Dylan Dog 373 - La Fiamma.







LORENZO BARBERIS



Questo numero di Dylan Dog, uscito il 29 settembre 2017, vede l'esordio sulla testata della coppia formata dallo sceneggiatore Emiliano Pagani e dal disegnatore Daniele Caluri, il quale aveva già, in solitaria, illustrato "Il giudizio del corvo" (n. 311), albo di Recchioni del 2012, di poco precedente l'avvio della curatela. Ovviamente, nell'analisi sono possibili degli spoiler: consiglio di leggere prima l'albo.









I due autori sono noti per una lunga collaborazione come duo Paguri (crasi dei loro cognomi), divenuto noto con "Don Zauker", feroce e divertentissimo fumetto satirico sulle avventure dell'omonimo, cinico esorcista, apparso dal 2003 sul Vernacoliere. A questo ha fatto seguito "Nirvana" (2011) per Panini, più edulcorata nei toni (ma con il mantenersi di un certo spirito caustico in sottofondo). Un incontro, quello tra i Paguri e Dylan Dog, indubbiamente promettente, proprio per la carica di cattiveria distruttiva che i due autori promettono di portare in dote. In questa prima storia non si sviluppa il tema dell'esorcismo (anche se nel mondo di Don Zauker i demoni non esistono) ma si sceglie in ogni caso un approccio di critica sociale senza compromessi, declinato però in un registro privo di venature satiriche e invece come horror serissimo.



Come evidente fin dalla cover di Gigi Cavenago, come al solito di grande potenza visiva, il fumetto si incentra sullo contro con il misterioso Poliziotto 407. Nella cover il volto di Dylan si riflette sulla visiera a specchio dell'agente in tenuta antisommossa, elemento che sarà, come vedremo, centrale. Già la cover evidenzia bene il numero, annunciandone l'importanza nella storia: la mia ipotesi alla fine di questa (necessaria) disamina dell'albo.









L'importanza del numero del poliziotto fa pensare all'Arancia Meccanica di Kubrick (tratto da Anthony Burgess, ma profondamente reinterpretata), dove sul finale, la diabolicità di Alex veniva sottolineata dal porlo tra i due vecchi amici divenuti poliziotti come Agente 665 e Agente 667, identificandolo col 666 (come l'auto di Dylan...) e col diavolo tarologico, incatenato a due schiavi.



L'inizio nel segno delle rivolte urbane rimanda per certi versi all'Anarchia nel regno unito di Simeoni o al più recente Il terrore sullo scontro tra forze dell'ordine e la presunta minaccia terroristica.



In questo terzo albo di una ipotetica "trilogia della violenza", importante è anche il talk show che narcotizza la popolazione richiama Jack e il fagiolo magico, ed è ovviamente seguito dal personaggio del piccolo borghese (p.8) che si scontra con Alev (in turco, "fiamma", appunto, come verrà spiegato), la focosa nuova fidanzata di Dylan.







Il contrasto iniziale tra Dylan e Alev è interrotto dall'arrivo del poliziotto demoniaco - che si interpone tra Dylan e la ragazza, p.14. Cop 407 è qui accompagnato da un cane-cerbero che sembra parimenti sovrannaturale, e che apparirà alternamente al suo fianco.



Nel confrontarsi con lui, Dylan vede per tutto l'albo un urlo deformante (17,ii) come quello della cover di The Wall dei Pink Floyd (che indubbiamente è anche una riflessione su autoritarismo e violenza), derivante a sua volta dall'influsso dell'Urlo di Munch. Tuttavia, notiamo che prima di questa identificazione, in 15.iv, Cop 407 riflette correttamente l'aspetto di Dylan (in atteggiamento di resa, significativamente).







Shockato dall'irrompere del sovrannaturale (come al solito), Dylan si perde nella nebbia dei fumogeni che rende il quartiere sotto assedio onirico e metaforico. Giunge alla discarica (19), poi al supermarket tecnologico presentato all'inizio. La voce di Jack dei fagioli che pare provenire dal black mirror infranto della vetrina (20-21) è efficace e inquietante; a p. 22 la connessione tra Jack e Cop 407 è rimarcata da una potente quadrupla (vedi sotto) che introduce il secondo scontro del "gioco" che si è aperto. All'opposizione "alla Duel" (ma senza macchine, ovviamente) che si è creata tra Dylan e 407, si sovrappone una certa fusione tra 407 e Jack dei fagioli, il programma tv lobotomizzante che ricorre in tutta la storia. In 59, l'identificazione tra Cop 407 e Jack dei fagioli è molto forte, tramite la sovrapposizione delle immagini sulla visiera (per quanto spiegabili con la presenza della TV nella stanza, a livello simbolico si conferma il parallelismo).



