile ("il nevrotico Sancho di un Don Chisciotte dell'Incubo senza trista figura", chiosa bene Dampyr sarcastico, esprimendo a p.40 un parere suo, ma che sembra molto la lettura - decisamente interessante, e tutt'altro che ovvia - dello sceneggiatore sul personaggio, finora mai affrontato).









Il nuovo scontro a metà albo (46-52) si conclude come di prammatica con la momentanea vittoria dell'arcinemico nella sua incarnazione draghiforme preannunciata in copertina; gli eroi sono separati e sottoposti all'attacco mentale del maestro delle tenebre danese, signore di illusioni. La visione (79-82) dell'apocalisse londinese è molto efficace, l'unica splash page è la doppia di p.80-81, che acquista proprio per questo particolare forza narrativa (sono tuttavia presenti molte quadruple, espediente più tipico del bonelliano che gli autori utilizzano con grande efficacia nelle scene di lotta).



La conclusione va nella direzione preannunciata già dal primo albo: il piano di John Ghost si compie, il suo avversario nel dominio inglese viene annichilito, e le vicende tornano a sciogliersi nelle due diverse continuity: la blanda sfida tra Dylan e Ghost su Dylan Dog, la più serrata continuità dello scontro col superstite maestro delle tenebre su Dampyr. Un team up molto classico, sviluppato nello stile dei tre rispettivi sceneggiatori e delle due rispettive testate. Vari elementi, tra cui il finale con il misterioso pacco dono, fanno presagire possibili nuove intersezione tra i due personaggi. Un primo passo verso un "Bonelliverso" più interconnesso?