Mattotti, Kramsky - Ghirlanda



LORENZO BARBERIS

Avevo scritto questo pezzo da poco, dopo aver letto quest'opera presso la biblioteca della mia città, da sempre abbastanza attenta al fumetto. Ora Ghirlanda ha vinto il Gran Guinigi, il premio di Lucca, come il miglior romanzo grafico (vedi qui), e mi sembra quindi il momento ideale per pubblicare il pezzo.

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"Ghirlanda" è il nuovo fumetto realizzato da Lorenzo Mattotti con Jerry Kramsky. I disegni sono di Mattotti, qui in un rigoroso bianco e nero prevalentemente in linea chiara, mentre Kramsky - pseudonimo dell'italiano Fabrizio Ostani - realizza i testi (la sceneggiatura è co-autoriale) come già in molti lavori passati.

Il volume si presenta come un tomo corposo, di 392 pagine, anche se ovviamente c'è una netta prevalenza del disegno sul testo. L'impostazione delle tavole è su una ariosa struttura a due strisce, tutto sommato tradizionale, con poche variazioni: ciascuna delle due strisce può essere divisa in due vignette oppure fusa in una sola immagine, generando tavole di quattro, tre o due riquadri (più raramente, vi è una sola splash page).

La Ghirlanda del titolo non è un addobbo floreale, ma la Ghir-Landa, la terra dei Ghir, esseri che potrebbero volendo richiamare dei ghiri antropomorfi. Il protagonista Ippolite - discendente dalla stirpe degli sciamani dei Ghir - deve fare un lungo viaggio alla ricerca della sua amata Cocciniglia e la figlia che da lei ha avuto, Albina.



Ritrovate madre e figlia dopo una prima tranche di peregrinazioni, l'affronto che ha fatto violando la montagna sacra lo costringono a un nuovo esilio e nuove avventure, alla ricerca del cuore del monte violato. Si susseguono così varie vicissitudini, che ricordano un po' le fiabe, un po' i romanzi cavallereschi col loro alternarsi di vicende di un chevalier errant che vaga "alla ventura", un po' i romanzi iniziatici ed allegorici interconnessi ai primi due, come il Roman de la Rose o il Roman de Renard. Non manca l'intrico meta-letterario quando il vecchio saggio trova la storia di Ghirlanda in un liber mutus che presenta le stesse tavole che avevamo visto poc'anzi, un ricorsivo "libro nel libro" che però non modifica il prosieguo della narrazione.

La figura più inquietante è il re cannibale che intrappola il Ghir poco prima dell'accelerata finale.
L'esile trama è comunque, se non proprio un pretesto, il mezzo per dispiegare la potenza visuale del Segno, in un intrecciarsi e dissolversi di linee dall'ipnotica potenza, fino al finale che chiude circolarmente la vicenda con l'avvenuta riconciliazione naturale, particolarmente ricco di misticismo.



E forse, come un libro alchemico o come le disavventure di Lucio nell'Asino d'Oro, a ogni vicenda potrebbe farsi corrispondere un significato iniziatico preciso, oppure forse l'unico senso ermetico è quello del lasciarsi trascinare dalla situazione (come dichiarato dagli autori in varie interviste) che è del resto un buon modo per farsi interpreti del nume degli archetipi junghiani.

In ogni caso, un lavoro di grande potenza visuale, un piacere per gli occhi e per la mente.