Seguendo una certa struttura a tesi che si inframmezza alla efficace rapidità della vicenda in altri punti, Dylan incontra i saccheggiatori e i manifestanti, che chiariscono i rispettivi punti di vista, dando un aggancio per lo scenario successivo, il Concerto.







L'arena musicale serve a proporre la citazione musicale dei Public Enemy (nello speciale in edicola in parallelo, Xabaras è definito il "Public Enemy" N.1, forse casualmente) con "The Evil Empire of Everything", che torna sul connubio despotismo/media e fornisce un'altra traccia alla ricca "colonna sonora suggerita" dell'albo.



In questo senso, è interessante che la intransigente Alev sia "schiava del telefonino". L'ingenuità violenta della ragazza si interseca con il disarmante pacifismo di Dylan ("condividete, usate i telefonini come un'arma": utopia già annullata da Recchioni in "Al servizio del caos"): se Dylan svela la vacuità della protesta della ragazza, ella smaschera la sua ipocrisia piccolo-borghese. E proprio il cellulare sarà, alla fine, quanto resta di Alev (96), nel finale emotivamente efficace, ma un po' criptico, con una delle classiche "immagini ispirazionali" da Facebook o Instagram come suo ultimo lascito. Non viene collegato, ma pare un sottile rimando (che magari verrà intessuto più avanti nella trama: il processo pendente su Dylan potrebbe condurre a uno strascico nella blanda continuity attuale) al tema del Ghost 9000: del resto in 63 ritorna il tema del complotto ghostiano che coinvolge Groucho e Bloch, consapevoli di un particolare ruolo di Dylan di cui lo tengono all'oscuro.















Divertente che nella nuova carica della polizia l'onomatopea dei manganelli che battono sugli scudi passi da "tump" (p.6) a "trump" (p.41), con probabile rimando "subliminale" al presidente americano; nel nuovo scontro con 407 nel successivo scenario dell'Ospedale finalmente, valicando la metà dell'albo, il demone inizia a uccidere (p.52), colpendo proprio l'infermiera fascistoide. La discesa nei Bassifondi e l'incontro col "barbone saggio" - ispirato a Ian Anderson dei Jethro Tull - decostruisce anche il personaggio dell'homeless sapiente, un mitologema molto caro all'universo dylaniato; lo si presenta infatti, sotto la patina di filosofia da strada, come un arreso per eccellenza, che vive di pessimo alcool e di pessima TV.



Dopo l'arresto di Dylan da parte di 407, che lo chiama "cagnolino", il nuovo ispettore Carpenter fa la sua difesa d'ufficio della polizia (75-76), sviluppata con i classici accenti pasoliniani, aggiungendo l'ultimo tassello a questo "dialogo filosofico" sul monopolio della violenza. Subito dopo, sul cellulare della polizia appaiono imprigionati i quattro personaggi simbolici della storia (Dylan, il borghese progressista; l'anonimo reazionario da bar, un giovane rivoltoso e il barbone rinunciatario).  407 cattura Dylan e ne fa, appunto, il suo cane (83), come aveva annunciato, mentre i poliziotti - probabilmente posseduti dal suo spirito - pestano paradossalmente il "borghese legalitario", proprio come prima era stata l'infermiera fascista a essere attaccata. Paradossalmente ma, vedremo, non così tanto.



Il finale, giunti allo "schema finale" della Discarica all'origine di tutto (intravista già prima, ma senza accedervi). Anche il fatto che il poliziotto sia composto di mosche (un Baal Zebub, un "signore delle mosche") può contenere un rimando a un collegamento a questo luogo, forse. La scena Dylan sospeso tra le due istanze opposte - la resa e la ribellione piena, Alev e il barbone. Dylan sceglie, con una soluzione narrativamente brillante, ma la scelta non è definitiva: il personaggio non può mai schierarsi del tutto contro quella che è, in definitiva, la sua proiezione. 









