Un eroe una battaglia: La pioggia di Alesia








LORENZO BARBERIS



"Un eroe, una battaglia" è la nuova serie di Editoriale Cosmo - ideata da Giorgio A. Gualtieri - che intende rilanciare i fasti del fumetto bellico, un filone prima assente nell'offerta. Il primo numero, complice anche l'anniversario secolare, è stato dedicato a "Le nebbie di Caporetto" (vedi qui, anche per una introduzione alla collana in generale); per il secondo numero si è passati alla storia antica, affrontando una delle battaglie chiave della storia romana: la presa di Alesia da parte di Giulio Cesare. I testi sono di Giovanni Masi e i disegni di Valerio Nizi; la potente copertina pittorica è di Elia Bonetti. Il lettering è di Maria Letizia Mirabella.





Se con Caporetto c'era l'attenzione alla narrazione drammatica di una storia tragica, vicina a noi, in questa Alesia, complice la maggiore distanza storica, si coglie il gusto dell'epica storica, seguendo del resto lo stesso Giulio Cesare, che è stato il primo cantore delle sue stesse gesta nel De Bello Gallico e nel De Bello Civili, con uno stile asciutto ma retoricamente sapiente che gli autori sembrano cercare di riprendere a fumetto. La grandiosità dello scontro è introdotta dalla potente splash page smarginata che ci introduce, a volo d'aquila, sull'accampamento romano. Si nota anche il ricco uso di didascalie, che sarà una caratteristica dell'albo, per conciliare spettacolarità e rigore storico.







Il montaggio, come portato in modo quasi inevitabile dal formato pocket, ricorre principalmente alla scansione della tavola in due vignette, ricorrendo più raramente ad altre soluzioni grafiche (a parte le occasionali splash page), comunque non del tutto assenti. Una scelta classica, un montaggio minimo ed essenziale che nelle mani di due professionisti come Masi e Nizi diviene immediatamente efficace.






Dopo la prima splash page a volo d'uccello, l'espediente della vista dall'alto torna più volte a sottolineare la grandiosità dello scontro, dove un manipolo limitato di uomini cambia per sempre le sorti di Roma, dell'Europa futura e del mondo (come chiarito dall'emblematico finale). La limitatezza delle forze romane sulle soverchianti ma caotiche forze barbariche dei celti viene magnificata da questa visione d'insieme.





Viene in mente, per certi versi - ma l'espediente è ben più antico, e gli autori lo riprendono con ogni probabilità dalle fonti fumettistiche - l'efficacia della sigla iniziale di Games of Thrones, che ci dà la certezza di trovarci di fronte a una complessa partita a scacchi tra forze in questo caso medioeval-fantasy: senza di essa, forse, l'impressione sarebbe diversa. 





Il lettering di Maria Letizia Mirabella si conferma, come al solito, preciso ed efficace; gli effetti onomatopeici (del disegnatore Nizi) sono poi particolarmente puntuali nello scandire le fasi della battaglia evocando quella potenza di suono che al fumetto, inevitabilmente, manca in forma propria, e che è parte fondamentale della drammaticità del cinema di guerra (si veda ad esempio, tra pagina 20 e 22, il suono d'allarme che annuncia l'arrivo del nemico). Un elemento che ritornerà in altri punti della narrazione a segnare la suspense che precede l'avvio di un nuovo scontro, punteggiando con efficacia il procedere della battaglia. Ma in generale, l'effettistica sonora è protagonista nelle fasi di battaglia, amplificando l'impatto visuale dei disegni.




Il racconto di guerra viene poi declinato alternando il quadro generale e alcune figure di persone comuni coinvolte nel conflitto, che danno il necessario contatto emotivo al lettore ("un eroe, una battaglia", appunto). Ad Alesia, il focus è in particolare su due legionari romani perfettamente tratteggiati in un mix di ferrea disciplina, ribalda spacconeria, indolenza ed eroismo. Figure non strettamente comiche, ma non prive di quella nerissima ironia romanesca che traspare anche in un'altra recente serie della Cosmo come "I mostri di Roma" (e che, comunque, possiamo cogliere in controluce già dalla lettura della comicità classica latina, da Plauto in poi). 





L'efficacia dei personaggi risalta molto anche grazie all'abilità di Nizi di cogliere accuratamente, con un tratto sintetico, la giusta espressione sardonica della romanità beffarda contro la furia cieca dei barbari, ma anche, all'occorrenza, la tetragona fermezza delle legioni. Si staglia così ancor di più - sulle espressioni più "umane" dei sottoposti, dal soldato semplice all'ufficiale - la grandiosità statuaria di Cesare, le cui espressioni glaciali sono ben scolpite dai forti contrasti chiaroscurali che segnano tutto il fumetto.





Una volta impostati questi presupposti narrativi, la storia (e la Storia) procede implacabile, come le macchine da guerra predisposte dai romani, al tempo stesso assediati ed assedianti in un dualismo estremamente drammatico sotto il profilo narrativo. Fino all'inevitabile conclusione, Vercingetorige che si piega a Cesare. Una scena ripresa, tra l'altro, da un grande classico dell'art pompier, che è anche la prima vignetta di un noto fumetto d'Oltralpe. Nonostante lo neghino, insomma, è evidente che i Galli, Alesia, non l'hanno affatto dimenticata.














Vercingetorige getta le armi ai piedi di Cesare (Lionel-Noël Royer, 1899)