Kimera Mendax





LORENZO BARBERIS



Mi era già capitato di parlare qui di Kimera Mendax un anno fa, quando era uscito un primo capitolo che viene qui integrato in una tranche più ampia del lavoro. Il tutto complessivamente diviene una prima metà di un romanzo grafico dal sapore cyberpunk. Gli autori sono il collettivo Kuro Jam, una jam session fumettistica composta dallo sceneggiatore Gianluca Pernafelli e dai disegnatori Enrico Carnevale, Mattia De Iulis, Giulia D’Ottavi, Stefano Garau.



Il team ha aperto il proprio laboratorio virtuale nella primavera del 2015 sui social media, e ha anticipato questo risultato, oltre che con il primo capitolo Nigredo, con gli artbook Ab Imis dedicati alla rappresentazione di quest'universo creativo.









L'opera è stata in parte revisionata e sono stati aggiunti alcuni capitoli. Rimangono naturalmente validi molti riferimenti, come quello al cyberpunk, non solo quello più evidente di una invasiva dittatura tecnocraca prossima ventura, ma anche elementi più raffinati quale un soffuso rimando esoterico nella narrazione delle imprese di questi nuovi neuromancers. Non manca neppure, nei frontespizi rinnovati, un rimando al tema della Rosa, quello del New Rose Hotel (1984) di William Gibson che fonda tutto il genere (ovviamente, new rose suggerisce lì un parallelo con neurosis, col tema della "connessione neurale" anche qui esplorato).



Tuttavia, più ancora che al cyberpunk appare possibile fare riferimento ad uno dei suoi principali modelli, Philip K. Dick, e alla sua fusione di fantascienza cibernetica (nel senso anche proprio etimologico, sui "sistemi di controllo" non solo informatici) e di filosofia gnostica e neoplatonica. Non a caso il mentore Talamo, che appare nel corso del fumetto, ha le sembianze di Giordano Bruno, ispirate alla sua statua romana (nel finale del terzo capitolo, la corrispondenza è evidente). Siamo inoltre nel 2048, a mezzo millennio dalla nascita del grande filosofo, con una coincidenza significativa.











Anche il segno adottato dai disegnatori sembra più "cyber" che propriamente cyberpunk: l'elemento della ribellione è sicuramente presente, ma l'estetica deve qualcosa anche a quella algida, fredda e impeccabile della fantascienza classica tra '50 e '60, a cui Dick ancora, almeno inizialmente, appartiene. Si veda soprattutto la citazione robotica di Hajime Sorayama presentata qui sotto: ma è tutto un gusto diffuso, che trascende il singolo omaggio.







Fatti salvi elementi personali di stile, i disegni dei quattro disegnatori coinvolti sono poi accomunati da un taglio all'americana della tavola, estremamente mossa e dinamica, che ben si ricollega alla frenetica azione che domina la storia; i disegni, analogamente, hanno un realismo glaciale e metallico, anche grazie alla raffinata colorazione fortemente connotativa, giocata su un contrasto di blu e rosso potentemente simbolico.



Per quanto le scelte siano diverse nei dettagli, viene in mente un'analoga antinomia di rosso e blu nel linguaggio cromatico di Orfani, la prima serie bonelliana a colori, la cui fantascienza distopica - di tipo più "militare", semplificando molto - sta giungendo verso una conclusione di un vasto e complesso arco narrativo. Si tratta del resto di una bipartizione essenziale, e per questo molto efficace nello strutturare un forte tono emotivo della narrazione.










Sotto l'aspetto testuale, Kimera Mendax rimanda a un certo gusto "gnostico" praticato anche da Dick poi talvolta a un gusto per il calembour ricco di simbolismo, che ritorna ad esempio nei frontespizi dove l'A di un Anarchia cyber(punk?) tramuta l'avvertimento "beware", "attenti", in "be A-ware", "siate consapevoli" rovesciando il monito rivolto ai potenziali trasgressori. Anche il tema degli impianti cyber usati a scopo di controllo è seminale in Dick, con le Tre Stigmate di Palmer Endritch.













Particolarmente rivelatore è poi il rimando incastonato quasi distrattamente in una delle ultime vignette, che mostra come la concezione ipnagogica della musica si fondi, nei Kuro Jam, in studi piuttosto precisi e non così diffusi come quelli su Gurdijeff, sistematore novecentesco di una teoria ermetica della musica che affonda le sue radici in tutta la tradizione esoterica. Anche qui, quindi, più Dick che il cyberpunk, ma in una declinazione di aspetti differenti della gnosi rispetto a quelli analizzati dal gran maestro della SF "iniziatica". Su questo un approfondimento che mi pare valido (su Gurdijeff, non sull'albo) è questo; ma la tematica è potenzialmente molto vasta.




Per opposizione, l'antagonista rimanda invece a un esponente della musica tecno come Aphex Twin (di cui appare anche il simbolo dissimulato all'interno del fumetto). Lo stesso nome Bradley Strider, è quello con cui Aphex Twin ha firmato alcuni vinili agli inizi degli anni ’90 (tra cui “Bradley’s robot).;

lo spettrogramma che appare agli uomini colpiti dalle frequenze dei ribelli è l’immagine che Aphex Twin ha nascosto in un suo vinile, Windowlicker (1999) utilizzando il programma musicale MetaSynth che può generare musica partendo da immagini, programma usato tra l'altro anche in Matrix, negli stessi anni.



A parte altri inside jokes e rimandi per appassionati musicali, importante è anche il rimando alla frequenza di 432Hz, iuna delle armi dei ribelli per sconfiggere la tecnodittatura digitale, ha un suo fondamento reale molto amato dalle controculture variamente esoteriche: il 432Hz nascerebbe infatti da una naturale risonanza con le frequenze alla base del nostro organismo e dell’universo, e la musica regolata su 432 Hz si propagherebbe nel corpo e nella natura, donando energia e senso di pace, oltre a dare al suono un carattere più chiaro e caldo. Insomma, una riedizione aggiornata del mito della musica delle sfere, che era molto caro a Giordano Bruno e a tutto il neoplatonismo.




Concludendo, Kimera Mendax si conferma un fumetto di piacevole lettura anche a un "primo livello" della narrazione, come "cyber d'azione" immediato e visivamente godibilissimo, specie per gli appassionati del genere; ma presenta un livello più complesso per il lettore che voglia dedicargli qualche più accurata rilettura. In attesa, naturalmente, del secondo capitolo, che darà la sua definitiva chiusura organica all'opera.




Kimera Mendax

Creato da Enrico Carnevale, Mattia De Iulis, Giulia D’Ottavi, Stefano Garau e Gianluca Pernafelli

Progetto Grafico Enrico Carnevale,  Manfredi Toraldo

Testi Gianluca Pernafelli

Disegni capitoli 1 e 2 Mattia De Iulis

Disegni capitoli 3 e 4 Giulia D’Ottavi

Colori capitoli 1 e 2 Mattia De Iulis

Colori capitoli 3 e 4 Francesco Segala

Frontespizi capitoli 1 e 2 Stefano Garau

Frontespizi capitoli 3 e 4 Enrico Carnevale

Copertina Elena Casagrande

Lettering Manfredi Toraldo, Oscar Fulvio Camporeale