Perché, infatti, possiamo sciogliere 407 come 4 = D, 0 = O, 7 = G, producendo quindi che Cop 407 non è altri che una proiezione del vecchio Cop Dog: non a caso, come abbiamo detto, appare in un modo che potrebbe far credere si origini dallo stesso Dog (14) quando questi arriva a un dissidio cruciale con "la fiamma" Alev. Dylan si oppone a 407, ma senza vera convinzione; così come 407 non elimina lui o i rivoltosi, ma anzi di fatto interviene in suo aiuto scacciando i fantasmi dei sensi di colpa dell'"ex poliziotto" Dog.



Cop 407 schiaccia, quando ne ha occasione, il "piccolo borghese da bar", uccide l'infermiera fascista, massacra i barboni che cercano di trascinare Dylan dalla loro parte (p.57), i rappresentanti ovviamente l'impulso dylaniato alla caduta nell'alcoolismo ma anche nella rinuncia e nella depressione (molto forte in questo nuovo corso del personaggio). Non vuole uccidere Dylan, ma ne vuole fare "il suo Dog" (69), un cane al guinzaglio (83) che diventi il "poliziotto perfetto" (e in quanto tale terribile), il Cop 407 incarnato. Anche il massacro definitivo dello sventurato piccolo-borghese (84) rientra in questo impulso dylaniato che Cop 407 pare trasmettere ai poliziotti.



Solo il sacrificio di Alev / La fiamma, e non l'azione di Dylan, può respingere (momentaneamente) Cop 407, opponendo al principio legalitario un principio di ribellione forse ancora presente in Dylan (o "la fiamma" è ormai spenta in lui?). Ovviamente, sopra tutto conferma questa possibile lettura il titolo originario, Dogs (al plurale: Dog e 407) poi redazionalmente scartato in favore del titolo attuale.



A questo punto, vi potrebbe essere anche una teorica triangolazione Jack dei fagioli (distrazione di massa) / Cop 407 (monopolio arbitrario della violenza) / Dylan Dog: se Dog è 407, è anche Jack, con un possibile piano "metafumettistico" (per quanto qui molto dietro le quinte, nel caso sia presente). Come Dylan può rischiare di divenire una versione imbellettata di Cop 407 (ovviamente, è solo un rischio, non un dato di fatto, altrimenti l'albo dovrebbe essere del tutto diverso), così può rischiare di essere una versione intellettual-pop di Jack dei fagioli: una consolatoria distrazione.









In tutto questo, i disegni di Daniele Caluri sono particolarmente congegnali alla storia, anche in virtù della collaborazione di lunga data tra i due autori. Caluri, seguendo lo stile che normalmente adotta quando opera nel realistico, realizza una storia cupissima, sfruttando con grande efficacia i contrasti chiaroscurali per evocare il clima di angosciosa caccia all'uomo che pervade tutto l'albo. La intrigante complessità del rapporto tra Dylan e 407 viene reso anche grazie a un segno particolarmente attento alla caratterizzazione dei personaggi e alle loro sfumature espressive, oltre al raffinato "gioco di specchi" sulla visiera del poliziotto, che viene reso con efficace chiarezza grazie alla precisione del segno. Il montaggio della tavola è classico (e a livello simbolico la storia funziona bene, ovviamente, proprio se per certi versi è la "classica" storia di Dylan Dog), nessuna splash page, poche e ben calibrate le quadruple, solitamente legate a momenti topici della storia, ad effetto, soprattutto sul finale, e per il resto il prevalere di una gabbia bonelliana usata in modo volutamente claustrofobico, in un lungo albo-prigione.









Insomma, un albo raffinato e complesso nella sua strutturazione, dalle tematiche di forte valenza sociale come tipico del personaggio, ma seguendo una linea di maggior accentuazione negli ultimi tempi di questa componente. Del resto, i recenti disordini catalani per l'autonomia della regione - con la forte repressione dello stato centrale spagnolo - confermano che l'albo è di attualità in modo stringente e profetico, quasi da sincronicità junghiana. Non resta che rimanere in attesa di un albo in cui i Paguri affrontino, magari, un tema che ultimamente è tornato spesso tra ultimo Color Fest e ultimo speciale: quello, a loro caro, degli Inquisitori.