Dylan Dog 379 - Il tango delle anime perse - Recensione







LORENZO BARBERIS



Il numero 379 di Dylan Dog, in edicola dal 29 marzo 2018, contiene la seconda storia di Gigi Simeoni in una "doppietta" col precedente n. 378. Questa volta Simeoni è affiancato da un altro disegnatore storico della testata, Bruno Brindisi.







Il segno di Brindisi è caratterizzato in quest'albo dall'uso di una mezzatinta, che costituisce una relativa novità per l'autore. Dopo il set-up dell'ossessione per il tango del cliente del mese, p.8 (vedi qui sopra) introduce il titolo e un siparietto "moderno" su Dylan alle prese con un laptop.



La storia prosegue poi sui classici binari: rifiuto-accettazione del caso, dubbi sulla sovrannaturalità, e poi il ricorso a un personaggio storico che in quest'album è particolarmente al centro (come spesso ultimamente, ad esempio nell'ultimo Color Fest): la medium Maria Trelkowski.







La declinazione che ne dà Simeoni in quest'albo è più volta verso la rilettura quasi umoristica (senza negarne comunque i grandi poteri).



Interessante anche l'inserto di p.24-32, che si dedica a un caso parallelo, una "storia nella storia", prima di ritornare - a un terzo dell'albo, p.33 - sulla trama principale che procede, nuovamente, in modo molto classico - sedute spiritiche, rilevazione di un problema inconsueto... - fino alla metà dell'albo.



P.50 coincide con una svolta sovrannaturale dal sapore quasi pirandelliano, segnata da una bella quadrupla che stacca rispetto al montaggio finora adottato, la classica griglia bonelliana (a parte il parallelo con la precedente quadrupla di p.38, funzionale a questa rivelazione di metà albo).



La storia procede con una iterazione che indica il blocco intervenuto nella situazione sovrannaturale in corso. Dylan indaga (anche in questo, la storia segna un ritorno al classico, con un Dylan più vicino a un investigatore tradizionale, sia pure sovrannaturale) e quindi è nuovamente coinvolto dalla Trelkowski in una "discesa agli inferi" parallela a quella compiuta nel Color Fest.



Molto efficace la quadrupla di p.64, che ci introduce in uno dei tanti inferi dylaniati. Numerose quadruple evidenziano i momenti cruciali di questa efficace "scena finale" (p.69, p.78) fino allo scontro decisivo che, altra curiosità dell'albo, stabilisce un parallelo con la storia precedente (p.83), sceneggiata dallo stesso Simeoni. 



La storia procede poi verso il logico finale, ben orchestrato. Insomma, una storia nuovamente classica, come la precedente, ma di nuovo una lettura piacevole, da intervallare a storie più "sperimentali" e comunque non priva di piccole, sottili innovazioni, che abbiamo segnalato. Nell'attesa del "ciclo della meteora" che costituirà il primo esperimento di una lunga e serrata continuity sulle pagine dylaniane.